SANTENA – 2 novembre 2008 – La città ha celebrato il 4 novembre. La manifestazione in onore dei caduti di tutte le guerre e in difesa della pace è iniziata con l’alzabandiera nel cortile delle scuole elementari dedicate a Camillo Benso di Cavour, alla presenza di autorità civili e militari, un buon numero di associazioni e sotto le note della filarmonica cittadina. Il corteo si è quindi spostato davanti alla lapide dedicata ai caduti, posta sulla facciata del palazzo municipale.
Il parroco don Nino Olivero ha impartito la benedizione rivolgendosi ai presenti con queste parole: “Ricordando oggi i caduti vogliamo pregare il Signore perché faccia scendere su tutti noi la sua benedizione affinché possiamo essere ogni giorno, nella nostra comunità, nelle nostre famiglie portatori e costruttori di pace”. Il parroco ha guidato la recita della preghiera del Padre nostro, seguita dalla benedizione. Il microfono è quindi passato al sindaco ha tenuto un breve discorso.
Di seguito quanto detto da Benny Nicotra.
Buongiorno a tutti. Ringrazio tutti voi presenti, in una giornata così particolare. Una giornata che ricorderà a tanti di noi, amici e persone care e familiari che non ci sono più. Mentre mi accingevo al saluto ai caduti leggevo sulla lapide tanti nomi. Persone che io non ho conosciuto, ma credo siano tanti vostri parenti, hanno come cognome Gaude, Migliore, Tosco… Tutte persone che io ovviamente conosco solo per cognome ma non ho conosciuto. Noi siamo qui oggi a commemorare i caduti di tutte le guerre.
Ringrazio le associazioni e tutti i presenti, la banda musicale, gli alpini. Tra l’altro volevo darvi l’avviso che domani, lunedì 3 novembre, alle 19, davanti alla lapide dei caduti, ci sarà la deposizione di una candela, che rimarrà accesa sino che non si spegnerà, così come si sono spenti i nostri cari. Anche la candela servirà a ricordare i novanta anni dalla fine di questa atroce guerra. Ringrazio anche per la presenza dei miei assessori e consiglieri di maggioranza e di minoranza e poi le varie associazioni, la Cri, nonché i vigili del fuoco, i carabinieri e il nostro padre spirituale don Nino
Oggi siamo a commemorare due date importanti. I caduti della prima guerra mondiale. A ricordo della data del 4 novembre 1921 in cui fu sepolto a Roma, nel Vittoriano, il Milite Ignoto, in omaggio a tutti coloro che persero la vita nelle trincee del fronte come in tutta la guerra.
L’11 novembre del 1918 la Germania firmò l’armistizio; la grande guerra fu una grande tragedia, uno dei più grandi massacri di tutto il Novecento. Si calcola che le vittime del conflitto, dirette e indirette, siano state complessivamente oltre 15 milioni di caduti. E sappiamo tutti che il secolo appena trascorso si distinse nella storia – già di per sé cruenta dell’umanità – per il numero e l’entità dei bagni di sangue. Non sono quelli generati nelle innumerevoli guerre, ma anche nelle pulizie etniche. E in quelli più recenti dei Balcani e del Centro-Africa e in quelle del Tibet e dei Curdi. Tuttavia, la tragedia del 1915-1918, pur nella gravità dell’enorme tributo di vite umane, ha avuto anche un ruolo positivo nella storia del nostro Paese. È stata l’occasione per completare e diffondere lo spirito del Risorgimento, determinando una situazione unica e irripetibile per portare ad unificare in massa il popolo italiano. Le immani guerre creano infatti una nuova generazione di cittadini; quella degli uomini in età di leva dell’epoca, che si sentirono coinvolti nell’intimo e in modo indimenticabile, proprio per il fatto di avere vissuto una esperienza, quella del fronte che, per la sua tragicità, è capace di segnare in modo indelebile l’animo, affratellando le persone in modo profondo sul piano umano. E’ proprio nel dolore e nella disperazione che si creano i sentimenti di amicizia più forti e duraturi.
Il Risorgimento era stata un’esperienza più limitata che coinvolse solo una parte più limitata di tutto popolo. La grande guerra invece fece incontrare sotto le armi gli italiani di tutte le Regioni, dando un contributo fondamentale alla creazione di un sentimento di orgoglio nazionale, tanto più sentito per il fatto di avere ottenuto la vittoria su un avversario molto temibile, più forte e meglio armato come l’impero Austro-Ungarico.
La festa di oggi ha anche il compito di rendere omaggio alle forze armate italiane che in quegli anni si coprirono di gloria e nell’Italia di oggi continuano la missione con un ruolo del tutto diverso, ma ugualmente prestigioso, distinguendosi in tutto il mondo per il rilevante ruolo di operatori di pace, capaci e intelligenti, nelle zone più calde del Pianeta. Si tratta di attività di grande importanza umanitaria, che fa onore al nostro paese e della quale tutti dobbiamo esserne fieri. A questo proposito, credo che la commemorazione di oggi sia giusta per ricordare, in particolare modo, i caduti di Nassyria: poco meno di cinque anni fa, il 12 novembre del 2003, un camion pieno di esplosivo uccise 19 militari italiani, appartenenti a vari reggimenti, che erano là in missione di pace. Gli italiani in Iraq, fino a che ci sono stati, hanno svolto una funzione preziosa di aiuto e di assistenza nella ricostruzione. Tengo a dire con occasione che, in quel Paese, in questi anni non ci sono stati soltanto attentati; dal tempo di Saddam sono stati fatti molti passi in avanti, a partire dalle elezioni regolari e dalla conquista della democrazia. E, nella prima fase, il ruolo della missione italiana è stato riconosciuto come prezioso da tutti. E’ doveroso sottolineare questi aspetti positivi visto che i mezzi di informazione di questo Paese mediorientale hanno solo dato immagini di distruzione e di guerra civile.
Credo che sia giusto che la città di Santena dedichi una via o una piazza a queste persone, a questi amici, che non ci sono più e che hanno dato la loro vita per portare la pace.
(ndr: dai presenti partono applausi, iniziati dai consiglieri Migliore e Mastrogiovanni)
Oggi, dopo 90 anni, possiamo constatare che le controversie, almeno in Europa non si risolvono più con le cannonate; si tratta di una condizione straordinariamente felice che all’epoca era imprevedibile e forse persino inconcepibile che, oggi, noi non riusciamo sempre ad apprezzare fino in fondo considerandolo ormai un dato scontato. E’ questa una grande fortuna che ci hanno lasciato i nostri padri e i nostri nonni che, ammaestrati dalle tragedie che avevano vissuto, si sono battuti per creare le istituzioni democratiche e sovranazionali che ci hanno consegnato un mondo migliore e più civile.
Cerco di concludere. Oggi le battaglie, nel nostro Continente, non sono più collettive o militari, ma sono individuali e riguardano: la possibilità di avere un lavoro; di possedere una casa; di sconfiggere mali gravi e nuovi che infestano la nostra società. Spesso si tratta di mali che erano quasi sconosciuti ai tempi dei nostri nonni, come la droga e la criminalità.
In conclusione, venendo a noi, per Santena l’evento della guerra mondiale fu particolarmente significativo per l’alto costo in termini di vite patito dalla popolazione: un costo molto elevato visto il ridotto numero di abitanti di allora. Tutti i nomi dei caduti li leggiamo su questa lapide, che sta di fronte a noi. Il tributo di sangue fu alto perché molti santenesi fecero il loro dovere dimostrando coraggio e soprattutto patriottismo. Rendiamo onore alla loro memoria. A questi nostri concittadini de passato va il nostro ringraziamento e il nostro ricordo più commosso. Viva l’Italia. Grazie.