SANTENA – 21 novembre 2008 – Il sindaco Benny Nicotra, lunedì mattina, 17 novembre, ha convocato sindaci e parroci della zona per discutere sugli interventi che gli enti locali possono attuare rispetto alla perdita di occupazione. Gli invitati erano tanti ma all’appello hanno risposto gli amministratori di Villastellone, Chieri, Moncalieri, Riva presso Chieri, Trofarello e Cellarengo, i parroci e gli esponenti della Caritas di Santena e Trofarello.
Di seguito l’intervento del sindaco di Santena Benedetto Nicotra che ha parlato per poco meno di trenta minuti. E’ un discorso lunghetto e si tratta di un genere letterario non dei più piacevoli; si tratta della storia dell’Ages per come l’ha in testa il primo cittadino.
Ringrazio tutti per essere intervenuti. Se vi dovessi dire quanti sindaci o assessori al lavoro ho convocato… Dal numero che vedo, credo che non vi sia una buona sensibilizzazione a quanto ho scritto. Ovviamente, ringrazio i presenti per quanto loro hanno avuto la fermezza di aderire a questo incontro fatto presso il comune di Santena in quanto l’azienda di cui andremo a parlare è ubicata presso Santena e raccoglie la bellezza di 357 dipendenti. Questi 357 dipendenti purtroppo, tra virgolette, non sono soltanto di Santena ma sono di diversi Comuni, ai quali ho scritto, a tutti. Albugnano ha un dipendente Ages; Almese 1, Asti ne ha 9, sempre in questa città c’è un’altra azienda del gruppo, di stampaggio materie plastiche, con 120 dipendenti; 4 di Beinasco; 1 di Bra; 1 di Brandizzo; 1 di Bricherasio; 1 Bruino; 14 Cambiano; Cantarana 1; Carignano 2; Carmagnola 18; Casalgrasso 1; Castagnole Monferrato 1; Castagnole Piemonte 1; Castelnuovo Don Bosco 1; Castiglione 1; Cellarengo 2; Chieri 22; Collegno 2; Felizzano 1; Grugliasco 7; Isolabella 2; La Loggia 1; Lanzo Torinese 1; Livorno Ferraris 1; Marentino 1; Monale 1; Moncalieri 16; Montafia 2; Nichelino 5; None 3; Orbassano 4; Pancalieri 1; Pavarolo 1; Pecetto 1; Pianezza 1; Pino Torinese 1; Piossasco 1; Poirino 16; Racconigi 2; Riva presso Chieri 2; Rivalta 2; Rivoli 4; San Damiano d’Asti 1; San Mauro 1; San Paolo Solbrito 1; Santena 63; Santo Stefano Roero 1; Settimo Torinese 1; Sommariva del Bosco 1; Tigliole 1; Torino 78; Trana 1; Trofarello 7; Valfenera 1; Venaria 1; Villafranca d’Asti1; Villanova Canavese 1; Villanova d’Asti 5; Villastellone 29; Vinovo1. Naturalmente i sindaci sono pregati di farsi dare l’elenco dei nominativi del propro comune presso l’ufficio del personale dell’azienda Ages. Io ho quelli di Santena. Sapete anche il discorso della privacy; per le persone che lavorano presso le aziende ci vanno delle richieste in forma ufficiale.
Io nei mesi scorsi avevo già chiesto, in luglio di incontrare il sindaco di Asti, per la situazione dello stabilimento che è collocato in quel Comune. Mi sono poi incontrato con l’assessore al lavoro e industria della provincia di Asti, se non vado errato l’ho incontrato il 2 di ottobre 2008. Lui mi aveva detto che ad Asti non aveva avuto alcuna segnalazione riguardante una situazione di crisi.
Noi all’incontro avuto in Regione, abbiamo saputo che l’azienda di Asti ha sempre mantenuto negli anni un fatturato che si aggira sui 22 milioni di euro. E questo dal 2004, da quando il dottor Di Sora ha rilevato l’Ages. In Regione, davanti all’assessore al Lavoro, il 30 di ottobre, ha detto che il fatturato di Asti non ha avuto delle cadute. Questo perché la Fiat, voglia o non voglia, prende i fari e fanali presso di loro, in quanto loro sono proprietari di brevetti, ed essendo proprietari su alcuni prodotti hanno il monopolio.
Invece per quanto riguardava l’azienda di Santena il fatturato nel 2004 era intorno ai 45 milioni di euro, nel 2005 è crollato a 20 milioni, nel 2008 si è arrivati ad appena 13 milioni di euro. Per cui per lo stabilimento di Santena, si può notare una discesa verticale, sotto il profilo del fatturato. Ecco allora il problema del reperimento di nuovi ordini, del reperimento nuovi clienti. Quando si ha una crisi aziendale e c’è un monopolio nei riguardi di un unico committente che poi è Fiat, e io dico che non è soltanto per l’Ages ma questo committente è per tutte le aziende che ci sono nell’interland piemontese, e io direi in Italia. Perché noi, io l’ho sempre detto, noi viviamo in un Paese di grande monocultura, che se Fiat non lavora, non lavora – perdonatemi, neanche il nostro fornaio, perché invece di prendere sei etti e lasciare qualche pagnotta che può servire come mollica o pan grattato non si lascia più quello e si riduce anche il quantitativo di acquisto. E vi sto parlando del primo bene necessario in una famiglia. Volevo anche segnalarlo, dato che viene tutto registrato, che io ho avuto già la richiesta da parte del sindacato ad un incontro riguardante la situazione dell’Ages sia per quanto riguarda il lavoro sia i rapporti con la Fiat, con il loro committente. Avevo anche detto al sindacato che, essendo stato in Parlamento nella Commissione ferrovie, commissione trasporti e telecomunicazione, nonché alla Bicamerale delle Regioni, e di conseguenza avendo la responsabilità delle ferrovie, avevo cercato di portare un aiuto all’Ages, facendola certificare e ponendola come fornitore di Rfi, in modo che pezzi in metallo e gomma dell’Ages si potessero mettere all’interno delle stazioni. Perché si stavano costruendo nuove stazioni, vedasi Porta Susa e altre e, di conseguenza, per il sistema audiometrico, si aveva bisogno delle piastre gomma metallo sotto i binari, per evitare che quando i treno arriva in stazione non provochi quel rumore terrificante per chi è vicino alla rotaie. Bene, nel giro di sei mesi l’azienda Ages è stata certificata e qualificata come fornitori di Rfi. E poi stava alla direzione commerciale poter seguire l’andamento e vedere di riuscire ad entrare nei capitolati di ordine da parte di un committente così diversificato rispetto a Fiat. Ma all’Ages, credo che aspettassero gli ordini nelle buste; invece le ferrovie sono un ente pubblico e gli appalti sono su internet. Se tu sei un fornitore puoi accedere agli appalti con i terminali. Questa cosa l’ho già detta domenica in assemblea, al megafono, tra fischi e vari insulti. Ma se mi devo anche sostituire al commerciale dell’Ages – e non è una battuta, ma è proprio la realtà dei fatti… Perché dico sempre che le illazioni e i pettegolezzi sono il rifugio del fallito. E’ più facile spettegolare sulle persone per creare discriminazione che costruire. La sostanza è che il fornitore Trenitalia è andato a farsi benedire perché ovviamente si è persa l’opportunità di poter fornire questo grande ente e diversificare così produzione e clienti. L’Ages è una struttura che stampa gomma metallo: gli antivibranti dei motori, gli antivibranti di settori motoristici, anche nautici. Tutti questi settori possono portare risultati. Le presse possono lavorare sia per Fiat sia per altri committenti.
Successivamente ho fatto incontrare i dirigenti anche con l’azienda nautica Azimut, visto che l’ex amministratore delegato della Fiat Iveco, Boschetti Giancarlo era andato a finire lì. E io, conoscendo alcuni personaggi nel mondo automotive, vedo dove si trasferiscono, poi seguo l’amico. Ma anche in questo caso, credo che all’Ages ci sia un commerciale che abbia bisogno di spinte. Poi, non so se anche il dottor Di Sora fa l’amministratore, il commerciale, gli acquisti, il personale, il sindacalista. Non capisco più quante vesti ha e se il suo funzionigramma rispetti l’organigramma o faccia tutto lui. Perché, negli anni, io parlavo con la proprietà e non potevo parlare con il personale. Non mi compete, soprattutto.
Il 12 novembre 2007 ho incontrato il sindacato che mi ha chiesto la situazione di Ages. L’incontro l’abbiamo avuto. Io ho spiegato che la situazione critica dell’Ages, la sua decozione, era partita ne gli anni indietro, quando era ancora Continental. E su questo non possiamo nasconderci, perché altrimenti saremo ciechi. Io sono sindaco della città di Santena dal 1994, lasciando uno step per il terzo mandato, perché ero in Parlamento, ma io ricordo che quando andavo a visitare l’Ages, che era Continental, vi assicuro che era in fase di decozione. E chi ha lavorato all’interno lo potrà dire, la Fia non investiva, non si investiva in tecnologie. Tutta questa situazione l’ha rilevata il dr Di Sora nel 2004; non so se conosceva bene la situazione di Ages. Non mi interessa perché non era una persona che abbia interloquito con me quando ha deciso di acquistare l’Ages. Io queste cose le ho trasferite ai sindacati.
Ma ai sindacati ho trasferito anche una cosa che mi ero accorto. Quando si è in parlamento si ha più la capacità di entrare nelle carte ministeriali. L’Ages, ancora Continental, aveva avuto dei finanziamenti a tasso agevolato e a fondo perduto per acquisti di macchinari ad altissima tecnologia per costruire i tubi freno. L’azienda rilevata da Di Sora ha continuato a pagare le semestralità nei riguardi del ministero ma questa tecnologia all’interno dell’Ages non c’era. Adesso c’è un contenzioso con la Continental, si procede per vie legale; comunque questa, signori miei, si chiama truffa, portata dalla Continental all’Ages.
Queste sono cose che riguardano la proprietà, ma noi amministratori dobbiamo sapere l’excursus di questa situazione dell’Ages, di come si è arrivati anche ad una situazione di decozione. Di come si è giunti ad una situazione di precarietà lavorativa. Non nascondiamoci, è una situazione che fa affrontata a 360 gradi perché negli ultimi tempi sono entrate in crisi anche aziende che mai più potevamo pensare che fossero nell’occhio del ciclone riguardante la crisi lavorativa. Guarda Pininfarina, guarda il gruppo Alenia, la Bertone che ormai sta per chiudere i battenti. E guardiamo la situazione dell’Ages, che ha situazione delicata ormai da tre anni a questa parte.
Anche se va detto che io all’Ages ho visto un investimento che non avevo mai visto da altre parti. Poi magari, come dicono i lavoratori, hanno solo dato una mano di vernice ai macchinari per farli sembrare perfetti. Certo che se è solo vernice i macchinari poi non funzionano. E io dico sempre che una pressa, visto che vengo da quel settore, può stampare per Fiat, può stampare per chi costruisce case, per chi costruisce barche o moto. La pressa è una macchina versatile, sia quella meccanica sia quella idraulica. La pressa stampa lamiera, materie plastiche o gomma, dipende dall’attrezzatura che gli vai ficcare sotto, la cosiddetta matrice e il punzone. Ecco perché vi parlo in termini tecnici: una macchina può fare qualsiasi particolare. L’importante è che abbia il lavoro e ci sia la qualità del prodotto che si sforna.
Abbiamo avuto l’incontro il 16 di novembre dello scorso anno. Il sindacato aveva chiesto di poter incontrare la proprietà, cosa che non riusciva a fare nello stabilimento. Cosa che trovo strana perché Di Sora tutti i giorni era lì, io l’ho sempre visto all’interno dell’azienda, sabato e domenica compresi. Nel 2004 Di Sora mi aveva fatto notare che l’Ages aveva oltre un milione e 970mila euro di magazzino da buttare, da rottamare, prodotto finito: erano produzioni mai consegnate e non più in uso. Lui, in agosto, se ne era accorto quando si era messo con qualche magazziniere a far pulizia delle cose che non servivano più. Dietro a uno scantinato c’era tutto questo. Questi sono piccoli sfoghi di un titolare.
A fronte di una azienda, quella di Asti che gli dava un buon fatturato, degli utili, non indifferenti, a Santena c’è un’azienda che ha cagionato guai all’intero gruppo. Di Sora voleva vendere tutto, ma io lo convinsi a rimanere a Santena. Gli spiegai che era bene trasferire qui l’azienda di Grugliasco che aveva dei grossi problemi sia lavorativi che produttivi. Gli ho detto di trarre la sinergia da questo accorpamento. Invece di portare le presse a Frosinone o da altre parti, lo convinsi a portarle a Santena, dove c’erano spazi e ubicazione. Speravo che potessero arrivare nuovi ordini. Mi ricordo che portai anche il giovane Elkan della Fiat. Mi sono adoperato con le persone che conosco all’interno di grandi aziende; questo può essere un vantaggio e non uno svantaggio. Ma io non posso certo sostituirmi agli elementi all’interno dell’ufficio acquisti, nel controllo della qualità del prodotto, nelle varie fasi del processo produttivo e l’industrializzazione Sono tutte cose che esulano da noi amministratori, noi non siamo né i titolari né gli azionisti di questa azienda. Perché se dobbiamo gestirle noi le gestiamo anche, ma non è il nostro compito, non è il nostro ruolo.
Mesi fa, in Comune abbiamo incontrato il dr Di Sora che ha fornito una sua spiegazione. Abbiamo tutto agli atti; c’è una relazione, anche se sono state dette cose non condivise da tutti. L’esternazione della proprietà c’è stata, sia nella riunione con noi amministratori, alla presenza del segretario comunale e della signora Lucia Migliore che ha verbalizzato, sia nel successivo incontro con il lavoratori e sindacati.
E veniamo all’oggi, verso il 20 di ottobre scorso mi hanno detto che stavano per interrompere la fornitura di energia elettrica all’Ages. Mi sono subito mosso, anche se sono tutte cose che non andiamo a dire ai giornali e neanche facciamo i volantini da mandare nelle buche della posta delle case. Io mi sono adoperato perché il consorzio non staccasse la corrente, mi sono mosso quasi a livello di minacce, una cosa che non faccio mai. Ho detto, se chiudete la corrente lasciate ferma un azienda con di più di 360 dipendenti, per cui non potete. Sarebbe come chiudere l’acqua o il gas in una famiglia; significa che la faccio morire. La luce è per una fabbrica è un bene di prima necessità. Il consorzio mi ha garantito che a Santena non interrompeva la corrente e sinora non l’ha fatto. Ad Asti quando sono arrivati per staccare il collegamento gli operai si sono messi davanti e neanche lì la fornitura è stata interrotta. Per cui, questi sono dei passaggi che sono di grande attenzione e sotto un processo produttivo voi sapete che, se manca la corrente, si ferma tutto quanto.
L’azienda è in attesa del via libera per il terzo anno di cassa integrazione. Cosa che gli è stata non concessa: tutto il passaggio c’è stato, però nell’insieme questo passaggio si è arenato. Delle volte mi chiedo come si può arrivare alla fine di un anno di cassa, dove la proprietà anticipa, in base all’elemento previdenziale, il 70, l’80 per cento e nell’arco di un anno c’è una parte burocratica che non assolve al compito cui è preposto. Manca l’elemento dell’ufficio del Lavoro, manca il foglio del sindacato. E quando mi sono trovato davanti all’assessore regionale al Lavoro, la prima cosa che gli ho detto, malauguratamente per lei, caro assessore – perché gli do del tu ma adesso gli do del lei – se non c’è la firma dell’assessore al Lavoro il ministero non concede la cassa integrazione straordinaria. Perché nella cassa integrazione straordinaria, l’elemento fondamentale perché venga autorizzata, ci devono essere tre firme: unione di categoria che è l’unione industriale, che rappresenta la proprietà; il sindacato interno aziendale e il sindacato esterno dell’azienda, il sindacato, tra virgolette, politico; e la regione Piemonte. Questa ultima firma è un elemento indispensabile perché il ministero crei la procedura per la cassa integrazione. L’assessore mi ha ascoltato, ha detto noi ci siamo adoperati, ma mancava ancora un elemento dove l’ispettorato del lavoro lo richiedeva.Alla riunione in Regione, il 30 di ottobre era presente il responsabile dell’ufficio del personale dell’Ages, il quale ha assicurato che alla fine di luglio 2008 avevano adempiuto a tutto quello che era la forma burocratica, anche all’ultima chicca che mancava. Per cui io ho chiesto e ho sollecitato l’assessore al Lavoro nella riunione che vedeva la presenza di tutte le diverse categorie presenti nel gruppo Ages. Ci sono ben 19 sigle sindacali, perché l’Ages con gli assorbimenti ha presente la parte anche metalmeccanica, chimica e gomma. In tutto sono 19 sigle sindacali. Erano tutte presenti in Regione Piemonte, per cui, perdonatemi, si tratta di un bell’esercito, era un numero abbastanza cospicuo. Per cui questa cosa io l’ho segnalata. In quella sede ho detto: non facciamo fallire l’azienda. Il fallimento dell’azienda significa pericolosità di rimuneratività nei riguardi delle famiglie dei lavoratori. Oggi in cassa i lavoratori percepiscono il 70-l’80 per cento della busta paga intera, sono pochi soldi ma è comunque un qualcosa.In caso di fallimento molto probabilmente percepirebbero zero, zero di zero, nulla. La matematica non è un’opinione per cui, l’ho detto anche ai sindacati, in separata sede: sulla prospettiva del fallimento dell’azienda non mi trovate d’accordo. Se un’azienda fallisce, voi lo sapete bene, i lavoratori a distanza di anni aspettano ancora il Tfr. Per cui, visto che c’è un ammortizzatore sociale e c’è per tutte le aziende in crisi, cerchiamo di poter accedere anche al 4° anno di cassa integrazione straordinaria. E speriamo che nel nuovo anno di cassa integrazione si possa trovare un punto di incontro per risollevare l’azienda, magari anche con la proprietà Fiat. Ma la proprietà Fiat ha anche i suoi problemi – i giornali non lo scrivono e mi dispiace – perché Fiat è diverse settimane che fa ricorso alla cassa integrazione a zero ore. Questo non viene scritto da nessuna parte, ogni tanto c’è qualche riga sul Sole 24 Ore, che pochi leggiamo. Questo giornale queste cose le segnala. Ha segnalato che in provincia di Torino ci sono 390 aziende in cassa straordinaria e ci sono 200 aziende in stato fallimentare. Ma gli altri giornali, questo cose non le scrivono e questo fa pensare alla gente che tutto vada bene, che tutto è roseo. E invece no, oggi c’è una situazione di precarietà lavorativa, ci sono aziende in stato di insolvenza. C’è precarietà anche da parte del sistema bancario che non fornisce più affidamento per le aziende. Per cui c’è una situazione delicatissima.
Una situazione cui oggi, come amministratori, dobbiamo cercare di far fronte. Io vedo qui davanti diversi padri spirituali, diversi parroci, il buon Dio lui ci dice sempre se vuoi che ti aiuto, aiutati anche tu. Occorre che tutti ci aiutiamo. Come amministratori, nell’insieme, abbiamo un patto di stabilità che ci frena e condiziona. Chi ha avuto amministrazioni attente e in questi ultimi anni non ha speso vorticosamente oggi ha le mani legate e anche per gli anni a venire vede la capacità di spesa ancora più ridotta. Anche noi a Santena abbiamo una situazione di entrate ridotte, perché noi, sul nostro bilancio per il 2008, lo chiuderemo con altre quasi 550mila euro di entrate in meno rispetto al 2007. E io dico sempre che sui bilanci dei Comuni c’è la certezza della spesa e c’è l’incertezza delle entrate.
Vorrei dirvi anche che, non so se delle volte è per me un vantaggio essere stati in quella tavola dei bottoni e avere la conoscenza con i ministeri e con i ministri attuali. Io per l’Ages ho parlato con Scajola che mi ha fatto parlare con la dottoressa Gatta e con il dottor Castano, che è responsabile dell’ufficio vertenze per le aziende in crisi al ministero delle Attività produttive. Lui mi ha chiesto i numeri telefonici del sindacato per poter trovare un tavolo di concertazione e trovare un punto di incontro. Ovviamente il ministero lo fa per le grandi aziende, ma io ho chiesto un aiuto perché questo gruppo è una grande azienda. Oggi l’azienda Ages rappresenta un gruppo di oltre 1.400 persone, da quello che ho verificato si tratta di 700 diretti e 700 indiretti. Però io dico sempre che quando un’azienda va in crisi il moltiplicatore delle perdite di occupazione è da tre a quattro. L’azienda va in crisi e se chiude c’è da calcolare l’indotto; tante piccole aziende artigiane che lavorano per la media azienda. E questo l’ho fatto presente al ministero, nonché anche a Sacconi, il ministro del Lavoro, per quanto riguarda un aiuto di sollecitazione alla chiusura del terzo anno di cassa integrazione e una apertura del tavolo per il quarto anno di cassa integrazione.
Ripeto, ma il sindaco Nicotra non si può sostituire anche alla Regione Piemonte, perché se no qualcuno poi pensa che io voglio fare il Presidente della Regione. Perché quando c’è di mezzo la politica, mi rincresce dirlo, si guarda sempre l’aspetto politico e non si guarda l’aspetto dell’aiuto a coloro che hanno bisogno. E io dico sempre, quando si è sindaci, si è sindaci di tutti, non si è sindaci solo di una parte. E io sono sindaco di tutti e non ho mai voluto rappresentare la mia forza politica e ho sempre rappresentato l’amministrazione a cospetto del cittadino. Il comune è a servizio del cittadino, non è al contrario; la cosa è così nella mia città.
Oggi a voi sindaci chiedo un aiuto per quanto riguarda i vostri concittadini che lavorano in Ages come anche in altre aziende, perché voi sapete che quando si fornisce un aiuto a livello di amministrazione non si può trovare l’aiuto soltanto per l’Ages. Domenica scorsa, durante l’assemblea pubblica davanti ai cancelli, l’abbiamo detto io e l’amico Pollone, sindaco di Villastellone. L’abbiamo detto davanti ai cancelli, dove abbiamo detto che quando si aiuta, si aiuta tutti, non solo i lavoratori dell’Ages. Per cui noi dobbiamo fare qualcosa per aiutare tutte le famiglie indigenti che hanno problema di disoccupazione o di cassa. Occorre ragionare su come possiamo aiutarli, venendo incontro in quelle cose cui possiamo mettere mano. Preparare nei bilanci capitoli per loro; mettere a disposizione risorse per la mensa dei bambini. Ma qualcuno può anche dire –se le persone non lavorano possono tenersi a casa i bambini. Io dico che non se ne parla minimamente; i bambini devono andare a scuola. Se un bambino ha fatto il tempo pieno, deve continuare a frequentare perché se no nasce un altro problema. I bambini debbono studiare. Per cui questa non è inventiva di Nicotra ma credo che sia anche da parte vostra. Si può toccare, ridurre il costo della mensa, il servizio bus e tante altre cose. Non è che possiamo dare del denaro, noi non siamo una banca.
Oggi ho invitato anche i parroci di tutte le città che ho citato, le città sono state convocate sia una prima volta e una seconda e una terza. Perché quando mi sono visto l’elenco dei lavoratori io ho scritto anche a Frosinone, ho scritto anche agli altri Comune dove ci sono ubicate le azienda del gruppo: Asti, Caserta, Frosinone, Vibo Valentia, Peverola. Ho invitato queste amministrazioni e ho invitato tutti questi Comuni. Se questa azienda fallisce, falliscono anche le altre perché fanno parte di un unico gruppo.
In questi giorni mi è arrivata anche la richiesta di incontro da parte dei sindacati. Ovviamente poi ho chiamato Enrico de Paolo e gli ho chiesto come mi dovevo comportare, che qui arrivano altri sindacati che sono sempre la Cgil Cisl e Uil, nella persona di Mimmo la Cava, Giorgio Bizzarri e Flavio Lugheggiani. Mi hanno detto che questi sono i sindacati territoriali, mentre gli altri incontrati sinora sono il sindacato presente nelle aziende. Io cercherò anche di sensibilizzare loro rispetto a quello che scaturirà dal dibattito e quello che si dirà in questa sede.
Ora passo a voi la parola per portarmi un aiuto in base a quanto detto.
filippo.tesio@tin.it