Santena, l'omelia di don Corrado Ribero nella messa in onore di don Bosco

SANTENA – 1 febbraio 2009 – In occasione della festa in onore di san Giovanni Bosco, la messa delle 10, quella per i giovani, è stata celebrata da don Corrado Ribero che, in passato, ha collaborato con la parrocchia nel campo dell’animazione giovanile. Di seguito si riportano le due lettere presentate durante l’omelia.

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Don Corrado ha costruito l’omelia con due lettere. La prima è una sua missiva inviata direttamente a don Bosco; la seconda è la risposta che ha fornito il santo piemontese. Le proponiamo perché contengono utili elementi di riflessione sul pianeta giovani.

La mia lettera a don Bosco
Carissimo Don Bosco,
abbiamo ancora bisogno di te, oggi più che mai. I giovani, i ragazzi, i bambini ci preoccupano molto.
Vedi quanti genitori, insegnanti, educatori, sacerdoti, con loro non sanno più che pesci pigliare, come comportarsi, che cosa dire, non sanno se permettere tutto e accontentarli in tutto oppure no; se far finta di non vedere e lasciar correre o intervenire con la forza e con i castighi; c’è chi li picchia e chi li coccola, chi li abbandona e chi dispera di loro.
1feb09-doncorradoriberoL’impressione un po’ generale è quella che non è più possibile oggi educarli, correggerli, viverci insieme, ottenere da essi qualcosa.
Certo non abbiamo la tua santità, l’efficacia della tua parola, la tua esperienza e il tuo realismo.
Scrivici tu una lettera, nel tuo stile, semplice e popolare, concreto e persuasivo.
Attendiamo risposta, sicuri di non andare delusi.

Ecco la risposta di don Giovanni Bosco
Carissimi in Gesù Cristo,
“carissimi vuol dire amabili e preziosi. Siete veramente un grande valore, tutti, anche quelli che sentono di non contare più nulla in questa società. Siete carissimi perché amati da Dio, onnipotente e buono; a caro prezzo siete stati comprati e salvati da Gesù crocifisso e risorto, e ora siete figli di Dio, eredi delle ricchezze del Signore. In voi c’è lo spirito di Dio che ci aiuta ad amarlo, ad amarci.
01feb09-dongiovannoboscoVicino o lontano penso sempre a voi. Uno solo è il mio desiderio: vedervi felici nel tempo e nell’eternità. Con questa lettera voglio parlarvi con la libertà di un padre, la confidenza di un amico, la franchezza di un fratello. Voi me lo permetterete, non è vero? Mi presterete attenzione per poi, insieme, praticare quello che sto per scrivervi.
Le cose che voglio scrivervi riguardano i problemi educativi, anche il papa parla spesso di “emergenza educativa”, sì è un’emergenza e va affrontata subito, ne va del futuro della nostra società. Sono sempre più convinto che la società sarà buona se diamo una buona educazione alla gioventù; ma se la lasciamo trascinare al male, la società degraderà sempre più.
Mi capita sovente di sentire che è la società a condizionarci, a plagiarci, a costringerci al male. E’ in parte vero, ma la nostra capacità di scegliere e la nostra volontà e coscienza potrebbero reagire a tante proposte malvagie, irragionevoli, ingiuste, se fossero bene educate. L’educazione è un allenamento a dire SI’ sempre al vero bene e NO al male.
Oggi che si ama tanto lo sport, che nutriamo così bene il nostro corpo e lo alleniamo per la salute e la bellezza, dovremmo impegnarci almeno alla pari, ad allenare lo spirito e le sue facoltà, a qualificarci nelle virtù cristiane, a controllare l’istinto egoistico e i suoi vizi capitali.
Mi rivolgo a voi, educatori, genitori, insegnanti, sacerdoti, ricordatevi che l’educazione è una cosa di cuore!
Amate i vostri figli, gli allievi, i fedeli: amateli più di voi stessi, amateli gratuitamente, alla maniera di Dio, regalate loro l’amore.  Certo, voi mi direte che li amate e anche troppo.
Credo allora sia importante capire veramente di quale amore dobbiamo amarli; perché c’è anche l’amore falso, sbagliato ed egoistico. Amiamoli come persone, perché sono tali: immagine di Dio vivo, capaci di intelligenza e volontà, di sentimenti e santità. A volte noi li amiamo perché ci obbediscono, perché siano nostri dipendenti o alleati, perché ci saranno utili in seguito; li amiamo quando ci amano oppure per farci perdonare i nostri egoismi e ingiustizie.
L’amore vero invece ce li fa amare anche quando non lo meriterebbero perché sono cattivi, non prendono bei voti, sbagliano, rispondono male, si ribellano.
Lo so che un amore così non è facile. Per questo vi ripeto che soltanto Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare. Dobbiamo invocarlo, ascoltarlo, farci da Lui aiutare.
Amiamoli, i nostri ragazzi, perché sono di Dio, da Lui amati e salvati come noi, figli suoi prediletti.
Avrei tanti consigli da darvi, uno in particolare mi sembra importante: responsabilizzate maggiormente i ragazzi e i giovani. Mi pare che nella vostra società cosiddetta del benessere, molto diversa da quando io nell’Ottocento percorrevo le strade di Torino, il fatto di stare bene, di avere tutto e abbastanza in fretta, il non avere tempo e pazienza di rispettare i tempi psicologici dei ragazzi, inducano i genitori e gli educatori a fare i prodighi ad oltranza nei loro confronti.
Non solo li accontentano in tutto, ma preoccupati che non manchi loro nulla, creano in tanti ragazzi bisogni inesistenti o dannosi e fanno tutto il possibile per evitare ad essi la fatica, il sacrificio, il lavoro. Gli si tira dietro ogni cosa, senza fare provare loro il gusto di conquistarla, di crearsela.
Mi pare sia molto più soddisfatto e felice il ragazzo che riesce a guadagnarsi la vita e a costruirsela, di quello che, al contrario, si trova tutto facile a portata di mano senza dover pensare, progettare, sudare, darsi di fare. Chi non impara a soddisfare da solo i propri bisogni esistenziali, naturalmente senza danneggiare o sfruttare gli altri, non sarà mai un uomo responsabile. Mentre lo diventa chi ha la giusta stima e rispetto di se stesso e per le proprie capacità, e attraverso l’esperienza quotidiana ha la sensazione di essere realmente utile anche agli altri.
Per rendere responsabili i ragazzi serve certamente abituarli a fronteggiare il duro della vita, gli stress, i fallimenti, evitando di risolvere loro, sempre,ogni tipo di problema, e di spianare tutti gli ostacoli, come invece, certi genitori troppo ansiosi e solleciti, credono sia giusto fare.
Vorrei parlarvi di un problema gravissimo che tocca molti giovani, oggi sempre più giovani: il problema delle varie droghe di cui molti fanno uso, e non sto qui ad elencarvele perché le conoscete bene.
Fate attenzione, in questo campo, carissimi genitori e educatori, avere gli occhi bene aperti non basta mai. Ma credo di non sbagliare nel dire che se i giovani cadono in questa piaga la colpa è in parte anche di voi adulti che non sapete amare abbastanza nella maniera giusta i ragazzi. Non capite le loro profonde e spirituali esigenze, né li fate sentire importanti e utili per se stessi e per gli altri. La droga può essere anche un modo di fuggire da chi non capisce i giovani, non li valorizza, e dalla responsabilità a cui non sono stati educati al tempo giusto; e può essere, anche, una forma di vendetta contro chi non li ha aiutati a diventare uomini veri, uomini per gli altri.
Infine vi dico ancora una cosa: aiutiamo i ragazzi ad essere onesti cittadini e buoni cristiani. Non è sufficiente preoccuparsi che diventino dei professionisti, se poi sono disonesti, bugiardi ed egoisti. Vi assicuro che tante cose cambieranno se li aiutiamo a diventare veri, giusti, forti, buoni.
Non vi pare che la società abbia oggi bisogno di cittadini più onesti: nel privato e nel pubblico, nel piccolo e nel grande, nel mondo del lavoro e in quello famigliare? Così dovremmo convincerci che la bontà basta da sola a dare dignità e valore alla nostra persona. E la bontà e giustizia che dobbiamo imitare sono quelle di Dio stesso.
Avrei ancora molte cose da dirvi, ma mi fermo qui assicurandovi che dal paradiso prego per voi e intercedo affinché il Signore vi protegga e vi assista nel compito che avete ricevuto. Educare i ragazzi e i giovani a diventare gli uomini che guideranno la società di domani.
Maria vi accompagni sempre in questo meraviglioso viaggio che è la vita, viaggio che vi condurrà qui dove sono io adesso. Vi voglio felici in vita e per l’eternità.
Vostro affezionatissimo Don Giovanni Bosco