SANTENA – 21 aprile 2009 – 200mila metri quadrati di terreno siti in regione Masseria sono stati venduti. Si tratta dell’area dove, più di 15 anni fa, stava per sorgere l’Hopital du Piemont. Oggi questi terreni sono stati acquistati dalla società torinese Abisan 2010 srl ad un prezzo di 4,5 milioni di euro. L’atto di compravendita è avvenuto il giorno 4 marzo 2009, a Torino, davanti al Notaio Giancarlo Grassi Reverdini. L’amministrazione comunale dice di non saperne nulla. Le opposizioni mettono le mani avanti: questo tentativo di cementificare il territorio va fermato.
Ai proprietari dei terreni – i signori A.S., F.S., G.L.S., A.G. e B.G. – per ora sono stati versati poco meno di 700mila euro, il resto – è scritto nell’atto – sarà pagato entro la fine del dicembre 2011. Nell’atto di compravendita è scritto che «Il prezzo, viene pattuito espressamente come fisso e immodificabile, anche per il caso di mutamento della destinazione urbanistica dei terreni».
La società Abisan 2010 srl – probabile acronimo di Abitare Santena o qualcosa di simile – è stata costituita il 4 febbraio scorso, ha sede in Torino, in corso Galileo Ferraris 80, ha un capitale sociale di 30mila euro e come oggetto sociale ha l’attività immobiliare.
Agli inizi degli anni Novanta il consiglio comunale cittadino aveva previsto – nell’area della Masseria, compresa tra la strada provinciale 122 e la borgata Tetti Agostini – la realizzazione di un nuovo e qualificato complesso ospedaliero privato. L’ipotesi è poi sfumata e la società francese è andata a costruire una struttura ospedaliera a Settimo Torinese.
Gianni Ghio, santenese che ha guidato la città al termine del secondo mandato di Benny Nicotra, spiega: «A fronte della possibilità di edificare un ospedale, in consiglio comunale è stato approvato il cambio di destinazione dell’intera area da agricola a ospedaliera. Sempre nella delibera era scritto che se saltava l’ipotesi della clinica francese quel terreno sarebbe ritornato a destinazione agricola. Negli anni successivi abbiamo ritenuto di confermare la vocazione ospedaliera dell’area perché ritenevamo che quella zona potesse essere utilizzata per costruire il nuovo ospedale dell’Asl di Chieri, Carmagnola e Moncalieri, perché questo terreno è localizzato in posizione baricentrica rispetto all’intera Asl. Anche questa ipotesi è però sfumata».
Il primo che ha segnalato l’esistenza di questa compravendita è Roberto Ansaldi, capogruppo in consiglio dell’Unione dei moderati – Udc: «Questa società che opera nell’immobiliare subito dopo aver acquisito i terreni ha contattato i proprietari dei terreni confinanti, lasciando intendere la volontà di costruire edilizia residenziale e mostrando addirittura una bozza di planivolumetrico».
Roberto Ansaldi aggiunge preoccupato: «Se le intenzioni della società torinese dovessero incontrare i favori dell’amministrazione comunale – e qualche consigliere di maggioranza conferma che l’ipotesi esiste – verrebbe fuori un agglomerato urbano di dimensioni impressionanti e ciò significherebbe stravolgere le logiche urbanistiche, dei servizi, della viabilità e chi più ne ha più ne metta. Oltre al non secondario aspetto che le cubature disponibili dei prossimi dieci anni finirebbe tutta alla Masseria, con tutti gli altri cittadini che non potrebbero edificare per i propri fabbisogni. Un conto è ricucire e completare il tessuto urbanistico esistente e urbanizzato, ben altro è lasciare costruire un mostro simile. Per noi questa è un’operazione semplicemente impensabile».
Sul numero di aprile de Le nostre Campane, notiziario di informazione dei gruppi consigliari Unione dei Moderati e Insieme per Santena, distribuito alla famiglie in questi giorni, lo stesso Roberto Ansaldi si lancia in alcune stime: «Per puro esercizio, se stimiamo che l’indice di edificabilità fosse 0,5 mc/mq, in tutto farebbero 115-120mila mc. Se un alloggio medio è di 70 mq (200 mc circa) sugli oltre 200mila mq della Masseria sarebbe possibile edificare 600 alloggi. Se inoltre calcoliamo una media di due persone per alloggio, la popolazione santenese potrebbe aumentare di botto di botto di circa 1.200-1.400 persone, con conseguenze facilmente immaginabili ».
Domenico Galizio, capogruppo in consiglio di Insieme per Santena, aggiunge: «Ipotizzare di edificare oltre la circonvallazione significa sfondare l’attuale barriera di costruzioni che oggi è delimitata proprio dalla strada provinciale 122. Noi pensiamo che questa operazione debba essere stoppata sul nascere. Santena ha una ridotta estensione territoriale e i terreni agricoli già oggi sono ridotti al lumicino. Come gruppo consigliare non riusciamo a intravedere nessun lato positivo da una simile ipotesi edificatoria e mi auguro che anche la maggioranza sappia porre argine a quello che si può definire un tentativo di fare scempio del territorio. Sfumata l’ipotesi dell’arrivo di un ospedale quell’area deve tornare a destinazione agricola».
Bruno Ferragatta, capogruppo in consiglio della terza lista di minoranza, l’Unione centrosinistra, afferma: «Sino a oggi siamo di fronte ad un atto di compravendita tra privati e più di tanto non possiamo fare processi alle intenzioni. E’ comunque chiaro che un eventuale cambio di destinazione dovrà passare in consiglio. Da parte nostra non siamo disposti ad accettare una variazione di destinazione d’uso che potrebbe costituire una speculazione edilizia privata. Una soluzione c’è: quell’area – quanto prima – deve tornare agricola».
Interpellati, alcuni assessori – Borgarello, Falcocchio e Trimboli – spiegano che non si è mai discusso di questo problema in sede di Giunta o in riunioni di maggioranza. Anche il sindaco Benny Nicotra nega: «Noi ancora non sappiamo proprio nulla di questo atto. Nessuno ci ha interpellato e nessuno ci ha chiesto alcunché rispetto a questo progetto». Qualche consigliere di maggioranza mette però le mani avanti: «E’ vero, di questo non abbiamo ancora discusso ma il progetto, per quel poco che si conosce, va completamente rigettato».
filippo.tesio@tin.it
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