Santena, la Laria a rischio chiusura, lunedì assemblea dei lavoratori

SANTENA – 3 maggio 2009 – Questa settimana l’amministrazione comunale ha incontrato la Fillea Cgil e le Rsu della Laria. L’incontro era stato chiesto dal sindacato alcune settimane fa. L’amministrazione, dopo avere sentito l’azienda, in merito al piano industriale, ha incontrato il sindacato. Le notizie non sono buone, la proprietà ha annunciato agli amministratori la chiusura dello stabilimento di Santena e il trasferimento della produzione a Castello di Annone. Lunedì 4 maggio è prevista l’assemblea dei lavoratori. Se la direzione confermerà la chiusura a breve, potrebbe partire uno stato di agitazione.

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L’incontro si è svolto il giorno 29 aprile 2009. Dario Boni, segretario generale Fillea Cgil Torino, non nasconde elementi di preoccupazione rispetto al futuro dello stabilimento di Santena della Laria che produce klinker.  Boni afferma: «Le notizie fornite dall’amministrazione comunale sono peggiori di quelle che potevamo aspettarci. Il giorno 8 aprile l’amministrazione ha incontrato la direzione della Laria. Gli amministratori hanno riferito che l’azienda avrebbe annunciato a breve la chiusura dello stabilimento santenese. La cosa più grave è che – sempre secondo gli amministratori – l’azienda avrebbe sostenuto che la chiusura sarebbe in qualche modo stata discussa e concordata con i sindacati. Non è e non può essere così. Sempre secondo gli amministratori comunali la proprietà avrebbe spiegato che inizialmente la chiusura dello stabilimento era stata prevista per il 2011. Il pessimo momento congiunturale e la pesante crisi che ha fatto ridurre gli ordini per i klinker, avrebbero causato l’anticipo della chiusura dei cancelli dello stabilimento sito nella borgata Ponticelli. La direzione avrebbe prospettato agli amministratori una chiusura in tempi brevi del sito santenese e lo spostamento di una parte delle maestranze a Castello di Annone.  Se abbiamo capito bene quanto riferito dagli amministratori la direzione ha sostenuto che il sindacato era a conoscenza di queste previsioni. La Laria, intende accorpare i due stabilimenti in un sito unico, quello di Castello di Annone. Noi agli amministratori abbiamo portato gli accodi che la Laria ha sottoscritto in Regione e questi documenti prospettavano un futuro ben diverso per lo stabilimento santenese. E’ inutile dire che gli amministratori sono rimasti allibiti dalle versioni discordanti fornite dalla proprietà. Negli accordi non si parla mai di chiusura ma di un piano di crisi finalizzato poi a riprendere l’attività a pieno ritmo. Inoltre la prevista riduzione del personale nello stabilimento di Santena è stata raggiunta. Ma soprattutto il Comune non era a conoscenza dell’ulteriore accordo firmato poche settimane fa dove l’azienda, sostanzialmente, ribadiva il rispetto del piano di crisi».

Dunque le versioni del sindacato e quella dell’azienda fornita agli amministratori sono discordanti. Le reazioni del sindacato sono dure: «Secondo noi la Laria non sta rispettando gli impegni presi. Esiste il concreto rischio che gli ammortizzatori sociali concordati in sede regionale nonché i finanziamenti arrivati dalla banche per risanare i due stabilimenti vengano utilizzati per altri fini, ad esempio per trasferire una parte della produzione in Tunisia».

Dario Boni aggiunge: «Il sindacato agli amministratori santenesi, oltre agli accordi, ha fornito la documentazione delle operazioni che la Laria sta compiendo in terra tunisina. Si tratta di un’operazione contenuta dal piano di crisi ma si doveva limitare alla commercializzazione di poche migliaia di metri di prodotto tunisino che dovevano provvisoriamente servire a rimpiazzare produzioni venute meno con la chiusura del forno più obsoleto dello stabilimento santenese.  Invece, se le nostre informazioni sono corrette, la Laria sta utilizzando le risorse arrivate per il piano di ristrutturazione per compiere questa operazione di partenariato al 50% che – di fatto – prevede l’apertura di nuovi stabilimenti in Tunisia per la produzione di piastrelle».

«A fronte di questa situazione – continua Dario Boni – il sindacato ha presentato due richieste agli amministratori comunali di Santena. Per prima cosa abbiamo chiesto di allargare la base imponibile utile per il sostegno al reddito per i lavoratori che ricadranno negli ammortizzatori sociali. Oggi i Comuni intervengono se i lavoratori sono in cassa o in mobilità e hanno reddito di 7.000-7.500 euro. Questo tetto va alzato perché, di fatto, esclude gran parte dei lavoratori. Noi abbiamo chiesto di allargare la base imponibile per permettere di concedere benefici anche ai laboratori con 10mila euro di reddito con ammortizzatori sociali».

«La seconda richiesta del sindacato agli amministratori – spiega Boni – è quella di evitare speculazioni per l’area dove oggi è collocato lo stabilimento. Abbiamo chiesto agli amministratori di impedire eventuali variazioni della destinazione d’uso. Siamo anche coscienti che data l’ampiezza della superficie le variazioni richiederanno il benestare di Provincia e della Regione. Secondo alcuni l’area della Laria potrebbe essere appetibile per interventi commerciali o addirittura residenziali: queste ipotesi di speculazioni vanno evitate».

Dario Boni conclude: «L’incontro con l’amministrazione si è concluso senza la stesura di un documento. Ci aspettiamo che nel prossimo consiglio comunale il sindaco Nicotra o qualche assessore informi sulla riunione e sulle intenzione dell’amministrazione in merito al futuro della fabbrica e alla destinazione di quell’area. Noi ci aspettiamo un qualche cosa di concreto, ad esempio una presa di posizione che veda unito tutto il Consiglio comunale. A fronte della gravità della situazione noi per lunedì 4 maggio abbiamo convocato un’assemblea con i lavoratori e chiesto un incontro, urgente, con la Laria. Ci preoccupa in particolare che agli amministratori comunali la Laria ha preannunciato la chiusura di Santena a breve, già in luglio o agosto. Senza precisi chiarimenti probabilmente saremo costretti ad aprire una fase di lotta e di agitazione. Intendiamo inoltre chiedere un confronto in sede di commissione regionale Ammortizzatori sociali, per capire se la direzione confermerà quando detto agli amministratori. Ricordo che qualora si arrivasse a breve alla chiusura probabilmente potremo percorrere le vie legali perché secondo noi potrebbe anche ravvisarsi un’ipotesi di truffa  ai danni dello Stato: se si sottoscrive un piano di crisi che prevede il rilancio non si può poi arrivare a chiudere lo stabilimento».