SANTENA – 03 giugno 2009 – Banna e dintorni. Questo l’argomento di una breve chiacchierata con Domenico Tropeano, dirigente di ricerca del Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche.
Mimmo Tropeano, comincia con alcuni dati: «Per ragionare del Banna occorre comunque tenere conto del contesto generale del torrente: il bacino idrografica che è sotteso a Santena è sui 400 chilometri quadrati. Per la cronaca la portata di quest’ultima piena, di fine aprile 2009, è stata valutata sui 250 metri cubi al secondo, contro un massimo ipotizzato di 350 metri cubi al secondo – registrati durante la devastante esondazione del 1994».
La piena di fine aprile 2009 ha provocato spavento e l’acqua si è fatta minacciosa. Quello che ha colpito molte persone è stata la velocità elevata della massa di acqua: faceva impressione. Mimmo Tropeano, aggiunge: «Dopo la piena di aprile ho percorso tutta l’asta del Banna nel tratto santenese, da monte a valle, arrivando fino a Tetti Giro. E’ chiaro che dopo questa piena le sponde, in parte, sono collassate: questo è un fenomeno normale. Il fatto che durante la piena la velocità dell’acqua fosse elevata è da considerarsi normale, anzi è un segno positivo. Nella piena di fine aprile la pioggia ha scaricato 100 litri per metro quadrato, pari a 400 milioni di litri d’acqua per l’intero bacino del Banna. In tutto, il torrente ha dovuto canalizzare e contenere 4 milioni di metri cubi d’acqua. Santena, lo sappiamo, è il collo di bottiglia dell’intero bacino. Proprio il fatto che l’acqua avesse una velocità elevata ha consentito di smaltire le grande quantità di precipitazioni. Se l’acqua avesse avuto uno scorrimento più lento sarebbero sicuramente arrivati guai per la città di Santena».
Mimmo Tropeano continua: «L’alta velocità ha inciso sulle sponde, danneggiandole. Oggi, a un mese di distanza dalla situazione di pericolo, occorre compiere una valutazione complessiva del torrente per avviare un riassetto lungo tutto il tratto. L’obiettivo è completare celermente tutte le opere di difesa programmate a livello di bacino. Non è da escludere l’ipotesi di studiare un sistema di rallentamento dei deflussi con nuovi bacini di laminazione. Per rimediare al collo di bottiglia esistente in Santena potrebbe essere utile ricorrere a nuove casse di espansione che consentano di gestire i momenti che registrano le portate maggiori. Naturalmente servirebbe un tavolo di lavoro che veda presenti tutti i Comuni del bacino del torrente Banna. Già nel 1994 era emersa questa necessità, ma poi è caduta nel dimenticatoio. Si tratta di un discorso che era stato affrontato anche dopo la piena del 1951. Io penso che sarebbe interessante e utile un tavolo di bacino – magari con Santena capofila perché, correndo i maggiori rischi, è il Comune più direttamente interessato».
Il dirigente del Cnr chiude così: «Con una certa ragionevole sicurezza penso di poter affermare che Santena ha passato indenne i giorni di fine aprile per due motivi. E’ piovuto meno del 1994. Le opere realizzate dopo l’esondazione del 1994 hanno avuto un ruolo importate nella difesa della città».