SANTENA – 27 giugno 2009 – Di seguito il dibattito sulla mozione dei terreni della Masseria. Sono riportati tutti gli interventi svolti dopo quello del sindaco Nicotra, fino al voto finale. Il sindaco aveva proposto alle minoranze di ritirare la mozione altrimenti avrebbe chiesto alla maggioranza di bocciare il documento. Il dibattito ha portato a esiti diversi. Dopo alcune sospensioni la maggioranza ha presentato una propria mozione che ha trovato il consenso anche delle minoranze. La mozione, approvata all’unanimità, “impegna il sindaco e il consiglio comunale in merito all’area denominata Masseria a mantenere la destinazione così come previsto dall’attuale Piano regolatore generale comunale o in alternativa a servizi generali”.
Domenico Galizio, capogruppo di Insieme per Santena è intervenuto subito dopo il sindaco Nicotra: «Io prima ero stato molto stringato perché non volevo mettere il carro davanti ai buoi per la preoccupazione latente che deriva dagli atti già compiuti. Speravo che le mie preoccupazioni mi venissero fugate da un’espressione chiara da parte della maggioranza; senza i numeri della quale, ovviamente, l’opposizione può impegnarsi allo spasimo, ma non può impedire che siano realizzate certe operazioni. In buona sostanza, direi che la relazione del sindaco mi ha edotto su tutti quelli che sono i passaggi di legge che consentono di realizzare ciò che si paventa. Io l’avrei fatta molto più breve. Tanto per prenderla un attimino un po’ più larga, in queste tornate elettorali provinciali, ancora una volta si è detto che la gente apprezza il linguaggio schietto, il linguaggio semplice , il linguaggio della Lega, il linguaggio di Di Pietro, che usano poche parole, comprensibili a molti. Sull’argomento della Masseria, secondo me, bastavano veramente poche parole. Non era il caso di ricordare tutto l’ambaradan delle leggi che presiedono la materia – e meno male che ci sono insomma. Però, tutto sommato, lo sviluppo qualsivoglia di quell’area è nelle mani di questo consiglio, per cui sarebbe bastato che questo consiglio si esprimesse per il mantenimento dello stato attuale, oppure – come avevo anticipato prima – addirittura per una restrizione rispetto all’utilizzo attualmente previsto di quell’area, in virtù – appunto – di quella che prima il sindaco stesso ha definito “area a grandissimo rischio”. Concludo dicendo – sempre per farla breve – rimandando poi ad altre sedi gli approfondimenti e le illustrazioni dei tanti buoni motivi che ci vedono contrari all’operazione di cementificazione. Ricordo ancora che l’ultimo dei nostri motivi è quello di dare soddisfazione al nostro gruppo o all’opposizione. Noi sconsigliano vivamente quelli che attualmente sono in maggioranza, quelli che magari domani lo saranno, di adottare qualsiasi provvedimento che preveda l’edificazione in quell’area».
Il consigliere Domenico Galizio ha aggiunto: «Invito quindi questi consiglieri, che ancora per qualche anno hanno in mano lo sviluppo futuro della città, a meditare ora non su quella che è la complessità dell’iter, ma sulla volontà riaffermata di impedire ulteriori stravolgimenti a Santena. Se mi si dice che non è questa la sede, evidentemente è perché si parte dal presupposto che la cosa verrà più in là… Stasera ci dite che è inutile agitare fantasmi, rischi ipotetici, al di là da venire, che è inutile andare nel dettaglio. Io dico che, in questa vicenda, ci sono dei numeri anche essenziali, che sono clamorosi, oltretutto raffrontati a quella che è la storia di Santena, politica e urbanistica. Basta vedere che cosa è successo a Santena negli anni passati e proiettare questa situazione già vista in quello che potrebbe accedere con un insediamento di questo tipo. A me, da cittadino santenese, piacerebbe essere confortato in questo e sapere che questo consiglio comunale – al di là dei ruoli di maggioranza e opposizione – è fermamente intenzionato a impedire altri scempi di Santena. Questa sera, il sindaco ha concluso dicendo “Tutte le ipotesi hanno pari dignità”. Ecco, sia chiaro – per usare un linguaggio semplice – per me non tutte le ipotesi hanno pari dignità. Se sono ipotesi di variante di tutela del territorio e dell’ambiente santenese e del civile vivere santenese, allora sì, possono avere pari dignità. Pari dignità non esiste quando si stratta di scegliere tra due opzioni che sono divergenti necessariamente tra di loro – poi andiamo a vedere quanti metri quadro, quanti metri cubi, se sono 10 abitanti in più o dieci in meno, ma sicuramente ci sono ipotesi divergenti tra di loro».
Galizio ha concluso così il suo intervento: «Sicuramente c’è un fatto che io segnalo: sinora non ho capito quali siano le intenzioni dei rappresentanti dei cittadini di Santena, qui, fino ad ora, spero di poterlo capire nel resto della serata. Però ho capito chiaramente quali sono le intenzioni dei signori che hanno acquistato quel terreno; che lecitamente hanno fatto un investimento, che evidentemente ha dei presupposti, ha delle aspettative. Per quel poco che ne so di imprenditoria, non è pensabile che un imprenditore sborsi 4,5 milioni di euro perché comunque, forse, chissà mai… Se l’ha fatto è perché qualcuno sicuramente gli avrà detto che si poteva seriamente pensare di fare qualcosa. Ora io non sono in grado di individuare chi possa essere questo qualcuno. Mi auguro che evidentemente non sia al vertice di questa amministrazione. Io chiedo al vertice di questa amministrazione di tutelarsi rispetto a questo rischio, perché sicuramente qui dentro – perché è poi qui che si decide – qualcuno ha suscitato delle aspettative in quei signori e queste aspettative devono esser deluse da ora, altrimenti – diamogli tempo, diamogli tutti gli strumenti di verifica, diamogli il piano territoriale, diamogli la Regione, diamogli tutto l’accidente che si vuole – ma arriveranno a bersaglio. Bisogna fermare il treno. Adesso».
La discussione è proseguita con l’intervento di Roberto Ansaldi: «Come sempre quando il sindaco è in difficoltà la mette sul personale. Allora, nella vicenda della Prodit, nel 1992, io ero all’opposizione, tant’è che a colpi di emendamenti in consiglio comunale abbiamo reso – mi ricordo benissimo – il sindaco era Francesco Cima – abbiamo reso normale una convenzione che così come era stata proposta non stava né in cielo né in terra. Ma comunque, al di là di tutto è acqua passata, anche se è storia e la storia non bisogna dimenticarla mai, come dicevo prima, comprese le brutture che abbiamo oggi Santena. Nella sua relazione il sindaco ha citato – cose che peraltro sapevamo già – i dati che oggi prevede l’area della masseria, in termini di edificazione: 200mila metri quadrati di territorio; 12 metri in altezza ecc., tutte cose che sappiamo e che sono conosciute. Ma se è vero, come è vero, che prevede una cubatura e un indice di edificabilità, lo prevede per la destinazione prevista cioè la ricettivo-ospedaliera. Il senso della nostra mozione era un altro, e ad essa – non me ne voglia il sindaco – non ha risposto. E questo mi fa dire che abbiamo fatto bene a presentarla. Il senso della mozione è semplice: noi chiediamo – al di là dei fatti che sono accaduti, che ancora non sono arrivati sul tavolo del sindaco, ma non possiamo fare finta che non ci sono – qual è la vostra intenzione quando la richiesta arriverà in Comune? Intendete lasciare la situazione così come è oggi, o prenderete in considerazione questa opportunità che una società vi ha messo – o vi metterà sul tavolo? Questo era il senso della mozione. Poi, è chiaro che viene argomentata con tutta una serie di cose, dette questa sera, ma il senso della mozione è: prima che vi arrivi sul tavolo, se vi arriva cosa gli dite: sì o no? Perchè se gli dite no, ci tranquillizziamo tutti, approviamo la mozione, ed è finita lì e bon, e sappiamo anche che questi signori, da domani mattina, dovranno inventarsi qualcos’altro per far fruttare i soldi che hanno messo su quel terreno. Ma se voi non ci dite cosa ne pensate in merito – così come avete fatto finora questa sera – allora, se mi permettete, noi saremo stati anche prematuri, tutto quello che volete, avremo fatto prima quello che andava fatto dopo… Però, non siamo nati ieri, sappiamo benissimo che quando una macchina si mette in moto, state tranquilli che alla fine, al dunque, prima o poi, ci arriva. Anche perché non siamo così stupidi da non capire che chi ha investito 4,5 milioni di euro è disposto a fare il saltapicchio o il saltapacchio pur di non perdere questo investimento. Allora, io non voglio certo fare il processo alle intenzioni a nessuno, sia ben chiaro, il senso della mozione è questa: per cortesia, ci dite se volete lasciare l’area così come è – come peraltro è scritto nel vostro programma amministrativo. Nel testo approvato dal consiglio comunale in merito alla Masseria affermate l’intenzione di mantenere viva l’area a servizi, la destinazione ospedaliera nella speranza che, essendo l’area baricentrica per la popolazione del territorio dell’Asl 8, in una prossima revisione degli insediamenti ospedalieri da parte di organismi regionali competenti ci sia la possibilità di cercare in quel sito un centro ospedaliero: Va anche detto che voi, in campagna elettorale ci avete poi anche detto che ci volevate metter una pista da go kart…».
Ansaldi ha continuato: «Con la nostra mozione vi chiediamo di ribadire – e questo mi sembra un po’ assurdo – l’opposizione che dice alla maggioranza approvate una mozione che ricalca quello che c’è scritto nel vostro programma. Se così è, non dovreste avere nessun problema ad approvare questa mozione. Volete che togliamo la parte dove si chiede che ritorni a uso agricolo? Noi abbiamo chiesto il ritorno a uso agricolo perché è questo che dite nel vostro programma. Se non la votate, abbiate pazienza, al di là delle tappe previste dell’iter, che ci ha ricordate il sindaco, il vostro comportamento non tranquillizza né noi né la popolazione. Perché, ribadisco: chi spenda 4,5 milioni di euro prima o dopo cercherà di portare a casa gli obiettivi per cui ha comprato quei terreni spendendo quella cifra».
Il sindaco Benny commenta l’intervento di Ansaldi che reagisce: «Mi lasci finire signor sindaco. Lei ha parlato e nessuno l’ha interrotta. Come al solito si dimostra anche poco educato nei confronti dell’istituzione opposizione. Sappiamo che vi diamo fastidio e il sottoscritto in particolare. Non me ne voglia; io fino a quando sarò qui, avrò il diritto di esprimere le mie opinioni. E’ chiaro? Chiuso così. Vi ringrazio che mi avete ascoltato».
Santino Cascella invita Ansaldi a concludere il suo intervento.
Roberto Ansaldi, continua così: «Ho già concluso. Abbiate pazienza, io normalmente non urlo. Ma mi da terribilmente fastidio che quando esprimo un concetto qualcuno mi parli sopra. Allora alzo il tono della voce non perché ho voglia di alzarlo, ma se non lo alzo mi ingrippo dentro il discorso. Io non sono poi così intelligente. Ho una serie di concetti in testa e se qualcuno mi disturba e ti parla sopra rischi di perdere il filo di tutto il discorso. Alzo il tono della voce per un motivo puramente tecnico; quindi se il sindaco non mi interrompe io non alzo il tono della voce Se il sindaco mi interrompe io sono obbligato ad alzare il tono della voce ma non è per mancanza di rispetto, mi creda. Ho espresso un concetto e continuo a dire al sindaco, lui può dire quello che vuole e metterla sul personale, io continuo a fare gli interessi delle persone che mi hanno votato e sono qui per fare in modo che l’amministrazione si esprima sul fatto che c’è qualcuno che ha comprato dei terreni e che porrà la questione sul tavolo del sindaco. Chiediamo – e ribadisco il senso della mozione – se l’intenzione dell’amministrazione è di accogliere questa istanza, oppure di mantenere fede al suo programma che è quello di dire così è e così resta. Grazie».
La parola è quindi passata a Bruno Ferragatta che ha detto: «Volevo aggiungere soltanto un fatto molto tecnico, sindaco, che ad Ansaldi, probabilmente, è sfuggito. Il problema della mozione, lei sa benissimo che è un problema tecnico e istituzionale molto importante. Io capisco benissimo che possa mettere a disagio se mai le cose fossero come qualcuno ha rappresentato: questo lo posso capire, ma dato che la sua dichiarazione è una dichiarazione molto chiara e dice che nessun toccherà l’area, per quello che è la sua destinazione attuale. Ma questa è una dichiarazione verbale che non ha nessun significato del punto di vista istituzionale, se non un impegno suo, così, aleatorio, mentre una mozione andrebbe sostanzialmente a vincolare qualsiasi decisione che verrà presa in futuro sul piano regolatore generale comunale. Quindi il fatto di non volere una mozione o di non votare una mozione non è perché voi l’avete già deciso, ma perché voi avete deciso altro. Questa è la realtà. Perché altrimenti, se fosse questa la vostra decisione – non solo detta ma anche conseguente sul piano istituzionale – non avreste nessun problema a votare una mozione che dica e che venga votata in consiglio – maggioranza opposizione o chi vorrà – che dica che quell’area lì rimarrà tale, anche di fronte a una revisione del Piano regolatore comunale».
Il presidente del consiglio ha passato la parola a Giuseppe Falcocchio: «Non vorrei uscire fuori dall’orario, però visto che mi ero prenotato, allora… Io dico la verità, io stasera non ho ben capito se il problema importante è quello di stabilire chi farebbe, uso il condizionale, l’operazione, visto che a tutt’oggi di ufficiale lo sa solo una parte e non la maggioranza, o l’operazione in se stessa? Secondo me – l’ho detto che non entravo nel merito e non entro nel merito – è più opportuno concentrasi sull’operazione in se stessa e non sulla società di Torino che ha fatto l’atto in corso Galileo Ferraris. Cito questo perché è di dominio pubblico, era sui giornali, con tanto di dati sul capitale sociale… Quindi si sa tutto, fuorché la maggioranza, non ha in mano nessun dato ufficiale. Stasera è stata fatta un’operazione molto singolare e cioè si è fatta un’analisi socio, idrogeologica, urbanistica, antropica: allora, dato che io non sono un tecnico, e non vado a lezione da nessun, ho preso degli appunti, dai termini che sono stati utilizzati da te caro consigliere Ferragatta. Quindi insisto che è stata fatta un’analisi socio, idrogeologica, urbanistica, antropica. Si è messo insieme gli obbrobri realizzati trent’anni fa, anzi, sono stati riesumati, manco ci fosse qui dentro, da questa parte della maggioranza, qualcuno che ha partecipato a questi obbrobri. Dopo di che, Ferragatta, cito le tue cose scusami, hai fatto una mozione “in previsione di”…»
Mentre Falcocchio continua a parlare, Ferragatta replica a tono. Allora Falcocchio sbotta: «Però, visto che non sono preso in considerazione dal consigliere Ferragatta, …la campagna elettorale è finita e quindi…». Poi tace.
Santino Cascella passa la parola a Patrizia Borgarello, esponente della Lega, che afferma: «Non voglio intervenire. Chiedo soltanto una sospensione di 5 minuti dei lavori del consiglio comunale». La sospensione viene concessa. Sin dalla prima sospensione si registra un po’ di maretta tra le fina della maggioranza. A consiglio sospeso Trimboli chiede conto della sospensione a Borgarello che risponde per le rime: «Non ti permettere mai più di dirmi cosa devo fare». La sospensione dura dalle 20,30 alle 20,40, poi i lavori riprendono, con un intervento di Patrizia Borgarello: «Semplicemente, faremo la dichiarazione di voto per la Lega Nord, in quanto non votiamo a favore della mozione per un semplice motivo. Che a noi non è pervenuta nessuna richiesta: Tutto quello che ci avete detto potranno anche essere cose reali, ma attualmente per l’amministrazione non c’è nulla di protocollato, non c’è nulla di realmente, diciamo così, di presentato. Di conseguenza, per quello che mi riguarda, quindi per il gruppo della Lega Nord, noi votiamo contro la mozione, ma rimanendo fermi: per principio nostro, questa rimarrà un’area a servizi, come nel programma che abbiamo presentato, anche perché, ad oggi non è mai venuta un’altra ipotesi di cambio di destinazione d’uso. Personalmente, in quanto capogruppo, non mi è stata mai fatta una richiesta, una proposta in questo senso».
Con tono sarcastico e di sfida, Borgarello ha aggiunto: «Ho sentito tantissime cose – lezioni di diritto costituzionale, di climatologia, di idrogeologia, di antropica e tutto quello che volete. Le ho sentite molto felicemente, ma sinceramente abbiamo parlato un’ora – per quello che mi compete – di aria fritta. Perché noi non abbiamo nulla di protocollato e – soprattutto – e penso di parlare per parecchi dei miei colleghi in consiglio comunale, anche non facenti parte del gruppo della Lega Nord, non siamo mai stati intenzionati a cambiare la destinazione d’uso di questo terreno. Ne avete fatto una questione personale, qualcuno di voi l’ha tirata fuori, sicuramente avranno comprato questi terreni, io non metto in discussione questo. A noi personalmente non è mai stato chiesto nulla e non c’è nulla di protocollato. Il gruppo che rappresento comunque non ha nessuna intenzione, né oggi né domani né tra un anno né tra due, di votare a favore del cambio di destinazione d’uso della Masseria. Per quello che mi riguarda rimarrà a servizi. Dopo di che, se verranno presentate richieste in tal senso, si possono vedere e vagliare ma non per questo si accetteranno. Io rimango del concetto della Lega: dopo di che questa è una dichiarazione di voto contro la mozione, ma non perché non condivido il principio, ma perché sinceramente a oggi non ha nessun senso».
La parola è quindi passata a Giuseppe Falcocchio: «Allora, a nome del Pdl faccio una dichiarazione di voto. Considerato che l’amministrazione si fa per atti e non con previsioni, ribadisco che noi facciamo riferimento, anzi faremo riferimento, alle previsioni del programma elettorale in merito all’oggetto. Quindi per questa ragione voteremo no».
Nel dibattito è intervenuto Bruno Ferragatta: «Con il Pdl siamo abituati a sentire di tutto e non ci facciamo più caso. Io sono stupito delle affermazioni della Borgarello, sulla questione della posizione della Lega. Negli anni scorsi in merito all’ospedale dalla Lega era arrivata una presa di posizione molto ferrea sulla difesa del territorio. Oggi la Lega ha la possibilità di sedere nei banchi del consiglio comunale di Santena e, invece, prende le distanze da una proposta a difesa del territorio. Prendo atto ma poi è una politica probabilmente poco chiara che la Lega sa esprimere. Voglio dire anche e suggerirei alla consigliera Borgarello che ciò che funziona non sono le dichiarazioni di intenti, ma sono gli atti amministrativi che si votano, perche nelle istituzioni, che ci piaccia o no, funziona soltanto così».
Bruno Ferragatta ha continuato: «Dopo di che, io immagino che il sindaco abbia saputo mettere insieme tutta la sua coalizione parlando delle sue più alte convinzioni, ma purtroppo quello non fa testo sulle decisioni che verranno prese oggi o domani su quell’area. C’è poi una questione di ordine più generale. Consigliere Falcocchio, noi non l’abbiamo fatto, io non so neanche chi siano questi signori che hanno comprato, non so neanche che cosa vogliano fare. Dopo di che prendo atto che nella discussione di oggi, nella discussione di questo consiglio comunale, sulla mozione presentata, noi abbiano soltanto invitato il consiglio a esprimersi. Abbiamo chiesto alla maggioranza se è d’accordo, attraverso un documento presentato, a mantenere la destinazione d’uso di quel terreno, così come oggi si presenta, non a raccontarci le proprie intenzioni, ma a dichiararlo, attraverso un voto, insieme alla minoranza. Così come abbiamo fatto in altri casi per utilità pubblica, visto che comunque alla fine degli atti si chiede il voto. Perché dobbiamo, in qualche maniera, esprimere la nostra posizione. Allora a questo punto prendo atto che il disagio della maggioranza è così talmente elevato da non essere in grado di esprimere un voto unanime, che possa in qualche maniera respingere la mozione. Non soltanto, ma anche dire che la difesa del territorio e i principi che sono esposti nella mozione vi trovano assolutamente contrari».
La consigliera Patrizia Borgarello, chiede di replicare e afferma: «No. Volevo rispondere a Ferragatta, perché mi fa sorridere, perché mi sembra Franceschini. E ultimamente, visti i risultati, gli converrebbe cambiare specie. Ma a parte questo, visto che ce l’hai sempre con la Lega, Bruno, allora io ti dico, o tu non capisci l’italiano o Franceschini ti ha fatto un corso full immersion, perché io ho semplicemente parlato di difesa del territorio e tutti hanno capito che noi manterremo la destinazione che ha. E tu mi vieni a dire la Lega Nord non difende il territorio!».
Ferragatta fuori microfono replica secco: «Le tue sono solo parole».
Borgarello si spazientisce: «Sono parole come le assurdità che hai detto tu per un quarto d’ora, facendoci una lezione di diritto. Qui non siamo a lezione. Guarda, sulle parole sinceramente sappiamo da chi prendere. Noi partiamo da un presupposto: l’intenzione della amministrazione è quella di portare avanti il programma che ha presentato, usandolo come faro per amministrare comunque un Comune. Premetto il fatto che noi non siamo d’accordo di riportarlo agricolo – e mi sembra di parlare a nome della maggioranza – ma siamo d’accordo di mantenerlo a servizi. Ecco il motivo per cui la vostra mozione non la votiamo. Agricolo è una cosa, servizi è un’altra. Ti è chiaro il concetto».
Santino Cascella, commenta: «Ha fatto la dichiarazione di voto, facciamola fare a qualcun altro». Poi rivolto a Ferragatta che si è prenotato, dice: «Prego una risposta breve». Bruno Ferragatta, afferma: «In questa sede, adesso non ci sono più le parole ma c’è un voto istituzionale. Io non credo che nel vostro programma sia citata espressamente la Masseria come luogo diciamo di mantenimento di quel tipo di principio, ma anche lo fosse, non è vincolante rispetto al piano regolatore. Voi state sostanzialmente facendo il gioco delle tre carte perché non sapete che cosa e come esprimervi unitariamente su questo tema. Quindi chiedo che questa mozione si voti e posso anche ardire una proposta. Dopo avere sentito prima i miei colleghi di opposizione. Se è una cosa che vi mette tanto a disagio la parola “agricolo”, “terreno agricolo”, togliamo la parola terreno agricolo e scriviamo altro – tutti insieme – così esprimiamo l’intenzione che comunque oggi, domani, e fino a quando sarà in piedi questa mozione, si decide di tenere questo terreno con la presente destinazione d’uso».
Santino Cascella passa la parola al consigliere Tommaso Elia, che afferma: «La mia non è una dichiarazione di voto, sinora sulla vicenda non ho ancora parlato. La dichiarazione di voto la lascio fare al mio capogruppo. Non vorrei essere molto lungo …però la mia presenza in questo consiglio comunale ormai risale alla notte dei tempi. Nel 1992, se non erro, l’assessore all’urbanistica ero io. Quando avevamo deciso sulla vicenda dei terreni della Masseria, di comune accordo, tutto il consiglio comunale – allora era composto da trenta elementi – adesso non ho rivisto la delibera, sono passati tantissimi anni, però ritengo che quella delibera fosse stato votato da 28 consiglieri su 30. Avevamo deciso che, siccome era un cambio di destinazione d’uso notevole, che implicava un notevole interesse urbanistico – per quanto la città di Santena, che conta 4.400 giornate, non ha un grandissimo territorio – s’era detto l’eventuale costruzione di un ospedale di alta qualità con specialità ricercate, può essere utile al nostro territorio. Può essere utile a Santena, sotto un aspetto di prestigio, in primo luogo, ma soprattutto sotto un aspetto istituzionale, sotto un aspetto sanitario, per cui si era detto, signori, facciamo questo cambio urbanistico, che è notevole, ripeto è notevole. Ilario Martini, credo te lo ricordi, c’era anche lui, ormai siamo vecchi di consiglio. Abbiamo detto facciamo questo cambio urbanistico, però si sappia che lo si fa per la città di Santena; perché possa servire ai santenesi e ai territori limitrofi. Nel qual caso non si concluda l’iter della costruzione dell’ospedale, a quel punto il terreno ritornerà come era prima. C’è stato poi un ulteriore passaggio, che mi sfugge».
Elia ha quindi aggiunto: «Mi permetto di correggere il consigliere Borgarello perché mi pare abbia detto servizi, non mi sembra che l’area della masseria sia a servizi, mi sembra a servizi ospedalieri, che – sotto un aspetto di normativa urbanistica – è ancora diverso da servizi. E’ solo un piccolo appunto, non è una cosa importante, però le aree a servizi prevedono vari insediamenti, mentre l’area a servizi ospedalieri prevede un solo tipo di insediamento. E’ diverso questo, no? Per cui ritengo che questo passaggio, che ormai sono diciassette anni che dura, deve arrivare a un iter finale. L’iter finale secondo me non è un grande insediamento abitativo, perché il nostro territorio non potrebbe sopportarlo. Non potrebbe sopportarlo sotto vari aspetti. Sotto l’aspetto sociale, dei servizi, della viabilità. Ci sono mille fatti che lo impongono … per cui, non lo so o lo si lascia così come è oggi, con la speranza che domani diventi un ospedale e questo va benissimo o se no, ritorni come era prima. Questa è la mia idea. La mia idea di santenese, di persona che vive in questo Comune tutto il giorno. L’idea di mozione per qualcuno poteva avere un aspetto politico; secondo me ha un aspetto puramente di stimolo. Serve a stimolare i vari consiglieri comunale a prendere le proprie responsabilità e a mantenere i propri programmi amministrativi».
Interviene ancora Patrizia Borgarello che dice: «Ha ragione il consigliere Elia, questo è vero, però votando sì a questa mozione o facciamo un ospedale o non facciamo nulla. Faccio un esempio, potremmo anche voler fare un parco pubblico. Se noi votiamo sì alla mozione che rimane com’era, rimaniamo nella condizione che ha detto molto bene lei Elia, a ospedale e se noi volessimo fare un parco pubblico, votando la mozione questo non sarebbe possibile».
Elia, fuori microfono: «Allora modifichiamo la mozione».
Roberto Ansaldi si rivolge a Santino Cascella e chiee una nuova richiesta di sospensione dei lavori. Sono le 20,55, e il consiglio ferma i lavori per cinque minuti. Nicotra manifesta apertamente un certo disappunto per la piega che sta prendendo la serata e indirizza strali ai suoi e in particolare all’esponente leghista: «Sarebbe stato molto meglio non intervenire e non prestarsi al gioco delle minoranze».
I lavori riprendono con l’intervento di Roberto Ansaldi: «Quello della consigliera Borgarello mi sembra un intervento corretto. Farei una proposta al consiglio comunale, cambiare la mozione ed è una cosa possibile a termini di regolamento Si potrebbero lasciare tutte le considerazioni iniziali, e cambiare le tre parole finali. Mi pare – poi se il presidente me la rilegge un attimino – allora la mozione dice “…il consiglio comunale si impegni a mantenere nella prossima revisione dello strumento urbanistico principale, l’attuale destinazione anche per il prossimo futuro”. Togliamo la frase “o in alternativa di ripristinare la precedente destinazione agricola” sostituendo “o in alternativa…” con “ad area a servizi”, o “ad area a destinazione a servizi”».
Roberto Ansaldi, aggiunge: «Sentito l’intervento della consigliera Borgarello, chiediamo di riformulare la mozione in quest’ottica qui. Quindi la mozione in conclusione sarebbe questa: “Preso atto che i terreni denominati della Masseria e ubicati a ridosso della circonvallazione di Santena sono stati recentemente acquistati da una società di Torino; considerato che lo strumento urbanistico vigente prevede che predetti appezzamenti di terreno, di circa 200mila metri quadrati, siano a destinazione ricettivo-ospedaliera; si richiede che il consiglio comunale si impegni a mantenere, nella prossima revisione dello strumento urbanistico principale, l’attuale destinazione urbanistica, anche per il prossimo futuro o in alternativa a destinazione servizi”. Presidente se la maggiorana è d’accordo si può procedere con la votazione».
La consigliera Borgarello afferma: «No, visto ciò che si è riferito, io chiederei altri due minuti di sospensione». Cascella serafico: «Bene, per le pari opportunità diamo la sospensione».
Questa volta la tensione è più alta e Benny è scuro in volto. Scrive su un foglio qualche riga, in molti pensano che sia una modifica alla mozione della maggioranza. Non è così. In realtà su un foglio Benny ha vergato le sue dimissioni da sindaco. E’ infuriato con buona parte dei suoi. A bassa voce manda strali a Borgarello, Maggio, Tosco e Mastrogiovanni. Li accusa di non saper fare politica. Medita tremenda vendetta: “Ci impiego 30 secondi a mandarli tutti casa”, e scrive di getto le sue dimissioni. Le dimissioni, valgono solo quando sono protocollate, e questo Benny lo sa, probabilmente – con quel gesto – punta a compattare i suoi. La seduta è sospesa, in aula c’è molto pubblico. La maggioranza è tesa. Nascono e finiscono capannelli a ripetizione. Volano battute e strali. Il sindaco se la prende con uno spettatore – Giuseppe Borrello, ex presidente del consiglio comunale – accusandolo di stare a origliare le parole che i componenti la maggioranza si scambiano. Dopo il battibecco la maggioranza si ritira al piano di sotto per decidere il da farsi. Il sindaco scende con in mano il foglio delle dimissioni. La terza sospensione dei lavori del consiglio comunale dura dalle 21,02 alle 21,15. Quando la maggioranza torna in aula il foglio delle dimissioni è sparito.
Il presidente Santino Cascella apre così i lavori: «Bene, vorrei sapere che cosa ha prodotto questa sospensione. Se ci sono comunicazioni». Giuseppe Falcocchio relaziona così: «Io non ho ancora terminato di scrivere il testo. Comunque il concetto c’è già. Allora la maggioranza ha preparato una mozione in alternativa che, secondo noi, non sposta – a meno che non ne vogliamo creare un caso politico – il senso della mozione della minoranza. In linea di massimo dice così: “…si impegna il sindaco e il consiglio comunale in merito all’area denominata Masseria a mantenerne, così come previsto dall’attuale piano regolatore generale comunale”, cioè quello che è previsto attualmente, “o in alternativa a servizi”. Allora questo è il testo che adesso scriverò un po’ meglio in modo che lo capiscano anche gli altri. Quindi questa è la nostra proposta. Se voi ritirate la vostra noi proponiamo questa qui che non dovrebbe essere dissimile da quella che avete presentato. Effettivamente il senso della vostra mozione era questo qui, di escluderla per quanto riguarda l’edificabilità».
Cascella invita il consigliere Falcocchio a leggere il testo definitivo della mozione. Falcocchio parte: «Leggo il contenuto della mozione, così come presentato dalla maggioranza: “… si impegna il sindaco e il consiglio comunale in merito all’area denominata Masseria a mantenere la destinazione così come previsto dall’attuale Piano regolatore generale comunale o, in alternativa, a servizi generali”. Va bene? Se va bene possiamo anche metterla ai voti».
Roberto Ansaldi, precisa: «Premesso che a noi di questa proposta interessano più i contenuti che la forma, nulla osta da parte nostra ad accettare la mozione così presentata dalla maggioranza. Quindi direi che possiamo seguire questo iter; anche per lasciare un minimo di passaggi. Voi presentate la vostra mozione. Il consiglio la vota. Se questa mozione passa noi, un momento dopo, ritiriamo la nostra, come è logico che sia».
Santino Cascella, avvisa: «Allora poniamo ai voti la mozione che ha presentato la maggioranza». Bruno Ferragatta, chiede ancora chiarimenti: «La premessa rimane uguale a quella della nostra mozione e quindi prendiamo la premessa della mozione che abbiamo presentato noi e il dispositivo che ha elaborato il consigliere Falcocchio».
Cascella, interviene ancora: «Diciamo che il contenuto non cambia, cambia la forma. Comunque la leggo tutta: “Preso atto che i terreni denominati della Masseria ed ubicati a ridosso della circonvallazione di Santena sono stati recentemente acquistati da una società di Torino; considerato che lo strumento urbanistico vigente prevede che i predetti appezzamenti di terreno, di circa 200mila metri quadrati, siamo a destinazione recettivo ospedaliera; si impegna il sindaco e il consiglio comunale in merito all’area denominata Masseria a mantenere la destinazione così come previsto dall’attuale piano regolatore generale comunale o, in alternativa, a servizi generali”. E’ chiaro? Questa è la mozione presentata dalla maggioranza».
A questo punto interviene il sindaco Benny Nicotra: «Io vorrei una modifica sulla premessa, perché queste cose le sapete voi e non le sappiamo noi. Non mi va che ci sia scritto “una società di Torino”; a me, entrare nel vostro merito non mi interessa. La mozione è la nostra mozione, non accetto che ci sia scritto “una società di Torino” che si chiama pino pallino, pinco pallazzo. Scriviamo “una società”. Punto. Vi chiedo scusa, ma non voglio entrare nel merito».
Roberto Ansaldi replica: «Ribadisco che al di là delle formalità – togliamo pure quello che dice il sindaco, non ci dà nessun fastidio – l’importante è che sia ribadito un testo che ci vada bene. E così come lo avete letto va benissimo, contro le possibilità edificatorie di quest’area a destinazione residenziale».
Santino Cascella, sente che il voto si avvicina: «Scusate è stata soltanto apportata una piccola ulteriore modifica: là dove c’era “da una società di Torino” è stata eliminata. Se volete la rileggo, diversamente mi pare che è chiaro. Va bene, passiamo alla votazione». La mozione viene approvata all’unanimità, con la presenza del consiglio al completo.
Subito dopo il consigliere Roberto Ansaldi chiede la parola: «Come convenuto chiedo il ritiro della mozione di cui sono stato primo firmatario con gli altri colleghi di minoranza».
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