SANTENA – 19 ottobre 2009 – L’associazione “Le radici, la memoria” ha organizzato una iniziativa per ricordare l’uccisione, avvenuta 65 anni fa, di Giuseppe Musso, giovane partigiano santenese, barbaramente ucciso dai fascisti a San Raffaele Cimena. Sabato 24 ottobre, sul luogo dell’uccisione del partigiano, sarà deposto un fiore. E’ stato organizzato un bus che alle 14,15, partirà da piazza Martiri. Per prenotarsi occorre chiamare – ore pasti – il numero 011-9492354. Di seguito il testo del volantino preparato dall’associazione “Le radici, la memoria”
Per non dimenticare e perché non accada mai più!
Sessanta cinque anni fa il mondo era in piena guerra mondiale era il 28 ottobre del 1944
L’Europa era occupata dal regime nazista tedesco. L’Italia democratica combatteva per liberarsi dal fascismo. Quel giorno a Moncucco Torinese un giovane di 22 anni, Carabiniere, Partigiano, Santenese – Giuseppe Musso (Lasò) – viene catturato torturato e ucciso da una squadraccia fascista. Dove è stato consumato il barbaro assassinio c’è una lapide per ricordare a tutti noi e alle future generazioni il valore delle libertà.
Per non dimenticare sabato 24 ottobre 2009, alle ore 15,30, nell’anniversario dell’eccidio, con la famiglia portiamo un fiore e l’omaggio al martire della libertà a San Raffaele Cimena. Sarà presente la sorella Margherita
Giuseppe Musso è nato nel 1922 a Santena, in via Principe Amedeo al n° 4. Nel 1940 si arruola nei carabinieri e presta servizio a Vico Canavese. Viene mandato sul fronte Russo. Si salva. Torna alla caserma Podgora, a Torino, poi va in servizio a Castelletto Ticino e, dopo l’8 settembre del 1943, con l’armistizio, non aderisce alla repubblica sociale ed entra in clandestinità nella resistenza, contro il nazi-fascismo, nella colonna partigiana Monviso – Brigata Montano – IX divisione Giustizia e Libertà, comandata dal Capitano di Fanteria Vittorio Negro (Negro) e dal vice comandante Michele Pollone (Chelino), santenesi, operano sulle colline Chieresi, con sede a Moncucco Torinese.
Giuseppe Musso pur essendo molto giovane, 22 anni, aveva acquisito buona esperienza militare, aveva appreso e sapeva mettere in pratica tutte le nozioni militari che erano fondamentali in una guerra – impari – contro l’esercito Tedesco occupante e le squadracce fasciste. Si dice fosse tanto rigoroso, quanto altruista e sensibile. Fortemente legato alla famiglia, alla divisa che portava, alla bandiera tricolore per riscattare l’onore della Patria offesa. Il 28 ottobre del 1944, durante l’attacco a una colonna fascista viene catturato e torturato per fargli rivelare i nomi dei suoi compagni e la sede del comando territoriale di divisione. Non parlò. Non tradì. Venne torturato e barbaramente trucidato. Testimonianze parlano di una violenza inaudita sul suo corpo straziato, reso irriconoscibile dalla violenza subita. Non contenti, gli aguzzini fascisti lo legarono dietro un mezzo militare e lo trascinato su e giù per la piazza di San Raffaele Cimena. Solo l’intervento di alcuni abitanti a chiedere pietà fecero desistere i criminali fascisti che portarono via Giuseppe e appena fuori dal paese, in via Chivasso al n° 72, lo finirono con una raffica di mitra. Giuseppe Musso è stato insignito di medaglia d’argento al valore militare alla memoria.
“Ovunque è morto un partigiano, un italiano, per riscattare la libertà e la dignità della Nazione e della Patria, portiamo un fiore, perché li è nata la nostra Costituzione e la Repubblica Italiana”
L’associazione: ”Le radici, la memoria”
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