SANTENA – 20 ottobre 2009 – Gianfelice Romano, presidente della sezione Coldiretti di Santena, interviene sul progetto outlet. Lo fa dopo che ha riunito il direttivo per discutere di sviluppo del territorio e dell’ipotesi di localizzazione di un outlet.
«Come coltivatori siamo contrari a questi insediamenti di grandi dimensioni – spiega Gianfelice Romano – che vanno a incidere pesantemente sul nostro territorio che risulta già in larga parte compromesso. Non ci convince neanche la posizione di chi sostiene che l’operazione outlet, tutto sommato, si può fare perché la cava è sita in area marginale. Bisogna tenere in considerazione che una localizzazione del genere ha un impatto devastante anche per la nuova viabilità e al traffico che vi sarà collegato. Santena ha bisogno di tante cose, ma non di nuove strade che veicoleranno ancora altro traffico e nuovo inquinamento: fattori che non portano certo a un innalzamento della qualità della vita».
Gianfelice Romano aggiunge: «Noi coltivatori, da sempre, ricordiamo una semplice evidenza: Santena si estende su un superficie limitata su cui sono stati già innestati un buon numero di arterie. Oggi, di fronte a questo progetto di realizzazione di un outlet dentro la cava dei Ponticelli, non ribadiamo con convinzione che invece di cementificare un’altra area verde sarebbe meglio costruire in aree già compromesse, site nel concentrico cittadino oppure in aree deindustrializzate. Ricordo che – se proprio non si può fare a meno di realizzare un ennesimo mega supermercato – si può pensare di localizzarlo nell’area delle ex caserme di Cambiano, sita a ridosso dell’autostrada Torino-Piacenza».
«Oggi si fa continuamente riferimento al valore del governo del territorio, alla preservazione dell’ambiente e all’attenzione che occorre avere per i prodotti agricoli tipici, legati al territorio – continua il presidente dei Coldiretti santenesi –. A Santena invece si procede spediti, in direzione inversa. Tutte le ipotesi di cementificazione, siano nuove case come quelle pensate da qualcuno alla Masseria o un mega centro commerciale come quello pensato nella ex cava, la localizzazione scelta è terreno agricolo fertile. Per gli amministratori locali ogni ipotesi di ulteriore sviluppo della città, sia in un’ottica residenziale sia produttiva, passa necessariamente per la distruzione di nuovo terreno fertile. Mi chiedo come mai non si pensi di localizzare un outlet in aree industriale dismesse tipo una parte dei capannoni dell’Ages oggi vuoti e abbandonati».
Ricordo anche – continua Romano Gianfelice – che molte persone che negli ultimi anni si sono localizzate a Santena hanno scelto questa cittadina per la qualità della vita che offriva. Due o tre scelte urbanistiche sbagliate possono condizionare pesantemente e irrimediabilmente il futuro urbanistico della città cambiano in peggio il volto della nostra città».
Il presidente dei locali berretti gialli, aggiunge: «Quello che colpisce noi coltivatori è la scarsa capacità di riflessione degli amministratori che dovrebbero governare lo sviluppo della città. Senza preservare e difendere il nostro territorio Santena non ha futuro. Non si può continuare a fare finta di nulla e procedere con l’impermeabilizzazione del territorio. Forse, costruire un outlet in un’area verde ha un costo inferiore rispetto al riutilizzo di un’area industriale abbandonata. Forse la motivazione economica è alla base di scelte che non possiamo condividere. Bisogna anche chiedersi dove ci condurrà questo uso smodato del territorio; mi chiedo quale città consegneremo ai nostri figli. Dico anche che i coltivatori non devono farsi abbagliare da false sirene: vendendo i terreni si realizzano buoni guadagni, ma si compromette per sempre il terreno impermeabilizzandolo. Ricordo ancora che il guadagno maggiore comunque lo realizza chi compie l’operazione. E, in genere, si tratta quasi sempre di speculazioni. Anche su questo andrebbe fatta maggiore chiarezza; le speculazioni vanno chiamate per nome e non contrabbandate per sviluppo. Mi sento anche di controbattere un altro specchio per le allodole che, anche in città, fa sempre breccia: questi nuovi insediamenti porterebbero nuova occupazione e i santenesi sarebbero i primi a beneficiarne. Non è stato sempre così: spesso l’aumento di occupazione non è quello annunciato e, inoltre, molto personale arriva comunque da fuori».