SANTENA – 7 febbraio 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 7 al 14 febbraio 2010.
Domenica 07 febbraio 2010
Sulla tua parola getterò le reti
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Lc 5,1-11
Lasciarono tutto e lo seguirono
“Lasciarono tutto e lo seguirono”. Così si chiude il Vangelo della quinta domenica del tempo ordinario. E si può dire che questo è il vero “miracolo” della pesca nel lago. Gesù si rivelava il primo pescatore di uomini. Il Vangelo ci porta sulla riva del lago con Gesù che sta in mezzo alla gente. È quasi assediato. È forse un’immagine che può apparire scomposta (“la folla gli faceva ressa attorno”, scrive il testo), ma è bella. Finalmente quegli uomini e quelle donne “stanchi e sfiniti, come pecore senza pastore”, avevano trovato un uomo che sapeva parlare alla loro vita. In tanti accorrevano e cercavano di avvicinarsi, di toccarlo, tanto da spingerlo pericolosamente verso l’acqua. Gesù non passa via come fece a Nazareth, né si allontana infastidito. Vede lì due barche ormeggiate e, salendo su una delle due, quella di Simone, gli chiese di allontanarsi un poco dalla riva. E dalla barca si mette a parlare alla folla. Quella barca di Simone diviene il pulpito da cui Gesù ammaestra la folla. Questa volta l’evangelista sottolinea il fatto dell’insegnamento più che il suo contenuto, come invece era accaduto nella sinagoga di Nazareth. Gesù Maestro (Christòs Didáskalos) è l’icona cardine della vita cristiana. Nei secoli futuri questa immagine riempirà le chiese cristiane. È solo dopo la sua predicazione che la “barca di Pietro” può “prendere il largo” e addentrarsi nel mare alto della vita. In effetti, la forza di questa barca (come pure di ogni componente del suo equipaggio) nasce dall’ordine di Gesù. Non importa che il comando sia umanamente inconcepibile e strano, come nota subito Pietro: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. Il discepolo prosegue subito: “ma sulla tua parola getterò le reti”. L’obbedienza alla parola di Gesù provoca una straordinaria pesca: “Fecero così (obbedirono) e presero una quantità enorme di pesci”. Anche il nostro mondo, quello di oggi, segnato dalle “acque profonde”, come amava dire Paolo VI, ha bisogno di questa barca e di pescatori obbedienti al Vangelo. Non c’è dubbio che i credenti (tutti i cristiani, piccoli e grandi), particolarmente oggi, debbano ritrovare la fede di Pietro. Non è questione di sentirsi puri e senza macchia. Pietro non era certo immune dal peccato, anzi gli evangeli ce lo mostrano non poche volte debole e traditore. Ma Pietro seppe inginocchiarsi. Quest’uomo che il Vangelo ci mostra prostrato in ginocchio davanti a Gesù è l’immagine del vero credente, esempio per tutti noi. Pietro riconosce in Gesù il Kyrios, il vero signore della sua vita. Si prostra davanti a lui ed esclama: “Allontanati da me che sono un peccatore”. È la preghiera di un peccatore che trova un Dio pieno di amore e di compassione soprattutto per i deboli e i peccatori. Infatti Dio non si allontana mai dal peccatore, al contrario gli si avvicina, lo va persino a cercare. Gesù, il mandato da Dio, non è venuto per circondarsi di giusti ma di colpevoli; non è andato incontro ai sani, ma va in cerca dei malati. La preghiera di Pietro però è vera; le sue parole esprimono la sua verità davanti a Dio, ma soprattutto il suo bisogno di salvezza. Pietro in ginocchio con queste parole sulle labbra è l’immagine più vera dell’uomo religioso. Già Isaia (è la prima lettura della liturgia) aveva indicato questo atteggiamento: “Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato…e dissi: sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,1-5). In un mondo in cui gli uomini si sono creati numerosi troni di fronte ai quali non solo si inginocchiano ma talora sacrificano persino la vita, è necessario recuperare l’altezza, la profondità, l’unicità di Dio. Sballottati come siamo nelle “acque profonde” di questo nostro mondo, abbiamo tutti bisogno di ritrovare la fede di Pietro che ci fa mettere in ginocchio davanti a Gesù. A noi, poveri uomini e povere donne “dalle labbra impure”, ma prostrati davanti a Dio, oggi vien detto, come a Pietro quel giorno: “non temete, d’ora in poi sarete pescatori di uomini”. “D’ora in poi”: da oggi in avanti. Questo nuovo inizio di Pietro, che è anche l’inizio di chiunque si mette vicino a lui, è il vero miracolo che il mondo attende.
Comunità di Sant’Egidio
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Lunedì 08 febbraio 2010
Cominciarono a portargli i malati
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Mc 6,53-56
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Martedì 09 febbraio 2010
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Mc 7,1-13
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Mercoledì 10 febbraio 2010
Dal cuore degli uomini, escono i propositi di male
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Mc 7,14-23
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Giovedì 11 febbraio 2010
Va’: il demonio è uscito da tua figlia
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Mc 7,24-30
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Venerdì 12 febbraio 2010
Apriti!
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Mc 7,31-37
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Sabato 13 febbraio 2010
Sento compassione per la folla
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
Mc 8,1-10
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