SANTENA – 9 febbraio 2010 – Il giorno 29 gennaio a palazzo Dal Pozzo Cisterna, sede storica della Provincia di Torino, è stata inaugurato l’allestimento della mostra “Camillo Benso di Cavour e il suo tempo”. Di seguito, gli interventi delle autorità: Gino Anchisi, vice presidente dell’Associazione Amici di Cavour; Ugo Perone, assessore alla Cultura della Provincia; il generale Giuseppe Maggi comandante della Scuola di applicazione e Istituto di studi militari di Torino; Mario Garavelli, presidente della Fondazione Camillo Cavour; Nerio Nesi, presidente dell’associazione Amici di Cavour; Antonino Saitta, presidente della Provincia di Torino. Proprio da Saitta è arriva la notizia che la Provincia, prossimamente, entrerà a far parte della Fondazione, come socio fondatore.
L’inaugurazione dell’allestimento è iniziato con l’intervento di Gino Anchisi, vice presidente dell’associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour, che ha introdotto così i diversi interventi delle autorità.
«E’ un onore per me presentare questa mostra – ha detto Gino Anchisi – realizzata dall’associazione Amici di Camillo Cavour, insieme alle istituzioni piemontesi, Regione, Provincia, città di Torino, città di Santena, Fondazione Cavour. Questa mostra è stata inaugurata il 18 gennaio scorso a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per noi, volontari dell’associazione Amici di Cavour, è stata un evento molto bello e importante, e credo anche che lo sia stato per tutto il Piemonte come per tutta l’Italia. Questa mostra è stata realizzata con il lavoro gratuito dei volontari che fanno parte della nostra associazione, nata nel 1996, a Santena, perché avevamo visto il complesso cavouriano chiuso, interdetto al pubblico. Avevamo visto la tomba di Camillo Cavour, monumento nazionale, chiusa, interdetta al pubblico. E allora abbiamo detto non si può tollerare oltre una situazione del genere nei confronti del principale artefice del processo che è sfociato nell’unità d’Italia. Da allora abbiamo lavorato e oggi presentiamo questa mostra che la Provincia di Torino ha fatto propria. Una mostra che sarà itinerante in molti Comuni della Provincia e non solo».
La parola è passata a Ugo Perone, assessore alla Cultura della Provincia di Torino: «Mi fa molto piacere essere qui, in occasione di questo momento in cui la mostra sosta da noi, presso la sede della Provincia. Sono stato anche a Roma all’inaugurazione. Ho potuto apprezzare il lavoro che è stato fatto e il significato che esso ha. E’ una mostra itinerante che, in questo momento passa nella sede della Provincia e che consente ai visitatori che non conoscessero questa sede di addentrarsi anche sopra, in altri luoghi di questo palazzo. Quindi, in qualche misura, è anche una introduzione al palazzo che ha anche esso un significato storico, non irrilevante. Basti pensare che, proprio qui, all’epoca di Camillo Cavour, vi erano delle legazioni di paesi stranieri. Mi si dice che abbiamo ospitato per due volte le legazioni inglese e portoghese. Siamo nel quartiere diplomatico e questo palazzo ha visto passare presenze internazionali nel regno del Piemonte che stava preparandosi all’unità d’Italia e anche Torino come capitale d’Italia».
Perone ha aggiunto: «Vorrei cogliere l’occasione di questa mostra per sottolineare due aspetti. Uno l’ho già in parte introdotto con questo piccolo cenno sul palazzo. Il risorgimento e l’opera di Cavour è stata resa possibile sicuramente da una rete di internazionalità di grande significato. Non sarebbe potuto accadere quello che è accaduto, se non attraverso la genialità di Cavour, di costruire anche le alleanze internazionali necessarie. Io lo dico perché sono convinto che tutto questo ha una sua attualità anche per oggi. Noi oggi non abbiamo il problema di costruire l’unità della nazione, ma abbiamo il problema di obiettivi ancora più ambiziosi che la comunità europea ci hanno aperto. Io penso che questa dimensione internazionale sia un insegnamento che dovremo trarre. Si dice sempre historia magistra vitae; sappiamo che è falsissimo e del resto sarebbe falsissimo perché, dopo 150 anni, le cose sono cambiate. Ma il magistra non va inteso nella ripetizione. Si tratta di prendere spunto. E questo è uno spunto che a me pare noi dovremo riprendere. Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è che Torino fu, in quegli anni, un centro intellettuale di grandissimo rilievo. Anche perché avendo un orientamento liberale era capace di attrarre da fuori Torino gli intellettuali migliori. Noi oggi parliamo di rientro dei cervelli, noi dovremo pensare anche alla valorizzazione, nel quadro internazionale, di tutti i cervelli che hanno la voglia di progettare il futuro. Dovremo offrire occasioni di futuro. E certamente, perché questo avvenga, gli intellettuali – nel senso lato del termine – non solo i filosofi, ma tutti quelli che creano qualche cosa, sono un tassello fondamentale».
Il microfono è passato al generale Giuseppe Maggi, comandante della Scuola di applicazione e istituto di studi militari di Torino: «Io ho gradito molto questo invito perché, come si vede in uno dei cartelli esplicativi che compongono la mostra, Camillo Cavour è stato allievo della Scuola di applicazione di Torino. E noi andiamo veramente fieri di sapere che il giovane Camillo Benso, conte di Cavour, dal 1820 al 1826, ha frequentato la regia accademia militare, poi ha continuato a anche a indossare l’uniforme, credo sino al 1832. Noi. alla scuola. conserviamo dei documenti di questo passaggio del giovane Camillo. Conserviamo anche la pagella. Ne ho fatto anche copia che ho dato all’Associazione amici di Cavour, lì si vedono già gli ottimi risultati che il giovane Camillo ha riportato durante quel periodo. E ritengo che la formazione militare abbia sicuramente influito sul suo operato successivo. Nel 1832 Cavour lascia – io dico per fortuna – la vita militare e si dedica alla vita politica e a cose che sicuramente danno lustro a Torino e al Paese. E quindi io, per questo, sono ben lieto di essere annoverato tra gli amici di Cavour».
E’ quindi intervenuto Mario Garavelli, presidente della Fondazione Cavour: «Sono lieto di essere qui. Finalmente questo Paese si sta accorgendo che è esistito Camillo Cavour e di quello che Cavour ha fatto per l’Italia. Se ne accorge molto dopo. Al di sotto del Lazio solo pochissime scuole, sono intitolate a Cavour, a fronte dei tanti licei dedicati a Mazzini e Garibaldi. Voi pensate alla trascuratezza con cui questo grandissimo uomo di stato – il più grande statista d’Italia – è stato trattato finora. Sono contento che qualcuno se ne ricordi. Ricordiamoci che a due passi da qui, in via Cavour, all’angolo con via Lagrange, c’è il palazzo dove Cavour abitava. Inoltre lui mangiava al ristorante del Cambio, sito a pochi passi dal palazzo del governo».
Mario Garavelli ha aggiunto: «Vorrei ricordare che Camillo Cavour ha una grande messe di ricordi a Santena, dove c’è una bellissima villa e un parco meraviglioso che sinora sono stati un po’ trascurati. Purtroppo proprio la trascuratezza ha aduggiato la figura di Camillo Cavour. A Santena c’è un bellissimo complesso. Se si va a visitare si può ricavare la sensazione di chi era questo personaggio. Un aristocratico che era un riformatore, con la sua famosa teoria del giusto mezzo. La sua teoria politica era stare nel giusto mezzo. E, nel giusto mezzo, lui ha fatto l’Italia. Andate a vedere Santena e vedrete come era Cavour. Questo si può capire dall’insieme delle importanti strutture che la fondazione è impegnata a rilanciare».
Ha quindi preso la parola Nerio Nesi, presidente dell’Associazione amici della Fondazione Cavour e vice presidente della Fondazione: «Sono orgoglioso di essere presidente dell’associazione Amici; questa associazione è un grande esempio di volontariato colto. Gli amici sono poche decine, ma hanno fatto un lavoro immenso. Devo dire premiato dal Presidente della Repubblica quando – nei giorni scorsi – è venuto a inaugurare questa mostra nella sede della Regione Piemonte a Roma. Questa mostra è una iniziativa importante; essa, come già detto, girerà per il Piemonte, per l’Italia: abbiamo già tante richieste. Una mi ha fatto particolarmente piacere, arriva da Reggio Calabria, una richiesta che ha un senso profondo. C’è un senso nuovo nella necessità di avere persone che ci guidino come Cavour guidò l’Italia».
Nerio Nesi ha aggiunto: «Il 6 giugno inaugureremo a Santena il restauro della tomba di Cavour a opera dell’organizzazione dei cavalieri del lavoro e di imprenditori piemontesi. In quella occasione avremo anche una mostra di cimeli, in collaborazione con altre organizzazioni culturali di Torino. Il 20 settembre 2010, data simbolica, giorno in cui bersaglieri sono entrati in Roma attribuiremo il 4° premio Camillo Cavour. La prima volta abbiamo premiato Carlo Azeglio Ciampi, che venne travolto dalla speranze e dall’entusiasmo.L’Italia ha anche bisogno di persone di questo genere. La seconda edizione è andata a Umberto Veronesi, oncologo. Per la terza edizione abbiamo scelto di premiare Piero Angela, grande comunicatore scientifico. Ora abbiamo davanti a noi le due ultime edizioni del premio Camillo Cavour; il 2010, l’anno cavouriano e poi il 2011, l’anniversario dell’Unità d’Italia.Siamo molto indecisi rispetto all’attribuzione di questo riconoscimento. Per la quarta edizione gli autorevoli membri della Commissione – che ho l’onore di presiedere – vogliono una donna che non sia la donna che sarebbe facile identificare. La più onorata d’Italia e nel mondo: Rita Levi Montalcini, ma è talmente onorata nel mondo che dare a lei il riconoscimento sembrerebbe che non ci siano altre donne meritevoli. E invece ci sono. Ci stiamo orientando. E poi c’è l’ultima edizione del premio Camillo Cavour, nel 2011. Devo dire qui una cosa, che molti già sanno. La Commissione aveva già indicato un nome: quello del Presidente della Repubblica in carica, Giorgio Napolitano, per quello che sta facendo per la difesa della Costituzione italiana. Però il Presidente ricevendomi al Quirinale mi ha detto una cosa che gli fa molto onore. Mi ha riferito che non è elegante che il Presidente della Repubblica, in carica, riceva un premio. Anche Ciampi lo premiammo quando non era più Presidente. Dunque, lì siamo indecisi. Proprio l’ultimo anno sarà dura scegliere, ma lo faremo. Abbiamo con noi la passione. Questa è la cosa che spesso manca nei giovani di adesso: gli manca la passione e la speranza. Ecco, non l’abbiamo avuta, in un’Italia che andava certamente peggio di quella di adesso. Noi abbiamo avuto la passione, crediamo in certi valori. Quei valori cui si inspirò Cavour: l’unità d’Italia, innanzitutto. Questo l’abbiamo detto ufficialmente e lo ricordava anche il Presidente della Repubblica che mi sembrava molto contento di questa cosa: il rafforzamento dello Stato nazionale e dell’Europa. Sono proprio queste le caratteristiche che connotano il nostro premio. A questo noi ci atterremo. Anche se, qualche volta, lo faremo controcorrente, ma io credo che poi, alla fine, avremo ragione».
Il microfono è passato nella mani di Antonino Saitta, presidente della Provincia di Torino: «Ringrazio i sindaci e gli amministratori locali qui presenti e che ospiteranno questa mostra. Un grazie va rivolto agli Amici di Cavour e alla Fondazione Cavour. La vostra presenza è importante e significativa. E questo mio non è un atto formale, io ho avuto modo di constatare – venendo a Santena e poi a Roma all’inaugurazione della mostra – una grande soddisfazione da parte vostra per questa vostra mostra. Con essa avete realizzato una vostra grande aspirazione, che era quella di uscire un po’ dai soliti confini; andare a Roma, per presentare la figura di Camillo Cavour. Devo dire che in questo periodo, in tante occasioni cui mi tocca ricordare Cavour per affrontare questioni odierne. Questo sta a significare la modernità di Cavour. A questo proposito ci sono due fatti importanti che voglio qui ricordare. Il primo è la discussione che c’è stata per la proposta della legge Rattazzi, quando vennero fondate la province, nel 1859. Il dibattito sul federalismo allora non è stato certamente di qualità inferiore rispetto a quello attuale. Basta rileggersi un po’ gli atti della discussione di allora, ma anche la decisione che fu assunta da Rattazzi. Le province nacquero allora. La Provincia di Torino fu istituita nel 1859 e poi quel modello, un po’ francese ma non solo, venne diffuso in tutto il Paese. Ma, sempre in questi giorni, ho avuto modo di ricordare Camillo Cavour per la grandissima lucidità e modernità nell’affrontare il tema delle grandi infrastrutture, la ferrovia in modo particolare, il traforo del Fréjus, il canale Cavour. Trattando di alta velocità, cito sempre Camillo Cavour perché mi rifaccio alle sue riflessioni sulle infrastrutture in un quadro internazionale. Si tratta di ragionamenti e decisioni che segnarono il futuro dell’Italia. Ricordo che Cavour prese a cuore un gruppo di ingegneri, tra cui c’era Sommelier, che divennero i suoi uomini, lì fece assumere al Genio e poi li mandò a studiare in Belgio, per capire cosa erano le ferrovie. E, dopo tre anni, tornarono con una grandissima specializzazione. Voglio ricordare che Sommelier fu proposto da Cavour ed eletto nel collegio di Susa. Sommelier divenne parlamentare e in quella posizione sostenne fortemente la realizzazione del traforo e della ferrovia. Dico questo solo per ricordare quello che ritengo fu un aspetto importante. Lui intendeva le ferrovie in questa dimensione internazionale, un aspetto da cogliere anche per uscire dall’angustia delle scelte municipali che molto spesso – oggi come allora – sono più portate a elementi di chiusura anziché di apertura. Quindi la figura di Camillo Cavour ha una grandissima modernità.Mi pare che voi Amici di Camillo Cavour avete fatto bene ad assumere questa iniziativa della mostra arrivata fino a Roma. Noi volentieri vi abbiamo sostenuto e, oggi, ci siamo assunti anche la responsabilità di farla conoscere nel territorio della nostra Provincia di Torino.Ho già qui un elenco di parecchi comuni che hanno chiesto di poterla ospitare: Rosta, Pianezza, Cavour Carmagnola, San Secondo, Villardora, Moncalieri, Carignano, Scalenghe, Ciriè Buttigliera e altri ancora. L’elenco cresce ogni giorno, anche oggi gli uffici mi hanno aggiunto, a mano, altri Comuni che si sono prenotati per accogliere questa mostra».
Antonino Saitta ha continuato: «In ogni caso mi pare che questa sia la dimostrazione che c’è una relazione forte tra Cavour e il nostro territorio. Ci stiamo già avvicinando alle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. Noi lavoreremo perché i 150 anni per noi sono una grandissima occasione: non è che ci candidiamo a fare qualcosa. E’ la storia che ci ha assegnato questo ruolo. E la celebrazione dell’unità d’Italia la faremo nel modo migliore possibile. Non si tratta soltanto di ricostruire un periodo storico, sempre importante, ma si tratta di raccogliere gli elementi di quel processo storico per continuare a guardare avanti. Mi sembra questo il modo migliore per ricordare chi ci ha preceduto, ma soprattutto – in questa occasione – per ricordare uno dei più grandi statisti europei, perché si tratta di questo, di Camillo Cavour. Quindi rivolgo un sentito grazie a voi volontari dell’Associazione Amici per il lavoro compiuto per mantenere vita la memoria. Perché voi l’avete mantenuto viva in un momento in cui c’era un po’ di distrazione, da parte delle Istituzioni. Continuate così. Noi vi daremo il sostegno, come stiamo già facendo con questa mostra. L’assessore Perone sarà attivo per sua convinzione, ma anche per la scelta compiuta con convinzione da tutta l’amministrazione provinciale. Noi saremo attivi quest’anno e anche il prossimo».
Poi Antonino Saitta ha rivelato una notizia che, da sola, è valsa la partecipazione a questo evento: «Come Provincia vedremo anche una partecipazione nella Fondazione Cavour come soci fondatori. E’ una cosa che mi è stata sollecitata in diverse occasioni; sappiamo che è importante. Avrò modo di parlarne, ma vi posso garantire che noi ci siamo».
L’inaugurazione è proseguita con Gino Anchisi che ha chiamato accanto alle autorità di Irma Genova: «Si tratta della persona che, con migliaia di ore di lavoro volontario, ha realizzato questa mostra che si compone di 34 pannelli trasportabili e un cd efficace che descrive il contesto e la dimensione dei fenomeni che videro protagonista Camillo Cavour che è utilizzato per fare da guida dentro un percorso che descrive il processo che porta all’Unità d’Italia».
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