SANTENA – 27 aprile 2010 – Il sindaco e l’amministrazione hanno celebrato il 25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia. Di seguito, qualche riga di cronaca dell’evento e l’intervento del sindaco Benny Nicotra, pronunciato subito dopo la deposizione di una corona d’alloro davanti alla lapide dei caduti, sita nella facciata del palazzo municipale.
Il sindaco e l’amministrazione hanno celebrato l’anniversario della Liberazione, domenica 25 aprile 2010, a partire dalle 17,15. Autorità, associazioni e cittadini si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà, davanti al municipio. Verso le 17,30 è partita una sfilata che ha percorso la piazza centrale della città. In testa la banda musicale cittadina, guidata dal M° Anna Maria Merlino, a seguire il gonfalone sorretto dagli uomini della Polizia municipale, guidati dal comandante Gianfranco Alutto. Subito dietro la corona d’alloro, sorretta da carabinieri in congedo, bersaglieri e alpini. Dietro ancora le autorità: il maresciallo che guida la caserma cittadina Giovanni Esposito, il sindaco Benny Nicotra, il vicesindaco Domenico Trimboli, il presidente della banda musicale, Roberto Migliore, qualche amministratore di maggioranza – pochi per la verità – e qualcuno delle opposizioni, il parroco don Nino Olivero e il viceparroco don Mauro Grosso. Dietro ancora dirigenti delle associazioni cittadine e 16 volontari con i gonfaloni dei sodalizi cittadini, più o meno in fila per quattro. Dietro ancora nutrite pattuglie di alpini, bersaglieri e carabinieri in congedo, e cittadini normali che, come si conviene, partecipano alla celebrazione del 25 aprile. Tra i partecipanti anche i bambini di una classe del plesso Gozzano, accompagnati dalle loro insegnanti.
Terminato il giro della piazza tutti si sono schierati davanti al municipio. Dopo la benedizione del parroco don Nino Olivero, e alcuni pezzi suonati dalla banda musicale la parola è passata al sindaco Benny Nicotra. Come uso fare da questo blog si propone l’intervento del sindaco, per la gioia dei tanti fans del primo cittadino e per gli altrettanto numerosi oppositori. Praticamente si tratta del testo integrale, con pochi e lievi aggiustamenti per rendere leggibile il parlato.
Il sindaco Benny Nicotra ha preso la parola parlando da una sorta di pulpito che l’amministrazione utilizza per le manifestazioni. Come già riferito altre volte questo ambone di inelegante ha solo due maniglie, troppo simili a quelle che si utilizzano per le casse per i defunti. Qui le due maniglie servono per spostare il pulpito. Ma ecco l’intervento del sindaco.
“Un grazie, un grazie di vero cuore a voi che oggi siete presenti qui a Santena, nella nostra piazza, a celebrare il 25 di aprile, 65 anni della libertà. Credo che questo sia un nostro dovere, credo sia il dovere di ogni cittadino.
Ringrazio della presenza il parroco don Nino Olivero, don Mauro Grosso e tutte le associazioni presenti. Ringrazio la banda musicale; con loro oggi pomeriggio eravamo al Forchino con i nostri anziani, con coloro che, purtroppo, hanno anche problemi a potersi muovere, per cui abbiamo celebrato con loro questa festa. Ringrazio vivamente il m°Annamaria, Roberto, presidente della banda e tutti voi componenti della banda per questa attenzione che avete avuto ad essere presenti alla casa di riposo, dai nostri meno giovani.
Ringrazio i bambini della classe quinta elementare del plesso di via Gozzano, che sono qui, naturalmente per rendere onore a coloro che non ci sono più, ma soprattutto anche per poi cantare l’Inno di Mameli che è un qualcosa di bello. Il nostro bel tricolore dall’arrivo del presidente Ciampi in avanti è di nuovo nel cuore di ogni italiano.
Quanti, quanti hanno dato la propria vita per portare la pace? Una pace, direi, coniugata con la libertà. Pensate quanti Paesi ancora ci sono che questa pace, questa libertà, non ce l’hanno. Oggi, nel terzo millennio ci sono Paesi che non sanno che cosa è la pace. Non sanno che cosa è la libertà. Per cui, facciamone scudo, teniamola stretta; la pace è importante per noi e per i nostri figli.
Oggi, 25 aprile si celebra il 65° anniversario della riconquista della libertà, dopo anni di guerra, pericoli e privazioni. Nel ricordo di questa importante ricorrenza che ha contribuito a trasformare l’Italia in una democrazia, basata sul rispetto dei diritti umani e della libertà individuale.
La ricorrenza della Liberazione ogni anno è l’occasione per fare un po’ il punto della situazione, sia nel nostro Comune, sia nell’Italia, sia del Piemonte.
Si tratta dell’occasione giusta per queste valutazioni. Perché gli eventi che celebriamo, cioè le vicende degli anni 1943-1945, con le loro luci e – purtroppo – anche con le loro ombre, che nessuno può cancellare, rappresentano comunque per l’Italia un evento fausto.
Una fase storica che complessivamente – proprio in base a ciò che è successo da allora ad oggi – non può che essere in modo positivo. Perché in quegli anni, duri, difficili e spesso caratterizzati da odi feroci, il nostro Paese è pur sempre passato dalla dittatura alla democrazia e dalla guerra anche civile alla pacificazione.
Una celebrazione che ci dà l’occasione per fare una valutazione degli eventi del momento e di quelli degli anni precedenti. Il momento di allora era veramente drammatico, sotto tutti i punti di vista, tanto che le previsioni sul futuro tendevano a essere fosche, un po’ per tutti gli osservatori della politica e, soprattutto, per l’economia.
Rispetto all’anno scorso si può dire che il panorama è cambiato, in modo quasi radicale. La vicenda del terremoto dell’Aquila è stata risolta in modo rapido ed efficiente per quanto riguarda l’alloggiamento delle persone che avevano perso la casa e che hanno tutte potuto passare l’inverno in case nuove e confortevoli. Consentitemi però di dire che questo risultato non era affatto scontato. In un Paese come il nostro in cui tutte le vittime degli altri terremoti sono purtroppo ancora ospitate nei container.
L’Italia, e il Piemonte in particolare, sono forti nell’industria; quindi ogni indizio di miglioramento in questo settore è di fondamentale importanza per capire che cosa ci riserverà il futuro. Credo che tutto ciò non sia casuale. Le crisi hanno il merito di far venire i nodi al pettine e in questi ultimi dodici mesi mi pare che siano state punite le economie basate sul fumo e sulla carta, mentre sono state premiate quelle fondate sulla produzione di beni concreti. Sono stati puniti i popoli che credevano nell’arricchimento facile, mentre sono stati premiati quelli che credono nel lavoro e soprattutto nel risparmio. E noi italiani stiamo nel secondo gruppo.
La gente valuta i fatti e le persone, non i discorsi astratti, ma – soprattutto – credo sia l’atteggiamento il fatto più importante, quando ci sono difficoltà. Nessuno, consentitemi, fa miracoli. Nessuno ha la ricetta ideale e la verità in tasca. Però, a prescindere dai risultati che comunque ci sono stati, la gente – io credo – ha la capacità di distinguere tra chi merita fiducia, perché sente la sua responsabilità, si impegna al massimo e fa del suo meglio per risolvere i problemi e chi invece si limita a criticare, a diffondere pessimismo e illazioni.
Ancora più controproducenti sono gli attacchi, quando sono a livello personale, mirati a screditate e delegittimare gli avversari, a forza di calunnie. Quanto più essi sono violenti, tanto più creano simpatia e solidarietà per chi ne è colpito. L’uso della calunnia può danneggiare più della verità. Gli italiani, e lo dico con tanto orgoglio, possono avere tanti difetti, ma non sono sciocchi e con il loro senso pratico sanno distinguere molto bene i fatti dalle chiacchiere, lo spirito positivo e fattivo dal malanimo e dall’ostilità preconcetta.
Chiudo qui le mie riflessioni e mi auguro che l’anno prossimo le prospettive possano essere ancora migliori per tutti noi, per la nostra Italia, per la nostra città. Viva la pace. Viva la libertà. Viva l’Italia. Grazie”.
Il discorso del sindaco ha lasciato spazio a un applauso di nove secondi. A seguire la banda musicale e la classe del Gozzano hanno suonato e cantato l’inno di Mameli. La celebrazione è proseguita con la messa presso la chiesa parrocchiale.
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