SANTENA – 2 maggio 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 2 al’8 maggio 2010.
Domenica 02 maggio 2010
Amatevi gli uni gli altri
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Gv 13,31-35
Gesù ci rivolge un comando “nuovo”
Gli apostoli e i discepoli, dopo la resurrezione, incontrano Gesù ora nel cenacolo, ora sulla via di Emmaus, ora sul mare di Tiberiade. In un certo modo è quel che accade anche a noi, di domenica in domenica. Ci ritroviamo assieme infatti per incontrare il Risorto, quello stesso Gesù che aveva detto ai suoi, con una tenerezza incredibile: “Figlioli, ancora per poco sono con voi” (Gv 13,33). Lo incontriamo in questo tempo, mentre tanti pensano sia poco importante e poco utile andargli vicino e ascoltare la sua voce. Eppure nel cuore di ogni uomo e di ogni donna ci sono le lacrime, c’è il lutto, c’è il lamento e soprattutto le difficoltà della vita. Chi dimentica di incontrare colui che ha vinto la morte, risorgendo alla vita, resta da solo con le sue povere energie, con i suoi poveri sentimenti, magari pieni di autosufficienza; costui viene a scoprire presto l’affanno del vivere, mentre la parte migliore della sua umanità finisce con l’oscurarsi. Basta alzare gli occhi dalla propria vita e guardare verso altre terre per accorgersi di quanta morte, di quanti lutti e lamenti ci sono ancora nel mondo. E noi non facciamo nulla! Senza dubbio potremmo almeno gridare di più contro lo scandalo di tante ingiustizie e prevaricazioni. Come possiamo essere così indifferenti, come possiamo correre così in fretta nella nostra vita, quasi ubriachi dei nostri problemi, individuali o nazionali? Come si può vivere, discutere, dialogare e affrontare anche la stessa vita pubblica, senza incontrare il dolore e la morte, senza essere spinti verso la costruzione di un mondo diverso?Il credente va incontro alla parola del Risorto e invoca un giorno diverso: quel giorno in cui non si levino più lamenti poiché la morte, con tutto il suo potere oscuro, è stata debellata. Le cose vecchie sono ancora troppo forti; è necessario operare e sperare per le cose nuove, perché il male e i suoi seguaci non dominino più sul mondo. Non è un appuntamento abitudinario, quello che convoca i fratelli e le sorelle attorno al Risorto. È un momento grave ed esaltante. Quella sera del giovedì dell’Ultima Cena, Giuda era appena andato via, e l’atmosfera si era fatta come più serena e familiare: allora Gesù diede loro “un comandamento nuovo”. Ogni domenica è così. Il comando che Gesù ci rivolge è un comando “nuovo” : “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (v. 34). “Nuovo” vuol dire “ultimo”, “definitivo”, potremmo dire anche “unico”, “fondamentale”. Quando attorno alla tavola del Signore – quella tavola che ogni domenica ci viene apparecchiata (anche se noi la lasciamo talora deserta) – si cominciano ad ascoltare queste parole e ci si ama (o cerchiamo di amarci) come egli ci ha amati, si accende in noi un amore più grande, più largo, che trascende i nostri abituali confini. Di qui nasce il desiderio di un giorno diverso, migliore, il desiderio della fine di ogni tristezza, di ogni dolore, di ogni potere oscuro. Non è chiesto ai cristiani di costruire la città cristiana, la città sacra; tuttavia, stretti attorno al Signore, sentiamo una voce che dice: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà “il Dio con loro”. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,3-5).
La vicinanza al Risorto ci tocca e ci trasfigura: il cielo e la terra nuova iniziano quando cominciamo ad amarci come il Signore ci ha amati. Abbiamo allora la trasfigurazione non solo di singole persone, bensì di un gruppo, non importa se piccolo o grande. Gesù stesso aveva detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). E dove vive il Signore non vivono più le cose vecchie: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). È stata soprattutto la pratica dell’amore, afferma Tertulliano, a imprimere quasi un marchio di fuoco agli occhi dei pagani: “Vedete come si amano” – dicono (mentre essi si odiano tra loro) – “e come sono pronti a dare la vita l’uno per l’altro” (mentre essi preferiscono uccidersi tra di loro). Il comandamento “nuovo” non è solo il distintivo di appartenenza a Cristo, è il volto stesso del Signore risorto che vive in quel piccolo gruppo di poveri discepoli che cercano di metterlo in pratica.
Comunità di Sant’Egidio
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Lunedì 03 maggio 2010
Io sono la via, la verità e la vita
In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù:”Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.
Gv 14,6-14
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Martedì 04 maggio 2010
Vi do la mia pace
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Gv 14,27-31
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Mercoledì 05 maggio 2010
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Gv 15,1-8
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Giovedì 06 maggio 2010
La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Gv 15,9-11
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Venerdì 07 maggio 2010
Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Gv 15,12-17
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Sabato 08 maggio 2010
Vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Gv 15,18-21
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Blog: rossosantena.it