Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 23 al 29 maggio 2010

SANTENA – 23 maggio 2010 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per  i  giorni dal 23 al 29 maggio 2010.

Domenica 23 maggio 2010

Se mi amate, osserverete i miei comandamenti

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Gv 14,15-16.23-26

L’unità nella diversità

Secondo il quarto Vangelo, Gesù risorto, il giorno stesso della sua risurrezione, venne in mezzo ai suoi discepoli, li salutò consegnando la sua pace e facendosi riconoscere attraverso i segni della passione e morte impressi nelle mani e nel costato, e “alitò su di loro dicendo: Ricevete lo Spirito santo”. Negli Atti degli apostoli, dopo che Gesù è salito al Padre, mentre i discepoli sono riuniti insieme in un unico luogo, scende lo Spirito santo, come suono e vento gagliardo, come fuoco espresso in lingue fiammeggianti. I racconti di Giovanni e di Luca vogliono soprattutto dirci che il medesimo Spirito, che inviato dal Padre ha risuscitato Gesù da morte e gli ha dato una nuova vita, è anche stato consegnato da Gesù ai suoi discepoli, sicché Gesù e la sua comunità vivono di uno stesso spirito, lo Spirito santo. Pentecoste significa dunque pienezza dell’epifania pasquale, perché le energie del Risorto si riversano nella sua comunità la quale, grazie allo Spirito santo, giunge alla fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, alla capacità di testimoniarlo e annunciarlo nella storia e nella compagnia degli uomini.

Pentecoste, per il popolo di Israele, era la festa memoriale del dono della Legge al Sinai, la festa dell’alleanza. Ora, per la comunità di Gesù il dono dello Spirito la rende celebrazione dell’alleanza nuova, ultima, definitiva. Gesù non ha lasciato sola la sua chiesa, né con l’ascensione al cielo è avvenuta una separazione tale da mettere fine alla sua azione nel mondo: la comunità dei credenti, infatti, condivide con Gesù Signore la stessa vita, lo stesso Spirito, e questo la abilita a continuare l’azione di Gesù: “annunciare la buona notizia, fare il bene, guarire quelli che sono sotto il potere del demonio”. Come Gesù fu consacrato in Spirito santo e così abilitato alla missione, altrettanto accade alla sua chiesa nelle Pentecoste (cf. At 10,38). Proprio per questo il quarto Vangelo mette in risalto che il dono dello Spirito è dato affinché i discepoli annuncino la remissione dei peccati e radunino i figli di Dio dispersi, mentre gli Atti testimoniano che l’annuncio del Cristo risorto è fatto dalla chiesa in lingue diverse, come lo Spirito concedeva agli apostoli di esprimersi (cf. At 2,3-4). Ricevuto lo Spirito santo attraverso il miracolo delle lingue di fuoco, le parole che annunciano il Risorto, la buona notizia, sono comprese da Parti, Medi, Elamiti e dai vari abitanti dei numerosi paesi dell’area mediterranea. Scrive Bernardo di Chiaravalle: “Lo Spirito scese sopra i discepoli in lingue di fuoco affinché dicessero parole di fuoco in tutte le lingue di tutte le genti e annunciassero una legge infuocata con lingue infuocate”. Raduno dei figli di Dio dispersi, anti-Babele, la festa di Pentecoste è l’inizio degli ultimi tempi, i tempi della chiesa. A Babele era avvenuta la confusione delle lingue e il tentativo di collegare stabilmente terra e cielo con la costruzione di una torre che saliva al cielo, ma a Pentecoste avviene il miracolo delle lingue udite e comprese da tutti, ed è lo Spirito che scende a mettere in comunicazione e comunione Dio e gli uomini. E’ il miracolo della ritrovata comprensione in un’unica parola! Sì, le lingue degli uomini restano diverse, e questa pluralità di lingue, di culture, di storia non è annullata: lo Spirito santo, infatti, crea un’articolata unità, un’unità plurale, come molti doni e molte membra vengono composte nell’unico corpo del Signore che è la chiesa. La diversità deve sussistere senza annullare l’unità e l’unità deve affermarsi senza sopprimere la molteplicità. Il miracolo delle lingue suscitato dallo Spirito indica alla chiesa il compito di conciliare l’unità della Parola di Dio con la molteplicità dei modi in cui essa deve essere vissuta e annunciata nell’unica comunità dei credenti e in mezzo a tutte le genti: è così che la chiesa non deve imporre un proprio linguaggio, ma deve entrare nei linguaggi degli uomini per annunciare le meraviglie di Dio secondo le loro diverse forme e modalità di comprensione. Lo Spirito effuso a Pentecoste impegna ancora oggi la chiesa a creare vie e inventare modi per fare dell’alterità non un motivo di conflitto e di inimicizia, ma di comunione. Così la chiesa, ogni comunità cristiana, potrà essere segno del Regno universale che verrà e a cui è chiamata l’umanità intera attraverso, e non nonostante, le differenze che la attraversano. Tutto questo acuisce la sensibilità e l’attenzione che i cristiani devono avere per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni. La coscienza delle radici ebraiche della fede cristiana, dell’ebraicità perenne di Gesù, di Israele come popolo dell’alleanza mai revocata e, al tempo stesso la coscienza della destinazione universale della salvezza cristiana, della molteplicità delle genti e delle culture in cui è chiamato a inseminarsi l’evangelo, dovrebbero far parte del corredo di ogni cristiano maturo. Così come dovrebbe farvi parte la consapevolezza che l’ecumenismo è elemento costitutivo della fede del battezzato, chiamato, in quanto seguace di Gesù Cristo, a pregare e operare per rimuovere lo scandalo della divisione tra i cristiani.
Enzo Bianchi
Dare senso al tempo Le feste cristiane

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Lunedì 24 maggio 2010

Vendi quello che hai e dallo ai poveri

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Mc 10,17-27


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Martedì 25 maggio 2010

Gli ultimi saranno primi

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Mc 10,28-31

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Mercoledì 26 maggio 2010

Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mc 10,32-45

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Giovedì 27 maggio 2010

Che io veda di nuovo!

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Mc 10,46-52

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Venerdì 28 maggio 2010

Perdonate, perché anche il Padre vostro perdoni a voi

[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
Mc 11,11-25

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Sabato 29 maggio 2010

Con quale autorità fai queste cose?

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Mc 11,27-33

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