Santena, Conferenza dei servizi per il rogo Pegaso: a fronte di 640mila euro di fatture sono disponibili 70mila euro

Santena – 27 novembre 2010 – Di seguito, quanto successo in sede di Conferenza dei servizi in merito alla vicenda Pegaso. In sintesi, a fronte di 640mila euro di fatture, più iva, arrivate al Comune, il settore Protezione civile della Regione Piemonte ha detto di avere la disponibilità di 70mila euro. La Provincia con l’assessore all’ambiente Roberto Ronco si è impegnato a reperire qualche fondo e ha proposto di rappresentare la situazione all’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile Roberto Ravello, anche per tentare di coinvolgere il Ministero, l’unico in grado di far fronte alle somme chieste dalle ditte intervenute per raccogliere e smaltire le acque utilizzate dai vigili del fuoco per spegnere l’incendio alla Pegaso. Il sindaco Benny Nicotra ha parlato chiaro: «Il Comune non pagherà neanche una fattura». E’ un pezzo un po’ lungo, ma vale la pena arrivare sino in fondo. Buona lettura.

Il primo che ha preso la parola è stato il sindaco Benny Nicotra: «Il rogo alla Pegaso dello scorso marzo ha toccato molto la nostra comunità. Tutti insieme, Vigili del fuoco, Comune, Arpa, Asl, Regione, Provincia e volontari della Protezione civile abbiamo agito con tempestività. Ora lo si può dire: a fianco della Pegaso c’erano i serbatoi di paraffina della Ser: siamo riusciti a evitare che il rogo si trasformasse in un disastro. Oggi, in apertura della conferenza dei servizi mi corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro che hanno portato il loro contributo per la gestione dell’emergenza relativa allo stabilimento di via Asti 46»

Il sindaco ha aggiunto: «Noi non abbiamo smaltito rifiuti. Noi abbiamo prelevato le acque impiegate per spegnere il rogo per evitare che andassero a inquinare l’ambiente circostante. I dirigenti dell’Arpa mi avevano consigliato di aspirare le acque che servivano per fermare l’incendio per poi smaltirle nelle strutture preposte per la loro depurazione. A distanza di sette mesi dall’incendio le ditte delle imprese Cogeis di Quincinetto e Car Jet di Castagnole Piemonte che hanno prelevato e smaltito le acque usate per lo spegnimento, lavori rispettivamente per 140mila e 500mila euro, non sono ancora state pagate. Questa conferenza dei servizi – come scrive stamattina il settimanale il mercoledì – è stata convocata per capire chi pagherà queste spese. Io nel maggio scorso avevo già chiesto un primo tavolo di incontro con il Prefetto; visto che le risposte tardavano ad arrivare a inizio di novembre ho ritenuto di convocare una conferenza dei servizi, così come prevede la legge 241 del 1990. Dobbiamo risolvere le problematiche aperte perché le ditte che hanno lavorato hanno il diritto di sapere chi è che dovrà saldare le loro fatture».

E’ quindi intervenuto Nicola Falabella, responsabile della Direzione tecnica del Comune: «Per prima cosa volevo ringraziare tutti i presenti e soprattutto chi ci ha aiutato nei giorni del marzo 2010, quando è accaduto l’evento della Pegaso. Innanzitutto voglio ricordare che per noi l’emergenza non è finita. E’ terminata dal punto di vista operativo, ma ci sono soggetti, imprese e cittadini che hanno diritto ad avere risposte, anche immediate, perchè a distanza di diversi mesi il problema ancora non è stato compiutamente inquadrato. Noi all’indomani dello scoppio dell’incendio abbiamo immediatamente attivato il nostro sistema operativo di protezione civile».

Falabella ha aggiunto: «Che cosa dice la legge nazionale e regionale su l’attivazione delle prime emergenze? Innanzitutto classifica quelle che sono le emergenze in atto e, sostanzialmente, individua tre livelli di emergenza. Quelle che possono essere gestite direttamente dagli enti locali. E parliamo delle emergenze che un normale Comune delle nostre dimensioni può affrontare. Si tratta della tipologia A. Quando gli eventi per la loro natura ed estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni la tipologia è la B. In tal caso il Comune deve comunicare agli enti sovra comunali – alla Provincia e alla Regione – l’attivazione di questa emergenza. Infine, nel caso gli interventi vadano al di là delle competenze regionali – parliamo di calamità naturali, catastrofi, o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, a questo punto interviene la Protezione civile nazionale che prende in mano la vicenda che gestisce direttamente l’emergenza. In tal caso la tipologia è la C. Questo è scritto nella legge nazionale e nella legge regionale, la numero 7 del 2003, che classifica gli eventi calamitosi in funzione della tipologia dell’evento e della sua gravità e della sua estensione territoriale e individua le amministrazioni cui compete il coordinamento dei servizi di soccorso e l’assistenza delle popolazioni colpite».

L’ingegnere del Comune ha aggiunto: «Il sindaco, che resta l’autorità locale che cosa fa: per prima cosa definisce l’ambito di questa competenza. Noi ci siamo accorti subito che la competenza andava ben al di là delle nostre capacità. Nel caso della Pegaso non parliamo dell’incendio di un appartamento o della buca in mezzo alla strada dove noi mandiamo i cantonieri o i nostri volontari con le nostre attrezzature e risolviamo tutto noi. Qui c’era una emergenza, con intervento diretto dei Vigili del fuoco con squadre arrivate da tutta la Provincia. C’è stato un incendio che interessava attività atte a smaltimento di materiali speciali. I Vigili del fuoco sono stati presenti ininterrottamente per dieci giorni. Noi abbiamo subito capito che non era una emergenza di tipo locale».

«Quali sono gli obblighi dell’autorità,  in questo caso il sindaco – si è chiesto Nicola Falabella –. La legge regionale dice che, come primo atto, il sindaco deve immediatamente comunicare agli organi superiori l’attivazione di questa emergenza. Cosa che è stata puntualmente fatta. Il giorno 18 marzo, il sindaco inoltra una comunicazione agli organi superiori, che sono: il Prefetto, come rappresentante dello Stato; la Provincia di Torino e parliamo del servizio di protezione civile; la Regione Piemonte, il servizio di protezione civile. Questa prima comunicazione è partita il giorno successivo all’evento, quando si è capito la portata dell’incendio. Che cosa si diceva in questo documento? Si affermava che viste le dimensioni e l’entità dell’evento, nella considerazione che l’incendio non era stato ancora domato e le fasi di messa in sicurezza erano tuttora in corso – fermo restando che il Comune non è strutturato per fronteggiare questo tipo di criticità –  si chiedeva un diretto intervento agli enti superiori. Noi abbiamo scritto al Prefetto, alla Regione e alla Provincia. Sempre in tale comunicazione si aggiungeva che “per la gestione dell’emergenza in atto, in questa prima fase di urgenza l’amministrazione comunale ha autorizzato interventi e spese  a supporto delle attività dei Vigili del fuoco”. Signori miei, più chiaro di così il Comune non poteva essere. In sostanza noi abbiamo detto che i Vigili del fuoco intervenuti per lo spegnimento hanno bisogno di un supporto che va al di là delle capacità organizzative del comune e noi abbiamo chiesto direttamente agli enti superiori di intervenire. In questo modo, e conformemente a quanto dice la legge, si è attivato il sistema di protezione civile.  Tanto è vero che immediatamente la Regione ha risposto, così come la Provincia e il Prefetto. E quindi si è attivato questo Comitato di protezione civile, con la presenza degli enti competenti. La competenza data in virtù delle leggi dello Stato, non è discrezionale. Il sindaco, in questa fase, è sempre l’autorità locale che può emanare provvedimenti amministrativi che vincolano gli esterni  e ogni decisione è stata presa all’interno di questo comitato. Il Comitato si è riunito sempre con la partecipazione attiva della Regione, con la Provincia e di tutti gli enti interessati, con tecnici e collaboratori dell’Asl, dell’Arpa e dei responsabili dei Vigili del fuoco. E per tutto quello che si riteneva opportuno decidere in quella sede il sindaco faceva i naturali provvedimenti di rito».

Nicola Falabella ha proseguito: «Uno dei primi provvedimenti del sindaco è arrivato quando i Vigili del fuoco hanno chiesto l’intervento urgente di strutture esterne a supporto per puntellare il capannone, smassare il materiale incendiato e fare tutta una serie di lavorazioni tali da consentire il corretto spegnimento.  Ricordo che l’emergenza è durata per 7-8 giorni. Con un  provvedimento proprio il sindaco – e qui sempre dietro indicazione del Comitato di protezione civile, su richiesta dei Vigili del fuoco e  dell’Arpa – incarica le ditte esterne a supporto dei vigili del fuoco. Come Comune sin da subito abbiamo attivato tutte le forze disponibili e parliamo dei vigili urbani,  dei volontari di protezione civile, nonché il gruppo provinciale dei volontari per la gestione della viabilità e  per la sorveglianza delle aree provvisorie di accantonamento  e stoccaggio del materiale combusto. Tutta la struttura era già operativa, ma per i Vigili del fuoco non era sufficiente a garantire un corretto e immediato spegnimento oltre che a evitare il pericolo di inquinamento delle falde tramite i fossi percolatori. Allora l’Arpa e i Vigili del fuoco hanno imposto l’attingimento a  ditte esterne per asportare e trattare le acque provenienti dallo spegnimento del rogo. Come sono state individuate queste ditte? Questo noi lo abbiamo spiegato in tutte le ordinanze. La Regione naturalmente ha fornito gli elenchi delle ditte disponibili in casi di protezione civile. Noi ne abbiamo sentito due o più; hanno fatto il sopralluogo ci hanno presentato una offerta. Non c’era tutto questo tempo per formalizzare la gara, ma comunque un embrione di gara è stato in ogni caso sempre garantito. Abbiamo aggiudicato l’offerta migliore e già il giorno dopo noi avevamo la disponibilità della ditta Cogeis.  Per quando riguarda l’altra ditta per lo smaltimento noi ci siamo rivolti alla Smat, il nostro gestore delle acque:  noi non avevamo il tempo di fare la gara di appalto per trovare una ditta capace di movimentare litri e litri di acqua. La Smat ci ha spiegato che non aveva mezzi diretti e ci ha indicato la ditta che si è aggiudicata la gestione del servizio di smaltimento delle acque da trattare. Va da sé che l’appalto l’aveva fatto la Smat per noi».

Sempre l’ingegner Falabella ha continuato: «Quindi noi con l’ordinanza del sindaco abbiamo individuato queste due ditte a servizio e a supporto dell’attività di protezione civile disposta dai Vigili del fuoco. Già in questa ordinanza, visto che comunque tutti questi provvedimenti erano conseguenti a quanto veniva deciso in sede di comitato di protezione civile, con la presenza di tutti gli enti, è stato detto chiaramente, come riporta l’ordinanza numero 21, “di dare atto che tutti gli interventi per le operazioni di messa in sicurezza del sito, riconducibile a quanto disposto nelle precedenti ordinanze, la numero 17 e la 20 oltre che alla presente la 21, costituiscono opere di protezione civile e pertanto i relativi costi rientreranno nelle competenze del servizio di protezione civile della Regione Piemonte”. Il sindaco in tutta la vicenda ha sempre detto e ricordato a tutti che prima di prendere qualsiasi decisione era il sistema di protezione civile che stava fronteggiando questa emergenza. Non era né il Comune, né la Provincia, né la Regione, né la Prefettura, ma un organismo bene individuato dalla legge e a cui competono i rispettivi ruoli».

Dopo questa lunga premessa, Nicola Falabella è arrivato al dunque: «Ora, perché abbiamo chiesto questa riunione? Proprio perché a distanza di 7-8 mesi ancora il cerchio non si è chiuso. E il cerchio si chiude quando chi è intervenuto  a darci una mano – e ringraziamo ancora la ditte che hanno svolto questo prezioso servizio – sarà pagato.  Noi qui dobbiamo dare risposta certa che è già nella legge e nelle ordinanze sindacali e nei provvedimenti e  in tutti gli atti che noi abbiamo prodotto. Noi qui oggi dobbiamo dare risposte certe».

Il microfono è passato a Guglielmo Lo Presti, dirigente  del servizio Legale del Comune: «Nella corrispondenza che è intercorsa tra gli enti, successivamente alla chiusura della fase di emergenza e riferita principalmente ai pagamenti, dal nostro punto di vista strettamente giuridico e legale, ci sono degli equivoci. Crediamo che la Prefettura abbia sostanzialmente inquadrato correttamente il problema inquadrando l’intervento nell’ambito della protezione civile. Altrettanto non è stato fatto da parte della Regione Piemonte e da parte della Provincia. La Regione, invitata a rispondere dalla Prefettura,  fa riferimento a interventi di bonifica, a principi secondo cui chi inquina paga. Sempre la Regione fa riferimento alla normativa del Codice dell’ambiente e tutta una serie di normative che nel caso di specie – quantomeno dal nostro punto di vista – sono inconferenti. Infatti, sempre secondo noi non c’è un minimo accenno al vero intervento che è un intervento di protezione civile. Nella vicenda della Pegaso noi non abbiamo bonificato il sito. Noi abbiamo preso le acque utilizzate dai vigili del fuoco e abbiamo semplicemente impedito che queste acque andassero nella falda. Visto il lavoro fatto il richiamo della Regione al principio che afferma che chi inquina paga, dal punto di vista giuridico lo riteniamo inconferente.  Chi ha inquinato? I vigili del fuoco? Non scherziamo…».

Guglielmo Lo Presti ha aggiunto: «Altrettanto vorrei dire per la missiva della Provincia in cui si fa riferimento all’inquinamento della matrice ambientale. Qui si sta parlando della raccolta e dello smaltimento delle acque utilizzate per spegnere il rogo. Sicuramente ci dovrà essere una fase due per il rogo che ha coinvolto la Pegaso, relativa alla bonifica del sito. Qui si sta parlando di altro. I rifiuti sono ancora lì, il problema della bonifica sarà successivo.  Qui si parla della fase uno e cioè dell’intervento di protezione civile. Quello che noi abbiamo smaltito sono le acque, noi non abbiamo toccato i rifiuti, tranne nelle misure strettamente necessarie per le operazioni di soccorso e di emergenza. La Prefettura, nell’ultima risposta arrivata in ordine alla convocazione della Conferenza dei servizi ha dato una risposta chiara e precisa: l’intervento tecnicamente è classificabile – come e stato correttamente classificato sin dall’inizio dal nostro ente – nella tipologia B prevista dalla legge regionale 7-2003. In sostanza la Prefettura ha detto che gli oneri competono alla Regione Piemonte».

«L’importo delle fatture può apparire elevato – ha detto Lo Presti – io penso che sarà il caso anche di discutere di questo, però questo lo vedremo in un momento successivo. Abbiamo indetto la conferenza dei servizi per fare chiarezza. Le ditte non hanno fatto nessun intervento di bonifica: abbiamo solo evitato che le acque andassero in falda e nel sistema fognario per cagionare danni e  pregiudizio al territorio, oltre che alla salute dei cittadini».

L’ingegner Nicola Falabella ha quindi spiegato che a seguito dello sprigionarsi dell’incendio «L’intervento immediato lo hanno fatto i vigili del fuoco. Quando  i vigili hanno chiesto al Comitato di protezione civile un ulteriore intervento perché non erano nella possibilità di spegnere l’incendio, il sindaco, sentito il Comitato ha notificato una ordinanza alla proprietà del capannone e ai gestori dell’impianto. Il sindaco ha chiesto al proprietario e al gestore dell’impianto di intervenire direttamente a supporto dei vigili del fuoco. Passate una decina di ore, acquisite le comunicazioni della ditta e del proprietario dell’immobile che si sono detti impossibilitati ad agire ecco che il Comune si è sostituito al privato e ha individuato le due ditte che hanno iniziato a operare a fianco dei Vigili del fuoco».

Ha quindi preso la parola Franco De Giglio, del settore Protezione Civile della Regione Piemonte: «Vorrei fare alcune precisazioni. Intanto la lettera della Regione citata dall’avvocato Lo Presti è stata scritta dalla direzione Ambiente; io qui parlo per conto della protezione civile. Il mio è un intervento in linea tecnica, a memoria di quello che è stato il nostro apporto nelle fase di emergenza. A memoria di quello che è stato detto in quella sede e anche di quello che è stato scritto in atti ufficiali. Dico anche che in alcune parti secondo me il Comune ha proceduto con qualche forzatura. Io qui credo di poter ripetere quello che ho detto in quei giorni, senza temere di essere smentito. Anche la nota della Prefettura cui ha fatto riferimento Lo Presti noi non l’abbiamo mai ricevuta».

Franco De Giglio ha affermato: «In apertura l’ingegner Falabella ha sostenuto che il rogo alla Pegaso potrebbe essere di tipologia B che, nelle legge nazionale e anche nella legge di protezione civile regionale, è un evento sovra comunale. Un evento a  gestione provinciale configurerebbe però un tavolo di gestione della crisi non già in ambito del Comune ma un tavolo a livello sovra-comunale e quindi con l’ente preposto a  gestire questo evento di tipo B che è la Provincia, insieme alla Prefettura. A Santena questo non è successo. Dico questo perché quanto riferito dal Comune mi sembra un tantino forzato, ma non voglio stare qui a fare il pistino nell’interpretazione delle leggi. Dico questo perché se no potrei anche dire che, per quel che riguarda la legge 7 del 2003 prevede un intervento regionale  quando risultino coinvolte due o più province. Detto questo dico anche che non mi sembra il caso di richiamare queste cose».

«Io ritengo che il Comune abbia correttamente gestito le fasi dell’emergenza – ha detto De Giglio – convocando e attivando un tavolo e un centro operativo comunale. Gli enti convocati, per quanto di competenza, hanno cercato di fornire il loro contributo e quindi sono andati a supporto in base al principio di sussidiarietà per aiutare laddove il Comune non ce la faceva sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista finanziario. E’ chiaro che, all’inizio, in un intervento del genere anche la quantificazione degli oneri finanziari sfugge un po’ a tutti. E comunque la Regione, che è stata chiamata fin dall’inizio e cui è stato da subito chiesto un intervento di tipo finanziario ha subito fatto presente il tipo di risorse che poteva mettere a disposizione. La legge 7 del 2003 con un apposito regolamento, dispone le modalità di utilizzo del fondo regionale di protezione civile che può essere utilizzato in situazioni di emergenza, in senso lato, a supporto dei comuni. Questa è una cosa che già avevo detto in quelle sere in cui si è riunito il tavolo. Avevo detto in quella sede che, avendo sentito il mio direttore di allora, avevo dato disponibilità per la parte Protezione Civile della Regione per poter attivare questo fondo nell’ambito delle disponibilità esistenti. Io avevo anche detto che questo fondo è ripartito a  livello nazionale tra le Regioni e comporta un importo complessivo per la Regione Piemonte di circa 800mila e rotti euro, di cui il 60 per cento viene dato alle Province che se lo ripartiscono sulla base di loro criteri interni. Il restante 40 per cento rimane alla Regione Piemonte: il 40% per cento di circa 800mila euro sono circa 300mila e rotti euro. Quindi io avevo già detto in quella sede che non era assolutamente pensabile una esposizione finanziaria da parte della Regione Piemonte Protezione civile oltre i 70mila euro. Ricordo a tutti che questi 300mila e rotti euro sono un borsino che noi abbiamo a disposizione per tutto il 2010. E quindi non si può certo pensare di poterli utilizzare tutti in una sola emergenza. Nel corso delle riunioni a Santena e nel corso di incontri che ci sono stati con i rappresentanti del Comune presso la nostra sede, con l’allora direttore ingegner Ercole si era parlato di una certa cifra che noi potevamo garantire, che era intorno ai 70mila euro. Questo è quanto era stato detto all’inizio. Questo è l’ordine di grandezza delle risorse che il settore Protezione civile della Regione può mettere a disposizione. Questo possiamo mettere in conto. Ho sentito il  mio nuovo direttore Vincenzo Cocco che mi ha detto di confermare quello che era stato sinora riferito».

Le parole del funzionario della Regione hanno gelato i rappresentanti del Comune. De Giglio ha continuato: «Devo dire anche che è vero che nell’ordinanza numero 21 si fa riferimento a quanto riferito dall’ingegner Falabella. Però questa mi sembra una forzatura: l’ordinanza è un atto unilaterale, non viene concordato prima con gli enti. Se avessimo visto prima la frase in cui si dice che essendo un intervento di protezione rientra comunque tra i compiti del settore Protezione civile della Regione Piemonte avremo contestato questa dicitura così netta. Noi come Protezione civile, Regione Piemonte dal punto di vista finanziario possiamo dare il nostro apporto per quelle che sono le opere riferite all’intervento tecnico dei Vigili del fuoco solo in una prima fase, per dare la possibilità ai vigili di svolgere il loro lavoro. Poi per noi non è neanche più un evento di protezione civile. Per cui con lo spirito collaborativo di allora e senza voler in qualche modo alimentare polemiche interpretative sulla legge e sulla gestione io ho il mandato da parte del mio direttore regionale di riconfermare l’impegno della Regione Piemonte settore Protezione civile per un importo di 70mila euro che, se oggi viene in qualche modo gradito, abbiamo la necessità di impegnare entro il 30 novembre 2010. Io la determina l’ho già anche preparata per cui aspetto solo di capire come andare  avanti».

Dopo l’intervento dell’esponente della Regione il primo che ha aperto bocca è stato il sindaco Benny Nicotra: «A sentire De Giglio mi viene un attimo un dubbio. Voi come Protezione civile per tutta la Regione avete disponibili solo 800mila euro? Come pensate di far fronte al compito che vi è attribuito? Quelle risorse mi sembrano appena sufficienti a manutenere i mezzi e per spostarsi da una provincia all’altra.  Mi viene da esternare questa mia disapprovazione perché  fin dall’inizio in tutte le riunioni io ho sempre espresso lo stesso concetto:  non sarà il Comune che paga. Lo dicevo sempre  a tutte le riunioni; io come Comune mi sono sostituito al Ministero. Durante le riunioni a Santena nessuno ha mai quantificato le somme messe a disposizione. Con i 70mila euro che la Regione ha disponibili paghiamo appena l’8 per cento della somma fatturata».

Il sindaco Benny Nicotra ha aggiunto: «Io oggi come ieri dico che non mi sostituisco a quello che non è di mia competenza. Perché le fatture non le pagherà la  città di Santena.  Se lo facessi darei inizio a una procedura che non mi compete.  C’è una lettera della Prefettura che dice cose diverse. Io nei mesi scorsi avevo chiesto al Prefetto un tavolo per poter garantire la remuneratività a chi ha effettuato il lavoro. De Giglio ha ricordato che la Regione è in fase di variazione di bilancio. Dopo la conferenza io chiedo alla Regione di rimpinguare i capitoli per poter pagare le fatture. Il tavolo di crisi per il rogo alla Pegaso si riuniva anche due volte al giorno, ci siamo incontrati anche di notte per fronteggiare questa emergenza. Abbiamo messo in atto una procedura attenta sotto un profilo giuridico e tecnico.  Abbiamo operato come chiesto dai Vigili del fuoco. Abbiamo dovuto individuare e allestire siti provvisori per spostare il materiale combusto. Abbiamo spostato materiali fumanti. Abbiamo messo i materiali combusti in contenitori poi sistemati nel parcheggio del cimitero nell’area industriale della circonvallazione».

Il sindaco ha concluso: «Oggi io vi dico che sono molto determinato: il Comune non pagherà neanche una fattura. A De Giglio dico, diglielo al tuo nuovo direttore: deve rimpinguare il capitolo perché le fatture le deve pagare il settore della Protezione Civile della Regione Piemonte. La Regione deve trovare i soldi, se non sarà il settore Protezione civile dovranno arrivare dall’Ambiente. Sarà il caso che in Regione vi parliate perché il Comune non pagherà nessuna fattura».

Franco De Giglio ha subito replicato: «Noi, per primi, siamo coscienti di quello che è stato fatto e  del livello di esposizione che il comune ha dovuto affrontare anche solo come atti amministrativi nell’affidare  gli incarichi. Io avevo fatto una premessa, in spirito di collaborazione. Io intendo riaffermare che nel corso degli incontri che ci sono stati presso la nostra sede nell’ufficio dell’allora direttore abbiamo parlato dei 70mila. Vi abbiamo anche detto chiaro che, visto la nostra disponibilità sull’annualità 2010 del fondo noi più di quello non potevamo e non possiamo mettere. Rispetto al bilancio ricordo che a seguito del rinnovo del consiglio regionale abbiamo avuto il bilancio preventivo approvato solo a luglio.  La disponibilità a iniziare a operare nei capitoli è arrivata solo a settembre. Noi abbiamo potuto iniziare a fare impegni solo in settembre. Devo anche dire che alcuni capitoli non sono neanche coperti al 100 per cento delle somme iscritte. Abbiamo solo una copertura al 70 per cento  e immagino che tale rimarrà fino alla fine dell’anno. Per quel che riguarda i capitoli nostri della protezione civile non credo che siamo in tempo a fare assestamenti.  Piuttosto capiterà che quello che non si è impegnato al 30 novembre finirà tutto nel calderone della Regione. Io riferirò al mio direttore, ma non credo che si possa fare un qualcosa di molto diverso da quanto vi ho riferito. Io penso che possiate ancora provare la carta di scrivere direttamente all’assessore all’Ambiente che è lo stesso della Protezione civile. Mi rendo conto che la problematica vostra è importante e quindi forse va posta ai più alti livelli. Quello che posso dire è che io quando mi alzerò da qui tornerò in ufficio per mandare avanti l’impegno di 70mila euro a favore del Comune. Noi non possiamo impegnare a favore di altri che non sia il Comune:  questo prevede il fondo della legge regionale.  Se questo è un altro ulteriore problema non so davvero andare avanti».

Roberto Ronco, assessore provinciale all’Ambiente, ha detto: «Ritenevo fosse urgente fissare un incontro in cui ci parlassimo. Fino a  quando non si è tutti intorno al tavolo c’è sempre il rischio che si creda che sia l’interlocutore assente ad avere la soluzione del problema. Credo che la vicenda Pegaso  rappresenti un argomento molto complicato. Intanto tocca diversi settori, anche dal punto di vista organizzativo e istituzionale. Parliamo di protezione civile e di ambiente, ma vedo che in un percorso ordinario non stiamo trovando una soluzione. Si tratta di una situazione straordinaria. Ho chiesto al mio assessorato e mi hanno riferito che ultimamente non abbiamo mai dovuto affrontare problemi di questa portata, sia per complessità tecnica sia per gli aspetti finanziari. Perché non stiamo parlando di una cifra che si trova con un po’ di buona volontà. Si potrà reperire solo con un impegno serio di tutti».

L’assessore provinciale all’Ambiente ha aggiunto: «Credo che sia un livello tecnico di discussione, ma penso che siano evidenti la portata e il limiti del messaggio che ci può venire attraverso i percorsi tecnici. Noi abbiamo solo un decimo di soluzione che sta sui percorsi tecnici ordinari. Io credo che sulla vicenda Pegaso si debba avviare una riflessione politica che porti alla fattibilità di una soluzione tecnica. Io non credo che la soluzione la troviamo soltanto facendo parlare i tecnici o gli amministrativi tra loro. Certamente ai politici non si può chiedere di forzare quelle che sono le regole del gioco. E’ evidente che i nostri funzionari e i nostri dirigenti firmeranno gli atti previsti dai percorsi giuridici. Intanto diciamo che sta nella facoltà degli enti fare delle variazioni di bilancio. In sostanza è possibile spostare risorse eccedenti su certi capitoli su altri in virtù di una decisione politica e non di una valutazione meramente tecnica. E questo è un primo elemento. Credo che il discorso così come lo pone il sindaco nella sua brutalità, nella sua perentorietà – “Io non pago” – ci possa stare nel momento in cui sono passati mesi e mesi dal rogo e nessuno si prende la responsabilità di pagare».

«Io credo che per procedere occorra attivare due percorsi – ha detto Roberto Ronco – Uno tecnico, presidiato dai nostri dirigenti e funzionari che rappresenteranno la situazione di fatto, dal punto di vista della possibilità di intervento all’interno delle norme date, sia dal punto di vista delle responsabilità nell’accollarsi determinati tipi di costi. Io sia per dovere istituzionale sia per considerazione del territorio cui appartengo, non mancherò di essere al fianco del Comune di Santena per il percorso della parte politica che è l’unica su cui io posso fare delle riflessioni, perché per il resto io mi sento vincolato all’interno dei percorsi tecnicoamministrativi previsti»

Ronco ha aggiunto: «Io credo che il dovere della politica in questo momento sia quello di prendere atto che noi abbiamo una incapacità di risposta a eventi come questi, perché altrimenti i percorsi sarebbero facili. Fino a  quando non prendiamo in considerazione questo non facciamo il salto di qualità che è necessario. Sino ad allora proveremo inutilmente a massacrare i tecnici che non potranno darci altro che le risposte che ci stanno dando. Io credo che la politica debba prendere atto di due questioni. La prima è che se la realtà supera le previsioni normative, noi dobbiamo fare in fretta ad adeguare le previsioni normative, incorporando quello che è successo a Santena non come ultimo atto di un percorso non normato, ma come il primo atto di un percorso anche normativo e politico che ci consenta di gestire quanto successo sul nostro territorio. L’ipotesi che io faccio è quella di partire a spron battuto per affrontare questa vicenda. Se vogliamo arrivare a una soluzione dobbiamo agire in fretta: non è un caso che oggi siamo a pochi giorni dalla chiusura dei bilancio della Regione Piemonte. Se avessimo fatto questa conferenza dei servizi tra qualche giorno i rappresentanti della Regione non avrebbero potuto dirci altro che i cordoni della spesa erano chiusi. La variabile tempo non è indifferente su queste tematiche. Qui dobbiamo andarci a inventare tutto e quindi io credo che ci sia una necessità di tempestività negli atti da prendere. Io mi dichiaro disponibile a una marcia a tappe forzate per andare  a cercare le soluzioni che in questo momento non abbiamo in tasca»

Ronco ha aggiunto: «Io credo che occorra anche coinvolgere tutti gli enti istituzionali:  la Provincia, il Comune, la Regione,  ma anche il Ministero perché per ordine di grandezza delle risorse necessarie le situazioni di emergenza come quella della Pegaso sono fuori  delle possibilità di intervento della Provincia. Io credo che per risolvere il problema di Santena occorre trovare una soluzione politica. Dobbiamo riuscire a trovare una soluzione in modo che questo diventi un modello di percorso che noi possiamo adottare in situazioni di emergenza simili. In tutta la Provincia di casi Pegaso ne potrebbero capitare a decine. Potrebbe tornare utile tessere un percorso da attivare in casi simili. Dobbiamo arrivare a indicare un percorso perché il rischio è la perdita della poca credibilità che la gente e le imprese hanno per le istituzioni».

«La mia proposta – ha precisato Roberto Ronco – è quella di articolare una serie di richieste su diversi livelli istituzionali, all’interno di percorsi previsti o al di fuori per arrivare alla soluzione di questo problema. L’obiettivo è determinare anche il modo con cui questo può essere. Ad esempio, penso a un capitolo all’interno del bilancio regionale che prevede l’incameramento di ecotasse, sui conferimenti in discarica; il 10 per cento di questi importi viene girato alla province per le politiche ambientali. Io propongo che all’interno del contenitore delle ecotasse venga ritagliato uno spazio  per una sorta di polizza di assicurazione che consenta di pagare risarcimenti rispetto a degli atti che prescindono spesso la volontà dei singoli enti di decidere. Nella vicenda Pegaso il sindaco ha deciso in fretta e furia, sotto pressione e in nome e per conto di tutto il tavolo di crisi. Dobbiamo ragionare sulla possibilità di poter attingere dal fondo ecotassa per intervenire con spese che hanno ordini di grandezza tali da esser fuori dalle possibilità dei Comuni come delle Province.  Dico questo perché è del tutto evidente che anche per il bilancio della Provincia di Torino 800mila euro sono una cifra che è fuori dalla disponibilità del nostro ente».

L’assessore ha aggiunto: «Intanto direi che quello che la Regione ha impegnato va preso senza pensarci. Poi occorrerà anche verificare se la strada  di pescare dall’ecotassa è praticabile. Il nostro intento è metterci nelle condizioni che di fronte a un nuovo caso simile a quello della Pegaso non dovremo nuovamente inventarci un percorso come stiamo facendo oggi. La Provincia in questo è al fianco del Comune di Santena per accompagnarlo in tutte le riflessioni politiche. Dobbiamo fare ricorso a tutte le possibilità esistenti per trovare una soluzione alle aziende che sono intervenute nell’emergenza Pegaso e oggi chiedono il pagamento delle fatture. Il tempo della politica non è quello delle imprese. Quindi dobbiamo partire da quanto successo a Santena per definire un percorso che porti a soluzioni radicali, drastiche, definitive e strutturate di queste situazioni che statisticamente sono possibili anche al di là dei comportamenti dolosi. Anche nelle imprese normali ci possono essere problemi simili. Come sistema dobbiamo essere pronti a  non abbandonare nessuno: né gli imprenditori onesti, né le amministrazioni sagaci, né le aziende che sono intervenute per risolvere problemi ambientali di natura immediata».

Ha nuovamente preso la parola Guglielmo Lo Presti: «Ogni amministrazione deve curare gli interessi dell’ente che rappresenta. Purtroppo i tempi si sono dilatati. Dal punto di vista giuridico mi preme – per la tutela dell’ente presso cui presto servizio – fare alcune puntualizzazioni. La ditta Pegaso oggi risulta fallita. La Provincia ha incassato la fidejussione per violazione di irregolarità amministrative, ma nel provvedimento non si fa alcun cenno all’incendio. Abbiamo cercato di capire se la ditta aveva delle assicurazioni: abbiamo coinvolto la proprietà nella misura in cui ce lo consentono i provvedimenti contingenti e urgenti, senza acquisire informazioni in merito».

Il dirigente apicale del Comune ha aggiunto: «Voglio evidenziare che sostanzialmente tutto si gioca intorno alla classificazione dell’evento. Il rappresentante della Regione  ci ha detto che secondo lui siccome il tavolo è stato attivato a Santena, l’evento Pegaso è da classificare di tipo A. Io non credo che un giudice possa affermare che l’evento della Pegaso sia di competenza comunale: il rogo ha coinvolto uno stabilimento che trattava rifiuti, a ridosso di due serbatoi di paraffina; l’incendio è  andato avanti oltre una settimana, con pericolo di contaminazioni ambientali ed atmosferiche. Gli incontri del tavolo di crisi si sono svolti a Santena per mere questioni logistiche. Se il rogo si fosse allargato ai serbatoi di paraffina esistenti in una ditta confinate la Pegaso, l’evento sarebbe potuto diventare anche di competenza nazionale. Classificare un evento a seconda di chi ha firmato le ordinanze e in base alla sede delle riunioni non mi pare logico».

Guglielmo Lo Presti ha aggiunto: «Noi sappiamo quali sono le responsabilità del Comune rispetto alle ditte che sono intervenute nella fase di emergenza. Noi non vogliamo declinare le responsabilità amministrative o contabili che si profilano a distanza di sette mesi dall’evento senza che le fatture siano stata pagate».

Nicola Falabella ha ribadito: «Gli atti sono stati sottoscritti dal sindaco in veste di ufficiale di governo. Il Comune ha subito chiesto l’intervento di Regione e Provincia: siccome nessuno è venuto il sindaco ha gestito l’intera vicenda come ufficiale di Governo. La sua competenza sta nella normativa».

Poi Falabella si è tolto qualche sassolino: «In tutta la vicenda è mancato un interlocutore: la Regione Piemonte. Noi abbiamo sempre mandato tutti gli atti anche al presidente della Regione Piemonte. A me fa specie che la Regione continui a mandare solo il povero De Giglio. Noi della Regione conosciamo solo la sua faccia. Ma io mi chiedo, se il presidente mandava qui l’autista che cosa ci poteva dare come contributo: i  suoi buoni benzina? Le competenze previste dalla normativa sono chiare. Io non voglio entrare in polemica, ma la Regione Piemonte non può venirci a dire che al massimo per la vicenda del rogo alla Pegaso ci sono 70mila euro. Il Comune ha seguito tutte le procedure previste. Il sindaco ha seguito le indicazioni di legge e non poteva non assumersi la responsabilità in quanto massima autorità presente sul territorio. Questo non significa che la competenza era del sindaco lo abbiamo scritto in tutti gli atti. Tutte le ordinanze le abbiamo pubblicate e trasmesse a tutti. Se la Regione come ci ha detto oggi De Giglio riteneva che le ordinanze non fossero corrette, o peggio che fossero illegittime, aveva soltanto da impugnare i provvedimenti».

«Mi chiedo anche – ha sbottato Falabella – se dobbiamo dare uno spettacolo del genere tra gli enti. Ne va innanzitutto dell’onorabilità dello Stato. Vorrei capire la prossima volta che il sindaco dovesse mai emettere di nuovo una ordinanza come quelle emesse nella vicenda Pegaso, ma che credibilità potrà avere? Qui oggi la Regione è venuta a dire che ha disponibili 70mila euro e di più non potrà dare. Ci ha anche detto che se volevamo che la competenza fosse in capo alla Provincia dovevamo fare le riunioni in sede provinciali. Io ritengo che la Regione non possa trincerarsi sul fatto che può spendere solo quanto ha sul capitolo di spesa. La competenza non la fa il capitolo di spesa. Ho invece apprezzato l’intervento dell’assessore provinciale all’Ambiente Roberto Ronco, che ha indicato, nel modo corretto, come affrontare il problema».

«Propongo tre cose – ha detto Roberto Ronco –. Noi come Provincia coinvolgeremo anche, oltre al  settore ambiente, la nostra protezione civile, che credo potrebbe essere un interlocutore dal punto di vista tecnico. Dunque il primo passo è che la Provincia si rappresenterà coinvolgendo anche la sua protezione civile. Il secondo impegno che io posso prendere è provare a trovare, all’interno del nostro bilancio in discussione se sono disponibili delle risorse; io credo comunque che saranno  interventi simbolici. Non riesco comunque a immaginare che possano arrivare interventi di centinaia di migliaia di euro con questo percorso. Come terza cosa io posso vedere di fissare a breve un appuntamento con l’assessore regionale Ravello, affinché nella discussione sulla chiusura di bilancio della Regione e sulla predisposizione del nuovo si possa tentare di vedere se sia ancora possibile reperire altre risorse. C’è tutta la mia disponibilità per andare  a rappresentare in Regione il livello di preoccupazione che è emerso qui oggi. Noi tutti dobbiamo prendere atto che questa della Pegaso è una situazione eccezionale da risolvere. Quindi io direi di andare a rappresentare all’assessore Ravello la situazione perché anche lui, una volta che avrà da noi le fatture in mano possa con noi ragionare e  immaginare dei percorsi che conducano a una soluzione. Propongo di andare in Regione anche perché se come passaggio ulteriore sarà necessario coinvolge il Ministero ci dovrà essere un accompagnamento da parte della Regione Piemonte».

Guglielmo Lo Presti ha detto: «I lavori delle ditte sono stati indirizzati e fatturati perché è stata la città di Santena che ha chiamato le imprese. I lavori sono stati commissionati dalla nostra città. Io qui vorrei ricordare che nel momento che le fatture sinora non sono state ancora pagate ci sono anche delle responsabilità da parte di noi dirigenti. Questo può dare adito anche a forme di responsabilità per danni erariali da interessi. Nella richiesta di convocazione della conferenza dei servizi noi scriviamo che sappiamo che se questa vicenda non si chiude ci saranno delle responsabilità. A danno si aggiunge danno, al capitale si aggiunge interesse. Noi lo sappiamo che potrà scaturire questa possibilità».

Lo Presti ha aggiunto: «Anche per il ruolo che ricopriamo vogliamo dire alle ditte qui presenti che loro possono agire nei modi che ritengano possano tutelare i loro diritti  e interessi. Perché, purtroppo per una serie di circostanze l’ente Comune di Santena non è in grado di fornire nessuna rassicurazione sui tempi di pagamento brevi. Noi non vogliamo in nessun modo creare false aspettative sui tempi veloci di pagamento. Siamo coscienti che, a distanza di sette mesi, siamo di fronte a una declinazione di responsabilità tra gli enti. Anzi, forse il temine corretto è palleggiamento di responsabilità. A sette mesi dal rogo alla Pegaso non ci sono risposte né politiche né tecniche su chi  deve pagare».

Guglielmo Lo Presti ha chiuso così la conferenza dei servizi: «Le imprese, da domattina potranno agire nei confronti di chi – al di là del soggetto a cui avete inviato le fatture – ritengano possa essere il soggetto obbligato al pagamento. Oggi le imprese sono state portate a conoscenza del percorso politico che si avvia, ma questo non significa che ci siamo rassicurazioni su chi pagherà e neanche sui tempi in cui questo potrà avvenire. Questa è la situazione, a oggi».

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