Santena – 17 marzo 2011 – La città ha celebrato il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Di seguito, la cronaca della manifestazione e ampi stralci del discorso del sindaco.
Il ritrovo per autorità, associazioni e cittadini era fissato alle ore 10, nel cortile delle scuole elementari dedicate a Camillo Cavour, dove si è svolto l’alzabandiera. Poi il corteo – aperto dalla banda musicale Canonico Serra, seguito dal gonfalone della città, portato dalla polizia municipale, con amministratori, e autorità, una nutrita pattuglia di alunni dell’Istituto comprensivo, una grande bandiera tricolore sorretta dai volontari dell’associazione carabinieri, Gres, alpini e bersaglieri, dalle associazioni cittadine con i loro gonfaloni e centinaia di santenesi – ha sfilato in piazza Martiri, per terminare la corsa davanti alla lapide in onore ai caduti, sita nella facciata del palazzo municipale. Dopo l’inno di Mameli, eseguito dalla filarmonica guidata dal M° Anna Maria Merlino e cantata dagli alunni delle scuole cittadine, sotto la direzione del prof. Ponziano Ventura, c’è stato un momento di preghiera, guidato dal parroco don Nino Olivero. A seguire l’intervento del sindaco Benny Nicotra.
Il primo cittadino, dopo i saluti, ha detto: «Sono veramente orgoglioso di vedere la mia città con il tricolore e di vedere i nostri bimbi che hanno cantato l’inno di Mameli. Dovremo cantarlo anche noi meno giovani, perché noi dovremo saper trasferire a loro i valori che abbiamo avuto dai nostri nonni. Ci hanno lasciato qualcosa: la libertà. I nostri nonni ci hanno lasciato tante prove delle loro sofferenza».
Benny Nicotra ha informato: «Alla fine della cerimonia la signora Luisella distribuirà braccialetti tricolore a tutti. Mi auguro che questo braccialetto ci dia veramente la pace che tante volte a voce diciamo di volere, ma che spesso non sappiamo cosa vuol dire».
Il primo cittadino ha continuato: «Siamo arrivati a questa data che ci ricorda l’epopea gloriosa del Risorgimento. Una pagina che interessa l’intero Paese, ma che qui nella nostra città di Santena assume un carattere di particolare rilievo. Santena è la città di uno dei più rilevanti artefici dell’Unità d’Italia. Quel conte di Cavour che fu – e lo dico ad alta voce – il cervello della strategia di liberazione della nostra nazione dal dominio degli stranieri. Credo che oggi sia importante parlare di lui perché furono proprio le grandi capacità intellettuali, la competenza, la lucidità e il realismo, le armi fondamentali che permisero di portare a termine una operazione talmente ambiziosa per l’uomo che nessun avrebbe mai potuto prevederla anche solo pochi anni prima che si realizzasse. Nel Risorgimento hanno acquisito una fama pari a lui personaggi come Mazzini e Garibaldi. Bisogna però riconoscere che Mazzini non ha concluso l’opera proprio per la scarsa competenza politica e la mancanza di realismo. Garibaldi è stato uno dei più grandi militari di primordine, ma la conquista del Sud, invece di completare la liberazione dell’Italia, avrebbe potuto portare come conseguenza l’annientamento della nuova nazione. Cavour era riuscito a guadagnarsi l’alleanza di Napoleone III – assolutamente indispensabile per avere qualche speranza contro l’impero austro-ungarico – solo facendogli alcune promesse sostanziose. Negli accordi di Plombieres l’intesa era di tenere per i Savoia più o meno quella che oggi chiamiamo Padania, compresa l’Emilia Romagna, in cambio di Nizza e la Savoia, lasciando alla Francia una sorta di protettorato sul resto d’Italia. Le insurrezioni del Centro e la conquista del Mezzogiorno, impreviste, avevano cambiato totalmente le prospettive, regalando ai Savoia il controllo di quasi tutta la nostra Penisola. Credo proprio che se non ci fosse stata l’attività diplomatica di Cavour – che regalò a Napoleone III Nizza e la Savoia, anche se l’imperatore non aveva adempiuto a tutti gli obblighi previsti dal trattato – il fragile regno d’Italia avrebbe rischiato di trovarsi contro la Francia e l’Austria, insieme. E oggi non saremo qui a celebrare il 150° anniversario. Non tutto è andato bene. Nella nostra storia, da allora a oggi, molte cose restano da fare: per rendere più efficienti e più omogenea la macchina amministrativa a tutti i livelli; per essere competitivi, in particolare con gli altri grandi Paesi industriali, sarà necessario equiparare il Sud ai livelli del Nord cambiando questo andamento a due velocità del nostro Paese. Certamente non si può negare che l’Italia di oggi sia ben altra cosa rispetto a come nell’Ottocento era stata descritta come una semplice espressione geografica. Di questo credo che possiamo essere orgogliosi».
Benny Nicotra ha chiuso così: «Buon compleanno Italia. L’inno fratelli d’Italia è chiaramente ispirato all’unione. L’unione e l’amore rivelano al popolo le vie del Signore. Le frasi della terza strofa dell’inno di Mameli sottolineano le profonde radici cristiane della nostra Nazione che oggi, 17 marzo, compie i suoi 150 anni. Auguri Italia. E che Dio ci benedica e che queste parole entrino nel cuore di tutti noi». Il sindaco ha terminato ringraziando «tutti della presenza: il governo della città, gli assessori, il vicesindaco, il presidente del consiglio, i consiglieri comunali, la polizia municipale, i carabinieri. Ringrazio in particolare la banda musicale, la scuola – gli alunni, gli insegnanti e la dirigente scolastica. Grazie bimbi per la vostra presenza e per i valori che avete espresso per la nostra Italia».
La cerimonia è proseguita in piazza Visconti Venosta, con l’omaggio alla tomba di Camillo Benso di Cavour. Il corteo è stato accolto da Nerio Nesi, Ad della Fondazione Cavour. Banda musicale e alunni hanno nuovamente eseguito l’Inno di Mameli. Dopo la posa di fiori in omaggio a Camillo Cavour, la banda musicale ha eseguito alcuni altri brani. La cerimonia è terminata con la distribuzione di braccialetti tricolore ai presenti, realizzati con un cordone tricolore.
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