Santena – 27 aprile 2011 – Gli esponenti del Movimento Santena 5 Stelle replicano alla discussione, svolta in sede di commissione Affari istituzionali, in merito alla loro richiesta di modifica dello Statuto comunale in difesa dell’acqua pubblica.
Il primo commento arriva da Alessandro Caparelli ed è rivolto a Patrizia Borgarello, Lega Nord: «Peccato davvero aver fatto perdere tempo alla commissione, ma il Movimento Santena 5 Stelle non ha bisogno di nessun contentino. La proposta è stata presentata da noi a nome di 1.100 cittadini santenesi che, lo scorso anno, avevano firmato per l’attuazione dei referendum in difesa dell’acqua pubblica. Dunque la richiesta non arriva solo dalla decina di noi giovani santenesi che si riconoscono nel Movimento Santena 5 Stelle».
«Rispetto al bene acqua le strade possibili sono due: o si ha una gestione pubblica del servizio oppure si apre alla privatizzazione, affidando la gestione a lobby che hanno un solo intento: il profitto. Ovviamente, anche non immediato, ma a piccole dosi. Per evitare questo noi riteniamo che la modifica dello Statuto possa rappresentare un piccolo scudo contro eventuali e future privatizzaioni del servizio dell’acqua pubblica, un bene essenziale per la comunità».
Alessandro Caparelli aggiunge: «Il colore politico non c’entra nulla, poiché sia Comuni con amministrazioni di centro-destra, Chieri in testa – il Comune più vicino a noi – sia di centro-sinistra hanno provveduto alla modifica dello Statuto, facendo prevalere il buon senso, invece di appiattirsi su linee politiche nazionali, come sta succedendo in città. L’assessora Patrizia Borgarello afferma che ai cittadini non interessa se la gestione è pubblica o privata. Noi, invece, sosteniamo che ai cittadini interessa e come, perché le bollette sono a carico dei santenesi. Ricordo questo perché non mancano esempi rispetto a quanto successo a Latina e altri Comuni dove la gestione del servizio realizzato da privati ha portato all’aumento del 230 per cento delle tariffe. A fronte di questi aumenti pazzeschi e un peggioramento del servizio, a Latina hanno fatto marcia indietro e sono tornati a una gestione prevalentemente pubblica del servizio idrico».
«L’avvio della discussione in commissione non è stato certo edificante – conclude Caparelli –. Ora staremo a vedere il risultato delle nuove riunioni. Se le nostre richieste non verranno soddisfatte siamo pronti a raccogliere ancora le firme di cittadini santenesi per presentarle nuovamente a quelli che sono i nostri amministratori. Si tratta di firme che simboleggiano la volontà popolare. Io mi auguravo che le firme raccolte avessero un effetto diverso sugli amministratori cittadini…».
Daniele Franco, altro esponente del Movimento Santena 5 Stelle, inizia la riflessione con un fatto di cronaca: «In questi giorni abbiamo letto con preoccupazione quanto successo alla Smat: una sua controllata nel 2007 ha partecipato alla gara per gestire il servizi idrico a Palermo. L’ha vinta, costituendo Acque potabili siciliane, società guidata da Acque Potabili spa al 57 per cento e partecipata anche da Mediterranea delle Acque – controllata da Iren – e dalla stessa Smat – al 9,83 per cento. Appena 4 anni dopo l’Autorità d’ambito di Palermo ha dichiarato chiusa la convenzione. Acque potabili siciliane ha accumulato un buco di 14 milioni di euro. Tale perdita non potrà non gravare, direttamente o indirettamente, anche sui cittadini torinesi. Resta il fatto che Smat, società che da anni macina utili, si trova alle prese con un’operazione che non inciderà sul servizio idrico torinese, ma potrebbe influire negativamente sui fondi a disposizione per gli investimenti. Per la città di Torino è un segnale da non sottovalutare, almeno secondo l’Agenzia per i servizi pubblici locali. Per questo noi chiediamo di garantire che la gestione del servizio idrico sia operata senza scopo di lucro ed esclusivamente mediante soggetti interamente pubblici».
Daniele Franco prosegue: «Una buona gestione pubblica può portare a realizzare utili che noi pensiamo debbano essere utilizzati per migliorare il servizio offerto. Le nostre richeiste di modifica dello Statuto sono state fatte a tutela di quanto potrebbe accadere con il decreto Ronchi che impone la liberalizzazione dei servizi pubblici locali».
In chiusura l’esponente del Movimento 5 Stelle afferma: «Ho assistito a parte dei lavori della commissione e non ho sentito intervenire grandi relatori; alcuni componenti la commissione non mi sono sembrati molto preparati sul tema. Più che entrare nel merito delle nostre richieste hanno detto quale era la loro posizione rispetto all’acqua bene pubblico, altri ci hanno spiegato che cosa pensano rispetto al problema della privatizzazione dei servizi pubblici. Noi speriamo che nelle prossime sedute la Commissione possa entrare nel merito delle nostre richieste e si arrivi a una proposta unitaria di modifica dello Statuto. Naturalmente ci auguriamo che quanto da noi chiesto non venga stravolto. Se la commissione pensa di cambiare le carte in tavola e stravolgere la nostra proposta valuteremo come agire per provare nuovamente a ottenere il risultato che ci siamo prefissi».
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