Santena, la città ha celebrato il 2 giugno, anniversario della Repubblica

Santena – 2 giugno  2011 –  La città ha celebrato il 2 giugno, anniversario della nascita della Repubblica italiana. Il ritrovo in piazza Martiri era fissato per le ore 10. Autorità e volontari delle diverse associazioni, hanno dato vita a un breve corteo, aperto dalla banda musicale. Davanti al palazzo municipale e alla lapide in memoria dei santenesi caduti durante le guerre il commissario Giuseppe Zarcone ha tenuto un discorso.

Oltre ai musici guidati dal M° Anna Maria Merlino va segnalata la presenza di un gruppo di bersaglieri, degli alpini, dell’associazione nazionale carabinieri, del Gres e della Cri. Presenti anche i gonfaloni di tutte le associazioni cittadine e alcuni santenesi, non molti. Tra le autorità, il maresciallo Giovanni Esposito e il parroco don Nino Olivero. Al termine del corteo, la banda musicale ha proposto l’inno di Mameli. Subito dopo è intervenuto il commissario Giuseppe Zarcone che ha esordito così: «Buongiorno a tutti. Benvenuti alle cittadine, ai cittadini, ai rappresentanti delle associazioni. Benvenuti veramente, in questa giornata di oggi, 2 giugno, 65° anniversario della Repubblica Italiana. Certo, sentire l’inno di Mameli suonato dal vivo è sempre una bella emozione. Ringrazio la filarmonica che l’ha proposto. Vorrei fare qualche piccola riflessione riguardo l’importanza della giornata di oggi. Vorrei però fare una riflessione che sia il più lontano possibile dalla retorica. Vorrei ragionare come potrebbe fare uno di voi, una  persona qualsiasi, un cittadino comune».

Il commissario prefettizio ha proseguito: «Ormai da un po’ di tempo mi capita di fermarmi all’improvviso e di riflettere un attimo sul significato della vita, sul significato di quello che sto facendo. Sul perché mi trovo in un determinato momento, in una determinata condizione. Mi fermo a riflettere magari quando vedo mia figlia che non è contenta per il regalo ricevuto o quando i cittadini vengono a sollevare un problema, per qualunque vicenda spicciola.  E allora dico – la mia riflessione è questa –:  noi oggi nel 2011 abbiamo la possibilità di fare questo tipo di ragionamenti. Cioè di dedicare il nostro tempo a questioni che sicuramente non sono essenziali per la nostra esistenza e per la nostra vita. E allora mi chiedo, ma è sempre stato cosi? Io credo proprio di no. Purtroppo diverse decine di anni fa non eravamo in queste condizioni. Le nostre preoccupazioni erano ben altre. Si trattava di cercare di continuare la nostra esistenza avendo il macigno dell’invasore, il macigno di un regime dittatoriale. Allora le preoccupazione erano ben altre. E rifletto anche sul fatto che queste cose, queste brutte cose, non sono andate via così, non sono sparite improvvisamente per incanto, con un colpo di bacchetta magica. Per riuscire a liberarsi dall’occupazione straniera e dal regime dittatoriale è stato necessario l’impegno, il sacrificio – molto spesso di sangue – pagato anche con la morte da parte di quelli che sono stati i nostri nonni, i nostri prozii, la generazione passata. E anche oggi abbiamo dei rappresentanti che hanno vissuto quei tempi e che possono confermare, possono dire a me, ma anche ai più giovani di me che quello che sto dicendo è vero».

Giuseppe Zarcone ha aggiunto: «Noi oggi siamo pronti a lamentarci di qualunque cosa, in tutti gli aspetti della vita, ma 65 anni fa, 60 anni fa non era assolutamente così. Il clima era ben diverso. E faccio anche una seconda  riflessione e dico: ma oggi, nel 2011, in tutto il mondo la situazione è questa? In tutto il mondo esiste la democrazia? Purtroppo la risposta è no. In tantissima parte del nostro pianeta la democrazia non sanno neanche che cosa sia. Quindi dobbiamo riflettere molto sull’importanza, sul valore del concetto di democrazia. Noi oggi abbiamo una libertà di manifestazione del pensiero che è veramente molto consistente, molto forte».

Il commissario ha detto: «E mi riallaccio a un esempio, a un fatto concreto, perché a me non piace fare discorsi vuoti e retorici. Ma voi pensate, 70 anni fa chi poteva anche solo immaginare che un ex amministratore facesse un discorso sulla pubblica piazza. Settanta anni fa chi poteva immaginare che degli ex amministratori facessero poi una conferenza stampa per dare le loro risposte. Sono cose assolutamente impensabili al di fuori della democrazia. Quindi la democrazia è un bene veramente assoluto. Dobbiamo sempre fare attenzione a difenderla con tutte le nostre forze e a rendere onore e rispetto a tutti coloro che nel passato si sono impegnati per giungere alla situazione di oggi».

Il commissario prefettizio ha affermato: «La democrazia sta alla società e alle istituzioni come la salute sta alla persona. Voi sapete bene che, purtroppo, quando ci sono problemi di salute una persona non riesce a esprimersi al meglio delle sue capacità. Bene: in una società e nelle istituzioni senza la democrazia questa società è malata. Non funziona bene. Questo discorso l’ho fatto molto accuratamente proprio oggi, il 2 giugno, chè si inserisce in tutto il quadro delle date fondamentali per la storia della democrazia nel nostro Paese. Assieme al 25 aprile, per esempio, data fondamentale, da ricordare. Il 2 giugno sancisce il compimento  del percorso di affrancamento del popolo italiano verso la piena affermazione dei valori della democrazia e della Repubblica con il riconoscimento del valore fondante della partecipazione popolare. Assieme al referendum riguardo la scelta tra monarchia o repubblica, dobbiamo anche ricordare l’importanza dell’Assemblea Costituente che ha fatto nascere la Costituzione, praticamente dal nulla. Assemblea Costituente nella quale erano presenti rappresentanti di tutte le forze che erano riuscite a sconfiggere il regime dittatoriale. C’erano dei cattolici, dei liberali, dei comunisti, dei socialisti. Tutti insieme riuscirono a elaborare un testo, ancora oggi piuttosto attuale e che ancora oggi costituisce la carta fondamentale della nostra Repubblica e che si apre all’articolo 1 con poche e semplici parole che costituiscono il succo e il significato fondamentale proprio della Carta Costituzionale. “L’Italia è una Repubblica democratica, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle forme stabilite dalla legge». Allora la sovranità appartiene al popolo, significa che la sovranità appartiene a noi. La sovranità appartiene a voi; siete voi che comandate. Evidentemente bisogna poi che la legge disciplini le forme in cui il popolo esercita questa sua sovranità, però alla base di tutto c’è il popolo. Rifletteteci un attimo: siete voi. Siamo noi che scegliamo i rappresentanti, per esempio, che stanno nel nostro Parlamento. Ho fatto solo un esempio ma potrei farne mille altri. Chi comanda è la gente comune, siete voi».

Giuseppe Zarcone ha proseguito: «Questo è un discorso molto importante che bisogna sempre tenere a mente. Nello stesso tempo, come dicevo, non bisogna anche dimenticare che – è anche ovvio – la Costituzione nel tempo necessiti di qualche adattamento, di qualche aggiustamento, ma non bisogna mai dimenticare i valori fondamentali della Costituzione stessa che non possono assolutamente essere modificati. E’ possibile un adattamento della Costituzione, naturalmente però rispettando la coesistenza democratica di tutte le forze politiche e sociali e di tutti i movimenti. Ho voluto fare queste piccole riflessioni, assolutamente spontanee e personali, che ho voluto anche calare un po’ nella realtà concreta santenese, spero di non essere stato troppo lungo e troppo pesante e soprattutto di non essere stato retorico».

«Volevo cogliere l’occasione – ha concluso Giuseppe Zarcone – per ringraziare ancora una volta la città di Santena e i santenesi della cortesia, della collaborazione, della disponibilità e della simpatica con cui mi hanno accolto. Ogni giorno che passa sono sempre più contento di stare in mezzo a voi e quindi speriamo prosegua tutto bene. Buon 2 giugno a  tutti. Grazie».

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