Santena – 17 giugno 2011 – Roberto Ansaldi e Domenico Galizio replicano all’ultimo comunicato del Pdl santenese.
«In un recente comunicato del PdL si afferma che i cittadini sono stufi. Una volta tanto siamo d’accordo sull’effetto, un po’ meno sulle cause».Comincia così il contributo scritto da Roberto Ansaldi e Domenico Galizio che proseguono: «Infatti, secondo il PdL i cittadini sono nauseati dalle polemiche da ballatoio scaturite, a loro dire, a seguito degli avvenimenti Ages-Nicotra. Opinione da rispettare ma non veritiera, secondo il nostro modesto parere, per due motivi».
Ansaldi e Galizio precisano il primo motivo: «Più che polemiche si sono lette richieste di chiarimento; le polemiche da ballatoio sono iniziate con il comizio di commiato del sindaco e dei pidiellini santenesi in cui hanno sparso veleno a dismisura su parecchie persone che avevano il solo torto di essersi dimessi mettendo fine a un’amministrazione fallimentare sotto tutti i punti di vista. E’ quindi curioso che chi ha sparso un mese fa fango a dismisura si lamenti oggi se qualche schizzo gli sia finito addosso».
«Il secondo motivo è questo – scrivono ancora Ansaldi e Galizio –: nessuno mette in dubbio che la Magistratura debba fare il proprio mestiere sull’indennità percepita dal sindaco e non è quindi corretto emettere giudizi di colpevolezza preventivi. Ciò che appare palesemente anomalo è che la difesa d’ufficio pidiellina sia incentrata solo su quest’aspetto e non dica una parola su ciò che scandalizza maggiormente i cittadini – basta fermarsi a parlare con qualcuno per rendersene conto – e che prescinde dal giudizio di colpevolezza civile o penale. Stiamo parlando della parte comportamentale che discende dalla natura, dalla tipologia del rapporto di lavoro e dall’entità economica dello stesso».
«Detto in altro modo – chiudono Ansaldi e Galizio – ciò che scandalizza parecchi santenesi, su cui sarebbe logica una spiegazione, è che mentre tanti di loro hanno difficoltà a sbarcare il lunario, all’istituzione a loro più vicina – ossia al sindaco, utilizzando anche il potere da loro stessi conferito – dalla stessa cassa da cui si pagavano i 600 euro al mese dei cassaintegrati, venivano pagate cifre di tutto rispetto e per una prestazione professionale che la stessa Ages aveva più volte negato».
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