Santena – 3 agosto 2011 – Nei giorni scorsi è terminata l’esperienza del primo gruppo di venti operai dell’Ages impegnati nel progetto di lavoro accessorio nel complesso cavouriano, grazie a risorse messe a disposizione dalla Fondazione San Paolo. Di seguito il bilancio di questa esperienza tracciato da Nerio Nesi, Ad della Fondazione Cavour e presidente dell’associazione Amici di Cavour.
Nerio Nesi, Ad della fondazione Cavour, afferma: “E stata una esperienza credo molto positiva, anche sul piano sentimentale. Il lavoro condotto dagli operai dell’Ages in questi tre mesi è stato prezioso. Hanno rimesso in ordine gran parte del complesso cavouriano. Con il riordino e la risistemazione della struttura sono state ritrovate cose che sapevamo esistessero, ma non avevamo mai visto. Abbiamo dato a questi operai la consapevolezza di essere persone importanti e utili. Loro hanno dato a noi la certezza che esiste un’Italia migliore”.
“Il progetto di lavoro accessorio della Provincia di Torino nel complesso cavouriano – aggiunge Nerio Nesi – è nato da un’idea della città di Torino, resa possibile da risorse della Fondazione San Paolo. Naturalmente Fondazione Cavour e associazione Amici di Cavour hanno visto bene questo progetto e con grande senso di responsabilità si sono adoperati per la buona riuscita. Proprio alla Fondazione è stato delegato il compito di organizzare l’iniziativa. Anche se era la prima volta si può dire che siamo andati in scioltezza. Abbiamo portato avanti questa prima esperienza nella speranza che il progetto di lavoro accessorio nel complesso cavouriano di Santena dopo questo primo anno che vedrà tre gruppi di venti lavoratori impegnati ciascuno per tre mesi, possa continuare anche nei prossimi anni. A fine luglio è terminato il periodo dei primi venti lavoratori. E’ stato un modo diretto per venire incontro a situazioni che sono comunque pesanti: i lavoratori Ages arrivano da anni di cassa integrazione, amministrazione straordinaria e, da ultimo, la recente cessione del ramo d’azienda alla Belconn gomma & cavi”.
La scorsa settimana, a chiusura del primo dei tre turni del progetto di lavoro accessorio, la Fondazione e gli Amici hanno offerto ai venti lavoratori una cena al ristorante Antiche credenze. Alla fine del momento conviviale Nerio Nesi ha preso la parola e si è rivolto così ai lavoratori: “Vorrei ringraziarvi di essere venuti questa sera. In questi mesi abbiamo avuto modo di conoscervi e siamo stati contenti del vostro operato. Questa per noi è stata un’esperienza del tutto positiva. Non possiamo che augurarci che i prossimi venti operai dell’Ages che prenderanno servizio da inizio di agosto lo siano altrettanto. Nel vostro agire traspariva un attaccamento al castello Cavour, al parco e ai grandi valori che la Fondazione e gli Amici portano avanti da sempre. Sappiamo bene che siete in un momento non facile della vostra vita personale e familiare; avete comunque dato il massimo. Siete riusciti a trovare i tanti lati positivi di questa esperienza che arriva dopo anni di declino dell’Ages e di amministrazione straordinaria. Ho saputo che tra di voi ci sono nuclei familiari dove entrambi lavorano all’Ages. Io vengo da una famiglia di operai e so cosa vuol dire far fatica ad arrivare a fine mese. Il vostro ottimismo, la vostra voglia di fare, il vostro modo di rendervi utili vi ha fatto e vi fa molto onore. Oltre ad essere contenti di questo primo turno del progetto di lavoro accessorio e del vostro comportamento lavorativo intendiamo ringraziare la Provincia, la città di Torino e la Fondazione San Paolo che hanno reso possibile questo progetto. Cercheremo di convincere sia la città di Torino sia la Compagnia di San Paolo a dare continuità a questo progetto; lo diremo con un documento scritto”.
Nerio Nesi ha aggiunto: “L’esperienza è stata sicuramente positiva. Di questo dovete essere orgogliosi, così come noi siamo orgogliosi di avere conosciuto persone come voi che avete ottenuto questi buoni risultati. Vorrei ora brindare a voi tutti, alle vostre famiglie, in un momento in cui l’Italia attraversa un momento tra i più difficili della sua storia”.
Un brindisi che è stato fatto con i calici riempiti di acqua: “Oggi il mondo intero – ha proseguito Nesi – vive un momento non facile. Nel nostro pianeta accadono cose che nessuno poteva prevedere. Chi avrebbe mai immaginato che c’era il pericolo che fallissero gli Stati Uniti d’America; quello che tutti consideriamo il Paese più ricco del mondo. Spesso non si ha l’idea del cataclisma che sta sconvolgendo il mondo. Ciascuno di noi può dare interpretazioni ideologiche, personali e anche io, naturalmente, ho le mie convinzioni sulle ragioni del fallimento globale. Comunque noi tutti dobbiamo subire le conseguenze di questa situazione. Infatti, tutto è diventato più difficile: la gestione aziendale, l’amministrazione dei Comuni e anche la vita famigliare. Sappiamo tutti che quando mancano i mezzi finanziari anche il nucleo familiare rischia di incrinarsi e andare in crisi”.
“Nel nostro piccolo, per quel che possiamo – ha detto Nerio Nesi rivolto agli operai Ages – come Fondazione e Amici stiamo cercando di fare di tutto per aiutarvi e farvi sentire meno soli. Il nostro è un piccolo contributo ma penso possa servire in questo momento di grande difficoltà. Per questo faremo tutto il possibile per dare continuità a tale esperienza anche nel 2012. Con questi sentimenti auguro a tutti voi un miglioramento nelle condizioni. Tutti dobbiamo continuare ad avere una speranza. Quando io ero ragazzo le nostre condizioni di vita – io vengo dalla bassa emiliana, Bologna e Ferrara – erano molto peggiori di quelle di oggi. Tutti mi chiedono come mai allora eravamo più felici di adesso. C’era una ragione di fondo: avevamo visto la guerra e la pace, di per sé porta la felicità”.
Poi Nesi ha aggiunto un ricordo personale: “Io, da giovane, fui costretto a lasciare Bologna; ero laureato in giurisprudenza, ma non c’era niente da fare. Quando arrivai a Torino i vecchi torinesi mi chiedevano da dove arrivassi. Io dicevo che venivo da Bologna. E loro replicavano che venivo dal Sud. Questa era la concezione dei torinesi di allora. Cito questo per far capire che la mia vita di allora è stata dura. In quel tempo mi ero ripromesso di non litigare mai con i torinesi, anche se tali comportamenti non mi andavano proprio giù. Oggi Torino è diventata la mia città. Quando mi chiedono di dove sono, io dico di Torino. La città della Mole mi ha insegnato il rigore, la parsimonia; ho imparato a tenere tutto al più basso livello possibile. Ricordo che i miei amici deputati di Roma mi dicevano che quando un deputato di Torino dice che ha cento vuol dire che ha mille. Se invece un deputato di Milano giura che ha cento noi sappiamo che vuol dire che ha dieci: i milanesi sono dei grandi commercianti e devono dimostrare sempre di più di quel che sono. Noi piemontesi abbiano la vocazione industriale. E anche tutti i tentativi che facciamo oggi per mantenere una parte dell’industria in Piemonte sono sacrosanti. Perché è difficile cambiare il mondo di una generazione che ha visto in Torino il centro dell’industria. Ora Torino rappresenta sicuramente meno di quello che era prima. Occorre fare il possibile per mantenere a tutti i costi qui il mondo dell’industria”.
Nesi ha chiuso così i ricordi personali: “Io credo che noi ragazzi di allora fummo più felici perché avevamo qualche speranza. I nostri padri avevano la speranza, se non la certezza, che i loro figli sarebbero stati meglio di loro. Purtroppo i padri di oggi non hanno più la certezza che i figli staranno meglio di loro. Però, nonostante questo dobbiamo continuare a sperare. Ne abbiamo viste tante di difficoltà e le abbiamo sempre superate tutte. Perché – come ci riconoscono tutti gli altri Paesi europei – la forza dell’Italia è che diamo il meglio di noi stessi, proprio nei momenti di difficoltà. L’Italia offre il meglio nel momento dell’emergenza. Proprio durante le emergenze siamo in grado di tirare fuori tutta la nostra capacità e di far ricorso alla nostra forza interiore”.
Nerio Nesi ha chiuso così: “Un mio amico banchiere inglese mi ricordava che noi italiani ci lamentiamo spesso che non abbiamo il petrolio. Certo è vero, ma ci dimentichiamo che nel nostro Paese c’è un patrimonio di beni culturali unico al mondo. In Italia c’è il 40 per cento dei beni culturali del mondo, bisogna saperli sfruttare. Noi nel nostro piccolo, con il complesso cavouriano stiamo facendo il possibile. Grazie di tutto a voi operai dell’Ages e auguri per il vostro avvenire”.
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