Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 21 al 27 agosto 2011

Santena – 21 agosto 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni 21 al 27 agosto 2011 tratte dalla liturgia del giorno con omelia domenicale della Comunità di Sant’Egidio.


Domenica  21 agosto 2011

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Mt 16,13-20

Pietro diviene il prototipo dei discepoli

Il brano evangelico che abbiamo ascoltato è noto come “il testo del primato di Pietro”. Ascoltarlo qui, nella Chiesa di Roma, di cui Pietro è stato colonna e fondamento, come Paolo, non è solo l’occasione per una bella memoria dell’apostolo e neppure solo una sottolineatura delle dispute teologiche attorno al primato di Pietro e dei suoi successori. È un brano evangelico che va ben oltre tali dibattiti e che interpella la fede di ciascuno di noi. Gli stessi padri della Chiesa, che non avevano le preoccupazioni circa il primato del Papa, hanno dato a queste parole evangeliche una interpretazione più spirituale e più legata alla vita ordinaria del cristiano. Per comprendere bene tale episodio è necessario anzitutto inserirlo nella nuova situazione in cui Gesù si è venuto a trovare (in questo ci aiuta il brano parallelo di Marco 8,27-30). Dopo la sua predicazione in Galilea, egli si ritrova praticamente solo. Aveva cercato di fare delle folle che lo seguivano il “nuovo popolo” di Dio, ma ha dovuto constatare una prima sconfitta: tutti lo hanno abbandonato. Si ritrova solo, con quel piccolo gruppetto di discepoli. Sembrano fedeli, è vero; ma resisteranno sino alla fine? Accetteranno un messia crocifisso? Questi e altri analoghi interrogativi affollavano la mente di Gesù. Raduna perciò quel piccolo gruppo in un luogo appartato, nella regione di Cesarea di Filippo, e chiede loro cosa pensi la gente di lui. Vi era in effetti una grande attesa tra la gente riguardo alla venuta del Messia, ma altrettanto vasta era l’incertezza sulla sua figura e sul suo compito. In generale, tuttavia, si era d’accordo nel ritenere il Messia un uomo potente politicamente e militarmente. In ogni caso, l’animo della folla era surriscaldato riguardo a tale argomento, tanto da poter parlare di una sorta di “febbre messianica” tra la gente. C’era stato già qualcuno che si era presentato come Messia e aveva sollevato gruppi armati, che erano stati prontamente repressi dall’autorità romana. Le risposte dei discepoli alla domanda di Gesù riflettono l’incertezza generale: c’era chi vedeva in lui il Battista redivivo, chi pensava fosse Elia, chi Geremia o qualcuno dei profeti. Tutti comunque lo guardavano come un grande profeta, ma non colui nel quale è Dio stesso che parla e agisce. Tuttavia, la vera intenzione di Gesù è quella di conoscere quale sia il loro pensiero a suo riguardo: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro, a nome di tutti (“corifeo”, lo chiama la Chiesa d’Oriente), risponde con la professione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù gli risponde: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Pietro ha ricevuto la rivelazione da Dio. Egli fa parte di quel gruppo di “piccoli” ai quali è stato rivelato il mistero nascosto sin dalla fondazione del mondo (Mt 11,25-26). Egli, come scrive Paolo, ha potuto gustare la “profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio”. E poi Gesù gli dona un nuovo nome: “Simone, ti chiamerai Kefa” (Petros in greco). Ricevere un nuovo nome significa ricevere una nuova vocazione, iniziare una nuova storia. Il nuovo nome che Gesù dà a Simone richiama l’idea della costruzione. È vero che “la pietra” è certamente solo Gesù; e su di lui “pietra angolare” si costruisce la casa. Ma Pietro diviene il prototipo dei discepoli, esempio per i credenti di ogni luogo e di ogni tempo: tutti, cioè, dobbiamo partecipare alla sua fede. Egli stesso ce lo suggerisce quando scrive: “Avvicinandovi a lui, pietra viva… quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” (1 Pt 2,4-5). Ogni credente deve partecipare al nome, alla storia, alla vocazione di Pietro per la costruzione dell’edificio spirituale. In questo impegno di costruzione tutti, ciascuno a suo modo si potrebbe dire, riceviamo il “potere delle chiavi”, ossia il potere di “sciogliere” e di “legare”. Come scrive anche il profeta Isaia a proposito dell’eletto di Dio, Eliakim: “Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire”. Si tratta di un potere reale. Ma cosa vuol dire sciogliere e legare? Sciogliere significa slegare le funi che ci tengono legati al nostro egoismo, che ci bloccano saldamente sulla sponda dell’amore per noi stessi, che ci costringono inesorabilmente ad essere soggetti agli egoismi personali o di gruppo, di clan, di etnia, di nazione. Sono legami che rendono schiavi e violenti. È urgente scioglierli e prendere il largo verso il regno di Dio, in cui l’amicizia, la solidarietà, il servizio vicendevole sono la nuova legge. Questi sono i “legami” da creare. Ebbene, dice Gesù, tali legami realizzati sulla terra saranno confermati nel cielo. Non saranno cioè intaccati e resteranno saldi anche oltre la morte. È davvero una grande consolazione sapere che tutto ciò che legheremo sulla terra sarà legato anche nei cieli, ossia per sempre. È come dire che quel che conta nella vita è l’amore; quel che resta è, appunto, l’amicizia che stringiamo tra noi e con tutti. È su “questa pietra”, su pietre di questa qualità, che Gesù costruisce la sua Chiesa e il mondo nuovo.

Comunità di Sant’Egidio 

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Lunedì 22 agosto 2011

Guai a voi, guide cieche
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Mt 23,13-22

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Martedì 23 agosto 2011

Trasgredite la giustizia, la misericordia e la fedeltà       
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Mt 23,23-26

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Mercoledì 24 agosto 2011

Vedrai cose più grandi di queste!
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Gv 1,45-51

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Giovedì 25 agosto 2011

Tenetevi pronti
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Mt 24,42-51

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Venerdì 26 agosto 2011

Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: Ecco lo sposo! Andategli incontro!. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Le sagge risposero: No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!.Ma egli rispose: In verità io vi dico: non vi conosco.Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Mt 25,1-13

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Sabato 27 agosto 2011

Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele -gli disse il suo padrone-, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

Mt 25,14-30

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