Santena – 24 novembre 2011 – Gonfiavano il valore di ville e palazzi per intascare finanziamenti e mutui da banche e società di leasing: la Guardia di finanza di Torino ieri ha arrestato 14 tra imprenditori e professionisti con l’accusa di associazione a delinquere. Dall’indagine, che coinvolge 54 società, è emerso un giro di fatture false per 100 milioni. Tra gli arrestati Claudio Gabriele Belforte, l’imprenditore che, a inizio anno, aveva rilevato l’Ages con 111 lavoratori, costituendo la Belconn Gomma e cavi. Di seguito tre pezzi, presi dai giornali di oggi. Il primo è del cronista Meo Ponte ed è stato pubblicato oggi sul quotidiano La Repubblica a pagina V del fascicolo di cronaca di Torino. Il secondo e il terzo articolo sono stati pubblicati dal quotidiano torinese La Stampa, alle pagine 64 e 65, a firma di Claudio Laugeri.
RASSEGNA STAMPA
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La Repubblica– giovedì 24 novembre 2011 – Pagina V
La grande truffa degli immobili: 14 arresti
Giro da 100 milioni per plusvalenze su edifici di pregio, dal palazzo Utet a quello Fiat
MEO PONTE
I loro nomi sono noti. Da anni operano nel mercato immobiliare, acquisendo immobili «celebri» come il Liceo Francese, il palazzo Utet, l´edificio in corso Dante in cui nacque la Fiat o il magazzino al Balon dove fu girato «La donna della domenica». Da ieri mattina sono in carcere. Contro di loro pesano più di cinquanta capi d´accusa che spaziano dall´associazione per delinquere alla frode fiscale. Sono stati arrestati all´alba Claudio Belforte, 55 anni e Guido Callegaro, 67 anni. Con loro sono finiti in cella i loro «collaboratori» (o meglio i complici) tra cui tre commercialisti (Stefano Cardarelli di Roma, Riccardo Petrigani e Andrea Perego di Torino), i segretari di fiducia (Angelo Zacchè) e le «teste di legno» a cui erano titolate le società di comodo (Sergio Penna, Sergio Bellone, erede di una nota dinastia di ottici, Carlo Checco, Piergiorgio Pellegrino e Massimo Callegaro, uno dei due figli di Guido). Alessandra Marchi, segretaria e braccio destro di Belforte, se l´è cavata con gli arresti domiciliari. Il comando provinciale della Guardia di finanza ha impiegato più di 300 uomini per ricostruire la trama dell´inchiesta coordinata dal pm Roberto Furlan che ha portato allo scoperta una delle più vaste evasioni fiscali degli ultimi anni. I finanzieri del generale Gerli hanno effettuato ieri più di 170 perquisizioni, controllato oltre 54 società e appurato (per ora) l´emissione di false fatture per oltre 100 milioni di euro e un´evasione fiscale tra redditi e Iva per oltre 42 milioni di euro.
In carcere sono finiti anche il direttore della direzione provinciale delle entrate di Torino, Ernesto Giacomo Maggiore, e l´imprenditore Giuseppe Secondo Boero, sorpresi mentre si passavano buste che contenevano probabilmente tangenti. I due però sono stati arrestati nell´ambito di un´inchiesta collaterale.
Il bottino. «Ricordo che negli anni in cui Belforte è stato con Callegaro facevano spesso un discorso del bottino. In sostanza acquisivano degli immobili, li rivendevano subito dopo ad un prezzo maggiorato per lo più a società di leasing e il sovraprezzo costituiva per loro il bottino», ha raccontato R. N., un teste. Per spiegare i trucchi della banda il gip Francesco Moroni impiega 219 pagine e scrive: «C´è stato il perfezionamento di un consolidato modus operandi, volto a utilizzare illeciti meccanismi di evasione fiscale per “monetizzare” immediatamente esorbitanti utili realizzati nel momento stesso in cui venivano acquistati dagli ignari terzi i beni immobili…».
Il meccanismo. «Gli indagati acquistavano un immobile da un terzo di buona fede – scrive il gip – tramite una società utilizzata dal gruppo come “cartiera”. Nello stesso giorno l´immobile veniva venduto ad una società del gruppo ad un prezzo di molto superiore mediante l´emissione di fatture per operazioni inesistenti. Contestualmente veniva stipulato un contratto di leasing che prevedeva l´erogazione di una somma di gran lunga superiore al contratto di acquisto. La differenza tra il reale prezzo di acquisto del bene e la somma erogata (dedotta un´ulteriore parte che doveva servire per i pagamenti delle rate del mutuo o dei canoni di leasing) costituiva il guadagno (“bottino”) degli indagati».
Il liceo francese. Il liceo francese è stato acquistato da un ente ecclesiastico per 7 milioni e 250mila euro. Lo stesso giorno è stato rivenduto ad una «società» del duo per 20 milioni, più 4 milioni di Iva e rivenduto ancora per 14 milioni di euro. L´immobile è stato sequestrato dalla Finanza.
Le intercettazioni. Hanno rivelato i trucchi della banda. E la loro consapevolezza. Come quando Belforte dice a Zacchè: «Tanto hai più di 70 anni. In galera non ci vai più». E l´altro risponde: «L´importante è non andare in galera oltre i 70 anni anche se Tanzi l´hanno ingabbiato. Vabbè quello l´aveva fatta grossa poi vorrei averci io la contropartita che ha lui». O annunciavano nuove inchieste. Come quando Bellone e Serra commentano l´acquisto da parte di Claudio Gabriele Belforte della Ages di Santena: «Ha trovato un tesoro lì dentro. C´era 500mila euro di inventario ma c´è 5 milioni di roba dentro. Sta fatturando 10mila euro al giorno di ferro vecchio, fa venire l´omino, va in giro con i muletti e smonta tutto quello che può…».
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La Stampa – Giovedì 24 novembre 2011 – Pagina 64
Maxitruffa sui palazzi 14 in manette
Fatture false per cento milioni, 27 nascosti al fisco Arrestato un dirigente dell’Agenzia delle Entrate
CLAUDIO LAUGERI
Immobiliaristi, commercialisti, consulenti, ex segretarie diventate faccendiere e le immancabili «teste di legno». Ecco la banda dei «furbetti delle costruzioni», finita ieri in cella per ordine del giudice per le indagini preliminari Francesco Moroni. È coinvolto anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate «Torino 1», Ernesto Giacomo Maggiore, in manette per corruzione.
I 14 arresti (una donna ai domiciliari) sono stati portati a termine ieri tra le 7 e le 9 dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, che hanno lavorato oltre un anno per ricostruire la fanta-economia della cricca, al centro della galassia di 54 società in Piemonte, Liguria, Lombardia, Lazio e Campania utilizzate per incassare e nascondere al fisco 27 milioni di imponibile, oltre a 15 milioni di Iva. Per non parlare dei 100 di fatture fasulle e dei 10 fatti sparire dalle casse di aziende poco prima del fallimento. «Un’indagine complessa, dati i livelli di sofisticazione delle manovre attuate» hanno sottolineato il procuratore Gian Carlo Caselli, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Giuseppe Gerli e il comandante del Nucleo di polizia tributaria Danilo Petrucelli.
Al centro della rete, ci sono l’imprenditorebGuido Callegaro, 66 anni; i figli Massimo, di 35, e Alessandro (soltanto denunciato), di 39; l’industriale Claudio Gabriele Belforte, di 58; il commercialista Andrea Perego, di 57, già coinvolto nel «crac Aiazzone». Secondo la ricostruzione degli investigatori coordinati dal pm Roberto Furlan, erano loro a orchestrare la moltiplicazione (fasulla) dei valori degli immobili. Il sistema era semplice quanto diabolico: le palazzine (tutte di pregio) venivano acquistate, pagate e rivendute subito dopo a una società «amica» a prezzo gonfiato (dal 50 al 100 per cento) e di nuovo a un’altra «amica», dopo aver chiesto un mutuo oppure un leasing. La strada migliore era proprio quella del finanziamento, perché consentiva di «scaricare» dalle tasse anche i canoni. Dopo qualche rata, i pagamenti saltavano, le aziende fallivano e i soldi sparivano. Pronti per finanziare un altro «miracolo». Gli investigatori hanno definito questo sistema una «macchina del tempo amplificata»: gli immobili venivano sopravvalutati anticipando nel tempo gli effetti di una eventuale rivalutazione. Così, il processo economico-finanziario di anni si sviluppava in poche ore. Il risultato: milioni di euro intascati, «il bottino» come lo chiamavano Guido Callegaro e Gabriele Belforte. In barba ai controlli dei notai. «Indagheremo anche su questo» promette il generale Gerli.
Le intercettazioni dei telefoni dei due imprenditori hanno portato i finanzieri nell’ufficio di Ernesto Giacomo Maggiore, 59 anni, direttore di «Torino 1». Alla fine, con Callegaro combinò nulla. Ma la «cimice» piazzata nell’ufficio del funzionario ha consentito di scoprire altri incontri sospetti. Come quello che ha portato in cella Maggiore e Giuseppe Secondo Boero, 73 anni, imprenditore nel settore immobiliare, alberghiero ed energetico. La videocamera installata dalla Finanza ha immortalato tre scambi di buste. Chiuse. Infilate da Maggiore in un cassetto e poi nella tasca del soprabito, appena uscito l’imprenditore dall’ufficio. «Una vicenda slegata dalle operazione di maxi-evasione e bancarotta contestate agli altri arrestati» hanno precisato procuratore e ufficiali della Finanza.
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La Stampa – Giovedì 24 novembre 2011 – Pagina 65
L’industriale
Rolex, quadri e gioielli In villa c’era un tesoro
[CLA. LAU.]
«Come un museo» Claudio Gabriele Belforte: nella sua villa i finanzieri hanno trovato di tutto
«Villa-museo»: così gli investigatori definiscono la residenza del Cavalier Claudio Gabriele Belforte, l’industriale prestato all’immobiliarismo e tornato a fare l’industriale quando ormai la Finanza aveva svelato le trame dei suoi affari. La residenza è al civico 37 di Strada delle Sei Ville, una sorta di fortino di lusso con vista sulla Torino ai piedi della Gran Madre. Ieri mattina, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno perquisito le stanze di quella mega-villa. E sono rimasti a bocca aperta. C’erano dipinti di gran valore, una collezione di una cinquantina di «Rolex» (tutto modelli dai 10 mila euro in su) e una di francobolli, oltre a svariati gioielli. E un lingotto d’oro da un chilo. Tutto intestato alla «LM Huber srl», espediente per evitare sequestri nell’eventualità di vicissitudini giudiziarie.
Aria respirata da tempo, in casa dell’imprenditore. Qualche tempo fa, aveva rilevato la «Ages» di Santena, società del settore automotive finita in amministrazione controllata. I dipendenti sono in cassintegrazione. Hanno incrociato più volte le braccia, protestando contro la gestione di Gabriele Belforte, proprietario con la «Belcon gomme e cavi spa», controllata dalla italiana «Belcon Fin spa», a sua volta partecipata dalla «Belcon Fin sa» con sede in Lussemburgo. Appresa dai Callegaro l’arte delle compravendite gonfiate, l’ha illustrata al telefono alla ex segretaria Alessandra Marchi, 30 anni (l’unica finita ai domiciliari). Ad ascoltare, però, c’erano anche i finanzieri.
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Fonti: lanci Agenzia Ansa, La Repubblica, La Stampa
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