Torino – 20 febbraio 2012 – L’Osservatorio regionale sul fenomeno dell’usura, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, ha istituito nel 2009 tre borse di studio da destinarsi a laureati e ricercatori della Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Psicologia inerenti principalmente tre ambiti di ricerca. I tre studi sono stati presentati oggi, lunedì 20 febbraio, a Palazzo Lascaris, con la partecipazione del componente dell’Ufficio di Presidenza Tullio Ponso, delegato all’Osservatorio Usura, e dei docenti referenti delle ricerche, Massimo Cavino per la facoltà di Giurisprudenza e Guglielmo Gulotta per la facoltà di Psicologia.
“L’iniziativa di oggi si rivolge soprattutto ai giovani – ha spiegato Tullio Ponso – per sensibilizzarli sui rischi legati all’indebitamento e al gioco. Tre ricerche importanti che indagano il fenomeno sotto diversi aspetti”.
I primi due ambiti di ricerca, a carattere giuridico ed economico, hanno riguardato l’analisi normativa ed economica italiana, sopranazionale e interna ai principali Paesi europei relativi al credito al consumo, al finanziamento alla piccola impresa e a istituti giuridici quali la cessione del quinto dello stipendio e le carte di credito, con particolare riferimento agli strumenti di tutela del debitore.
L’altro filone di ricerca ha avuto ad oggetto lo studio, sotto il profilo psicologico, dei comportamenti a maggior rischio di sovraindebitamento, le dipendenze da gioco e l’analisi dei possibili strumenti di prevenzione.
Per Gulotta la ricerca in ambito psicologico “ha voluto indagare il rapporto tra l’indebitato e il suo carnefice, ovvero l’usuraio. E’ fondamentale capire questo legame e insegnare alle persone a ragionare anche nei momenti di difficoltà”.
“Lo studio sotto il profilo giuridico ha dato risultati particolarmente innovativi – ha sottolineato Cavino – e questo lavoro può aiutare le istituzioni a mettere in atto politiche più efficaci di contrasto all’usura”.
I tre ricercatori assegnatari delle borse di studio sono: Annalisa Boido, per la ricerca in ambito giuridico; Cristina Rovera, per la ricerca in ambito economico; Marco Zuffranieri, per la ricerca in ambito psicologico.
I borsisti, ad un anno dalla data di assegnazione della borsa di studio, hanno presentato una relazione scientifica sull’attività svolta sottoscritta dal proprio responsabile.
Le sintesi e le presentazioni delle ricerche sono disponibili all’indirizzo http://dl.dropbox.com/u/9379388/ricerche_usura.zip
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Cristina Rovera
Nota Conferenza Stampa, Consiglio regionale del Piemonte
Lo studio economico sul fenomeno del sovraindebitamento e dell’usura si è focalizzato sulla realtà economica, finanziaria e patrimoniale dei consorzi di garanzia collettiva fidi beneficiari del contributo antiusura erogato dal Fondo di prevenzione ministeriale e/o regionale. L’orizzonte di analisi è il quadriennio 2006 – 2009.
L’indagine è stata condotta confrontando i confidi destinatari e non del sussidio pubblico, per poi focalizzarsi sui soli riceventi l’aiuto antiusura, ripartiti in funzione dei seguenti parametri: contribuzione complessivamente ricevuta e area geografica di appartenenza (sempre il nord-ovest, Piemonte, per i beneficiari regionali).
Mentre nel capitolo primo si procede alla descrizione qualitativa degli strumenti, nel secondo si dettagliano il panel e la metodologia di indagine utilizzati. I capitoli terzo e quarto costituiscono invece la base quantitativa del lavoro, focalizzata sulla riclassificazione e sull’analisi di bilancio dei consorzi di garanzia. Il quinto si propone a integrazione dei medesimi, fornendo i dati relativi all’elaborazione di questionari appositamente costruiti, miranti a cogliere il dettaglio operativo del settore.
Uno dei pregi del lavoro consiste nella conduzione di un’analisi completa, focalizzata sull’intera realtà italiana, indipendente da dimensioni, settore operativo, numero di soci, dipendenti, amministratori, localizzazione degli enti di copertura. All’indagine sulla realtà nazionale segue poi la focalizzazione su quella regionale, mirante a cogliere peculiarità e caratteristiche dei riceventi il sussidio piemontese.
Questi ultimi appartengono in realtà alla categoria dei destinatari ministeriali, costituendone però la quota più rappresentativa in termini di garanzie erogate.
Il valor medio delle coperture antiusura complessivamente concesse dai beneficiari italiani nell’orizzonte 2006 – 2009 ammonta infatti a 907.129 euro, mentre quello dei destinatari regionali risulta pari a 1.455.193 euro. Il fenomeno non sembra avere ripercussioni sulle sofferenze sopportante. Esse totalizzano a 228.270 euro medi per i riceventi nazionali, a 99.487 euro per quelli piemontesi. L’osservazione è supportata dall’indice di sofferenza, calcolato in rapporto allo stock di garanzie concesse. Per i beneficiari regionali esso vale 7% medio quadriennale, per i ministeriali il medesimo sale a 26%.
Quanto esposto spinge dunque a considerare l’eventuale conduzione di una più seria e prudente politica gestionale da parte dei confidi locali rispetto a quelli nazionali.
L’osservazione non è però supportata dall’analisi dei dati di conto economico. Realizzare un’attenta valutazione del rischio non significa infatti non sopportare spese o conseguire elevati profitti. A titolo di esempio, i costi operativi medi sostenuti dai beneficiari regionali eccedono il limite per il conseguimento di un reddito operativo nullo, in tutti e quattro gli esercizi analizzati. Allo stesso modo, l’indice di redditività dei mezzi propri (Return on Equity) presenta un andamento variabile: nel 2006 – 2007 evidenzia valori positivi (+1% medio), nel 2008 – 2009 diventa negativo (-3%).
Le osservazioni esposte permettono pertanto di concludere che:
i destinatari del contributo piemontese sono più operativi della media nazionale, soffrono di meno, ma non sono i migliori sotto il profilo prettamente economico.
La gestione degli enti meriterebbe dunque delle correzioni, finalizzate in particolare al contenimento degli oneri (operativi e non).
Il fenomeno non costituisce, di per sé, motivo di critica, in quanto i fondi erogati non sono un “premio” per i più capaci di settore, quanto piuttosto un supporto alla correzione di una distorsione di mercato. Quello proposto si configura quindi come semplice suggerimento, volto a migliore l’efficienza di un sistema che merita di essere supportato e incentivato, in quanto di indiscutibile utilità sia economica sia sociale.
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Annalisa Boido
IL SOVRAINDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE
Profili di criticità nelle società contemporanee e, in particolare, nella realtà locale piemontese. La tutela giuridica del consumatore rispetto ai contratti di credito. Proposte per un intervento regionale di contenimento del fenomeno.
La ricerca, svolta per l’Osservatorio Regionale sul fenomeno dell’usura del Consiglio Regionale del Piemonte, coglie la pesante emersione nella realtà italiana – e, per quanto in particolare ha riguardato l’oggetto della ricerca, nella realtà piemontese – del problema dell’eccessivo indebitamento delle famiglie, fenomeno noto a tutti i moderni sistemi socio-economici occidentali, nei quali il diffondersi del credito come sistema di soddisfazione di massa delle esigenze di consumo della famiglia ha prodotto un sensibile aumento del numero di soggetti che si indebitano in modo irragionevole e non sostenibile.
Documenti di indagine e di sintesi sul fenomeno, provenienti da organismi nazionali e sovranazionali (come l’Indagine conoscitiva sul credito al consumo condotta dalla Commissione giustizia della Camera dei Deputati fra 2009 e 2010 e il Parere CESE su “Credito ed esclusione sociale in una società opulenta”), insieme a dati e commenti raccolti sull’argomento, hanno permesso di tracciare la “mappa” del fenomeno in Europa e nel nostro Paese.
Il sovraindebitamento assume tratti di criticità in contesti caratterizzati dalla massificazione del consumo di beni, nonché da un elevato grado di sviluppo del mercato del credito come strumento per la soddisfazione di tale consumo, sviluppo al quale si accompagnano, in alcuni settori, la ricerca più della stipulazione del contratto che del suo regolare adempimento – con il risultato che l’istruttoria di verifica del merito creditizio ridotta al minimo – e l’acquisizione di fasce di clientela marginali o critiche come strategia di espansione e di superamento della concorrenza.
Risultano determinanti, naturalmente, nel prodursi di una situazione di sovraindebitamento i fattori che riguardano il debitore: problemi economici sopravvenuti; la modificazione dell’assetto familiare precedente (molte situazioni drammatiche riguardano coniugi separati o famiglie nelle quali la pensione dell’anziano genitore, venuta meno per la morte di quest’ultimo, consentiva la gestione delle spese corrente e dei debiti); molto spesso l’incapacità a monte di gestire adeguatamente il bilancio familiare e di programmare con ragionevolezza e misura la capacità di debito alle risorse familiari.
Un elemento è emerso con nitidezza dalla ricerca. Il sovraindebitamento, fenomeno di per sé sensibile in tutte le moderne società del credito al consumo, raggiunge soglie di criticità particolarmente elevata in periodi di contingenza economica negativa, quando l’offerta di credito è accolta per sopperire a carenze di reddito che non hanno prospettive di risoluzione. Negli ultimi anni in Italia sembra essersi innescato questo meccanismo: il ricorso al credito per il consumo dei beni è cresciuto anche quando il volume dei consumi non è aumentato in pari misura, segnalando il rischio che il credito tenda a prendere il posto del risparmio nel sostegno ai consumi per esigenze primarie.
Nel territorio piemontese tale realtà è colta puntualmente dalle Fondazioni antiusura attive sul territorio Piemontese (“La Scialuppa – Fondazione CRT”; “S. Matteo Insieme contro l’usura”; “Antonio e Catterina Bruzzone”). L’Autrice ha analizzato i dati relativi all’attività di tali enti nell’ultimo decennio, osservando il costante incremento nel numero delle richieste e nella gravità delle situazioni su cui intervenire; il picco visibile nel numero di contatti in corrispondenza del generale peggioramento delle condizioni economiche sul territorio di riferimento; l’aumento nelle richieste di aiuto provenienti da soggetti in età matura o avanzata; comunque, anche in situazioni di grande difficoltà, l’efficacia della formula di soccorso praticata dalle Fondazioni, che uniscono alla fideiussione per l’ottenimento di un prestito con una Banca convenzionata all’attivazione di tutte le risorse personali e familiari disponibili e alla guida costante per una gestione razionale e responsabile delle stesse.
L’ultima parte del lavoro, infine, è dedicata all’esame degli strumenti di tutela del consumatore introdotti con il d. lgs. 141/2010, entrati a regime da qualche mese (dopo l’emanazione del provvedimento 9.2.2011 da parte della Banca d’Italia, che concedeva tre mesi ai soggetti erogatori del credito per adeguarsi alle novità), fra cui si segnalano in particolare gli obblighi di informazione e di valutazione del merito creditizio oggi gravanti sul soggetto concedente il credito.
In conclusione, la ricerca sottolinea come l’Osservatorio sul fenomeno dell’usura e l’Istituzione regionale si pongano, di fronte alla realtà del sovraindebitamento, come luogo privilegiato di monitoraggio e di comprensione delle dinamiche che lo caratterizzano e di possibile sinergia fra le diverse risorse attivabili sul territorio per il contrasto dello stesso presso ciascuno dei soggetti direttamente coinvolti.
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Marco Zuffranieri
Rischi, distorsioni cognitive e vittimizzazione
Un esame delle vulnerabilità al sovraindebitamento e all’usura
Il lavoro tratta degli aspetti psicologici coinvolti nel processo di sovraindebitamento. Per sovraindebitamento intendiamo quella condizione in cui sono presenti passività finanziarie, ma anche altre obbligazioni di pagamento, la cui gestione sia insostenibile alla luce del reddito e dei patrimoni nella disponibilità del debitore. È una condizione che non ha solo elevati costi diretti, ma anche e soprattutto indiretti in termini di salute, qualità di vita e qualità delle relazioni interpersonali. Dati recenti segnalano che in Italia il 14.8% delle famiglie che fanno ricorso al credito al consumo sono povere e che il 20.3% di chi dichiara di arrivare a fine mese con grandi difficoltà utilizza il credito al consumo. Inoltre, in Europa, sono le famiglie italiane ad essere in percentuale maggiore indietro con i rimborsi delle proprie rate (10.5% contro l’8.4% della Spagna e il 2.3% del Regno Unito) e di queste quasi il 30% sono famiglie povere. L’attualità di tale tema ha mosso l’interesse del legislatore nazionale che in questi giorni è intervenuto in maniera tale da favorire un’assunzione, da parte dell’indebitato, di un ruolo più attivo e consapevole.
Il lavoro ha seguito tre direttrici principali.
I consumatori, ma anche i piccoli e medi imprenditori, si trovano di fronte a scelte complesse ed è dimostrato che, in taluni casi, le scelte degli esseri umani sono tutt’altro che razionali. La prevedibilità dei modi in cui le scelte non razionali si verificano può essere sfruttata dai professionisti del prestito e, con modalità diverse, anche da chi presta illegalmente.
I consorzi di garanzia collettiva dei fidi (detti anche “consorzi fidi” o “confidi”) si propongono di rendere più semplice la concessione del credito alle imprese associate da parte delle banche. Un questionario ha interpellato i responsabili di queste agenzie. Hanno risposto in maniera valida 36 Confidi dei 186 interpellati. Un servizio di consulenza agli imprenditori in difficoltà è offerto nell’81% dei Confidi, ma solo nella metà di questi è un servizio chiesto attivamente dagli imprenditori. Eppure quasi tutti i responsabili interpellati lo ritengono utile per colmare le lacune informative o la vera e propria mancanza di competenze, relative all’utilizzo appropriato del credito, che riscontrano in molti imprenditori. Infatti l’eccessivo ricorso al credito è giudicata la ragione principale delle difficoltà finanziarie per cui i Confidi sono interpellati. Infine si registra il dato che nella stragrande maggioranza dei casi gli imprenditori chiamano in causa ragioni “esterne” per spiegare le proprie difficoltà, mostrando, in generale, difficoltà ad ammettere proprie responsabilità nell’accaduto.
La terza direttrice ha esplorato i rischi a cui sono esposti soprattutto i giovani e giovanissimi: il gioco d’azzardo e i comportamenti d’acquisto problematici. Mentre il gioco d’azzardo è molto studiato e la priorità è di realizzare iniziative di prevenzione la cui efficacia è documentata scientificamente, fenomeni come lo shopping compulsivo sono meno conosciuti e necessitano di monitoraggio insieme all’atteggiamento nei confronti del denaro e del credito. Analisi preliminari svolte nell’ambito di questo studio inducono a pensare che la formula delle carte revolving, per quanto ancora poco diffusa tra i giovani, sia ritenuta interessante da una fetta consistente di questa popolazione (tra i 20 e i 25 anni). Per questa ragione è stato predisposto un questionario on-line da diffondere attraverso i social network per monitorare l’evoluzione di questa tipologia di fenomeni sul territorio regionale.
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