Santena – 15 maggio 2012 – Tra i relatori dell’incontro organizzato dalla Pro Loco come preludio di sagra l’11 maggio scorso, al salone Visconti Venosta, c’era Giancarlo Chiesa, responsabile economico della Coldiretti, per 15 anni tecnico orticolo di zona, che ha spiegato come si è riusciti a rilanciare la produzione locale di asparagi. Nel 1994 gli asparagicoltori santenesi era appena quattro, mentre oggi sono venti.
Giancarlo Chiesa, responsabile economico della Coldiretti di Torino, ha detto: «Ho accettato con piacere l’invito della Pro loco. Io ho passato 15 anni della mia vita nelle asparagiaie di Santena, per cui in questa città ritorno sempre con molto piacere. L’asparago a Santena non è finito, anzi in questi ultimi 15 anni, proprio grazie al progetto vincente del Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino. Un rilancio reso possibile anche dalla miriade di prove fatte qui dalla Coldiretti. Con le prove varietali che abbiamo portato avanti, a partire dagli anni Novanta e fino al 2010, siamo riusciti a far conoscere agli asparagicoltori delle nuove varietà, molto più produttive, che hanno portato maggiore reddito alle aziende agricole».
«Io come tecnico sono arrivato a Santena nel 1994, dopo l’alluvione – ha detto Giancarlo Chiesa –. Quando sono arrivato qui le aziende agricole che coltivavano asparagi erano quattro. Adesso a Santena le aziende che coltivano asparagi sono venti. I Comuni che fanno parte dell’area dove si coltiva l’asparago di Santena e del Pianalto di Poirino sono nove, tra cui Carmagnola, alcuni del Chierese, Santena, Villastellone, Poirino e Cambiano. Attualmente, nel 2012, le aziende che coltivano l’asparago di Santena e delle terre del Pianalto sono 50. Negli anni Novanta, quando si compilavano le statistiche produttive, per l’asparago nel computer si inseriva una produzione di 30-40 quintali a ettaro. E questo è andato bene fino a vent’anni anni fa. Adesso, con le nuove tecniche colturali e con i nuovi ibridi di asparago possiamo raggiungere anche produzioni di 70, 80, e anche 100 quintali anno, ad ettaro».
Giancarlo Chiesa ha spiegato: «Qui a Santena, fino a gli anni Cinquanta, la varietà più utilizzata era l’Argenteuil, di origine francese. Quale era il difetto di questa varietà? Come pregio sicuramente aveva turioni di buon calibro, perché arrivavano anche a 30 millimetri di diametro. Lo svantaggio di questa varietà era che aveva un colore verde tenue e molta facilità alla fioritura. Con le nuove varietà – e qui a Santena le più coltivate sono Eros e Marte – abbiamo migliorato molto l’aspetto visivo, perché per il consumatore, anche l’occhio vuole la sua parte. Negli ibridi c’è questo contrasto tra il bianco, la parte che resta sottoterra, e il colore violaceo del turione che prosegue con un verde molto intenso. Inoltre la punta del turione presenta le brattee molto chiuse. Per cui gli ibridi producono sempre asparagi che pagano l’occhio. Oltre ai due ibridi a Santena disponiamo anche di una varietà locale tipica la Santenese. I nostri asparagicoltori di un tempo avevano capito che il problema maggiore dell’Argenteuil era la facilità alla fioritura che rende impresentabile il turione. Alcuni agricoltori hanno selezionato, per conto proprio, la varietà Santenese, una varierà molto simile agli ibridi, con un buon contrasto tra verde e bianco e ben resistente alla fioritura anche se rispetto agli ibridi il calibro dei turioni è minore».
«Come abbiamo fatto ad arrivare a queste produzioni? Abbiamo affinato la tecnica colturale – ha aggiunto Giancarlo Chiesa –. Il problema è che a Santena si è smesso di produrre asparago perché, per anni, negli stessi appezzamenti si era coltivato solo asparagi, senza nessun tipo di rotazione colturale. Alla fine la monocoltura ha fatto sì che le malattie abbiano preso il sopravvento. La miglior tecnica colturale – lo insegnano tutt’ora a scuola – è la rotazione per cui se si coltiva solo asparago su asparago abbiamo tutti i problemi classici che derivano dalla monocultura. Per gli asparagi, così come per tutte le colture orticole, la rotazione è una pratica agronomica fondamentale».
Giancarlo Chiesa ha aggiunto: «Ecco come siamo riusciti qui a Santena a passare da quattro asparagicoltori nel 1994 fino agli attuali venti che sono contenti della coltura e di poter portare a casa un buon reddito. Il problema maggiore che si era avuto negli ultimi 40 anni in città era la specializzazione di un fungo patogeno che colpiva le radici dell’asparago. Questo fungo aggrediva le radici e, con i primi giorni di aprile, i turioni non venivano più prodotti perché la radice marciva. Che cosa abbiamo fatto, a partire dagli anni Novanta, in alcune aziende? Oggi le 50 aziende agricole che si trovano nei nove comuni della zona sviluppano una produzione su 25 ettari di terreno: in tutto sono 60-70 giornate. Siamo riusciti di nuovo a coltivare asparagi e a produrre asparagi cambiando la tecnica colturale. Un tempo il fungo presente nel terreno contaminava le giovani zampe degli asparagi. Così abbiamo pensato di mettere i piantini in alveoli preparati da vivai utilizzando come substrato torba sterile. In tal modo le giovani piantine delle nuove asparagiaie erano sicuramente sane. Il problema di Santena era che per le nuove asparagiaie i coltivatori autoriproducevano il seme. Utilizzando un terreno contaminato il fungo patogeno – il fusarium – sin dall’inizio colpiva le giovani piantine. Il risultato è che in pochi anni il fusarium minava le giovani asparagiaie. Partendo con piantine sane invece siamo riusciti a eliminare i problemi e a incrementare le produzioni dei campi santenesi. In chiusura rivolgo un complimento alla Pro loco di Santena: è la prima volta che sento parlare di conferenza sull’asparago. Veramente la possiamo fare perchè di asparago nel 2012 ne produciamo».
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Il file audio con l’intervento completo di Giancarlo Chiesa:
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