Santena, i santi medici Cosma e Damiano calamitano in città diecimila persone

Santena – 2 ottobre 2012 – La festa che la comunità riacese organizza in onore dei santi medici Cosma e Damiano si conferma l’appuntamento annuale in grado di far arrivare il più alto numero di persone in città. Nonostante il tempo non bello la 48esima edizione dei festeggiamenti, svolti dal 28 al 30 settembre, ha calamitato 10mila persone arrivate dai paesi vicini come da tutto il nord Italia.

La giornata clou delle iniziative organizzate dalla numerosa comunità riacese cittadina è stata domenica: alla processione pomeridiana sono intervenute cinquemila persone, molti di essi si sono fermati per lo spettacolo pirotecnico della premiata Fabbrica Giuseppe Parente e al concerto del gruppo Calanti, esecutori della Pizzica. Sabato sera, sotto la pioggia, a sentire il gruppo folk di Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea erano più di duemila. Mentre venerdì sera più di 3mila persone sono arrivate per il concerto dei Collage.

La messa di domenica pomeriggio è stata celebrata dal card. Severino Poletto, dal parroco don Nino Olivero, dai due vice parroci don Mauro Grosso e don Martino Ferraris e da don Battista Masini, parroco di Stignano. Al termine della funzione è partita la processione per le vie della città terminata nel piazzale di via De Gasperi dove le autorità hanno portato il loro indirizzo di saluto. Al microfono si sono alternati: il sindaco Ugo Baldi; il card. Severino Poletto; Antonio Cosimo Trimboli, presidente dell’associazione santi medici Cosma e Damiano; Francesco Furchì, presidente dell’associazione Magna Graecia Millennium. Prima di riportare le statue dei santi nella cappella dell’oratorio San Luigi sul palco l’ing. Raffaele Celia, direttore compartimentale Anas, ha ricevuto il premio “un calabrese speciale”.

Nel piazzale lungo via De Gasperi, davanti a 5mila persone il primo che ha preso la parola è stato il sindaco Ugo Baldi: «Un buon giorno e un benvenuto a tutti. Grazie di essere qui. Vi porto il saluto mio e di tutta la popolazione, di tutta Santena. Un saluto che, prima di tutto, va a voi che siete qua, prima ancora che a tutte le autorità presenti. Perché voi siete l’autorità. Il popolo è l’autorità. Noi veniamo dopo. Il saluto poi va alle autorità civili, militari e religiose. Rivolgo un saluto e un ringraziamento al cardinal Severino Poletto, che onora questa città con la sua presenza. Un saluto, naturalmente, al nostro parroco, don Nino, che da pochi giorni è anche parroco a Cambiano e che quindi sta affrontando una nuova esperienza. Un saluto ai vice parroci don Mauro e don Martino.  Un saluto a don Battista Masini che è salito da Stignano per portare il calore della sua terra».

Subito dopo Ugo Baldi ha aggiunto: «Credo sia la prima volta che mi capita di parlare davanti a tante persone così. Vi confesso che non ho avuto molto tempo per preparare il discorso. In realtà, volevo farlo ieri sera, invece poi ho preferito trascorrere il mio tempo insieme ai ragazzi – io li chiamo così –dell’associazione Cosma e Damiano, a mangiare e chiacchierare con loro. Oggi improvviserò. Sono abituato a dire le cose con il cuore. Ho cercato di ragionare in queste ore, anche durante la messa. Oggi è la festa religiosa dei santi martiri. I santi martiri Cosma e Damiano erano fratelli gemelli. Non si sa moltissimo di loro salvo che erano medici e gemelli. Prestavano cura alle persone. Non si sa esattamente quando sono nati, ma sono morti nel 303 dopo Cristo. C’è una cosa strana che mi ha fatto riflettere: sono morti non anziani, quindi sono nati più o meno attorno al 250-260 dopo Cristo. Pensate che nel 258 dopo Cristo, il 10 di agosto, veniva martirizzato san Lorenzo, patrono di Santena. Dunque muore san Lorenzo e nascono i santi Cosma e Damiano: è come se ci fosse un collegamento tra Santena e Riace, attraverso i santi patroni di questo comune: san Lorenzo e i santi Cosma e Damiano».

A Santena i primi riacesi – ha detto Ugo Baldi – sono arrivati a metà degli anni Cinquanta. Santena aveva poco più di 3500 anime e la sua economia stava un po’ morendo. Ecco che dal sud, da Riace, da Stignano, sono arrivate qui le prime famiglie – Cavallaro, Curiale, Trimboli e tutti gli altri – e piano piano hanno ridato linfa vitale a questo nostro comune. Oggi contiamo quasi 11mila abitanti. Io sono arrivato a Santena all’inizio degli anni Sessanta. Immigrato anche io, con difficoltà a  integrarmi in un paese che era chiuso e difficilmente accettava chi parlava meridionale o, come me, parlava italiano e non sapeva il piemontese. Io ho imparato a parlare piemontese come tanti di voi calabresi. Abbiamo fatto lo sforzo di integrarci e dall’altra parte pur con qualche difficoltà c’era una mano tesa nei nostri confronti e oggi siamo qua: siamo una sola comunità. Mi sono chiesto perché i calabresi sono così legati ai santi medici. Curavano gratuitamente, erano anargiri, non si facevano pagare. Così come gratuitamente e con il cuore, oggi il popolo riacese organizza questa bella festa. I calabresi sono un popolo generoso, così come sono stati generosi in vita i santi martiri».

Il sindaco ha proseguito: «I santi martiri Cosma e Damiano sono ricordati perché vengono fatti martiri cinque volte: perché più volte hanno tentato di ucciderli, cercando prima di lapidarli. E poi di flagellarli, ma il flagello rimbalzava. Hanno provato a scagliare dardi, ma i dardi tornavano indietro. Poi li hanno buttati a mare, con il macigno, ma la corda si è slegata. In ultimo hanno provato a bruciarli, ma il fuoco non lambiva le loro carni. Erano persone veramente forti e per ucciderli hanno dovuto decapitarli. Forti proprio come i calabresi di oggi. Il popolo di Riace è tenace, così come lo sono stati i santi martiri. In questi giorni ho visto i ragazzi dell’associazione santi medici Cosma e Damiano lavorare duro per questa festa. Posso solo dire una cosa: sono orgoglioso di loro, di quello che fanno per la nostra comunità. Voglio ringraziare tutta l’associazione e ringrazio Tonino Trimboli perché fanno diventare Santena importante, veramente importante. Stamattina ero a Marentino e ho detto che ieri sera, a Santena, sotto la pioggia, ad assistere al concerto erano in migliaia. Veramente sono orgogliosissimo di essere il loro sindaco. Tutta la mia amministrazione è orgogliosa di loro. Così come vorrei che loro e voi tutti possiate essere orgogliosi di me e della nostra amministrazione.  In modo che, con il vostro aiuto, facendo comunità tutti insieme, possiamo rendere questa comunità sempre migliore e il paese più vivibile e piacevole per tutti. Grazie di essere qua».

La parola è passata al cardinal Severino Poletto: «Io vi ho già parlato in chiesa, durante l’omelia.  Il sindaco dice che non si è mai trovato a dover parlare davanti a così tanta gente. Io mi sono trovato a parlare altre volte anche con molta più gente, ma non in una piazza con tutti questi banchetti e con tutto questo contorno di festa. E quindi è per me la prima volta che parlo in questo contesto. Con la processione noi abbiamo portato qua l’immagine dei nostri santi martiri Cosma e Damiano e dove io vi dico solo un pensiero: qui voi oggi siete tanti e state bene insieme. Allora, mi domando: perché questo stare bene insieme, in un momento di festa, come oggi, non potremmo farlo non per far festa, ma per star bene insieme, volerci bene tra noi, aiutarci tra noi. Perché non potremo farlo 365 giorni l’anno? Allora chiediamo a questi nostri patroni che ci aiutino a capire che la vita è comunione. Dio ha pensato l’umanità come una famiglia di figli di Dio. E allora, calabresi o piemontesi, credenti o non credenti, ma non credenti in ricerca di una verità, cerchiamo di chiedere ai nostri santi la grazia qui a Santena, con 11mila abitanti: star bene insieme perché ci si aiuta, ci si accetta, ci si sente una unica comunità, una unica famiglia. E allora tra questi banchetti. Con tutta questa coreografia, non possiamo stare sempre qua tutti i giorni, però conta il messaggio: come si sta bene insieme, oggi vogliamo star bene 365 giorni l’anno. Questo è il mio augurio». Subito dalla piazza è partito un lungo applauso.

Il microfono è arrivato al presidente Antonio Cosimo Trimboli: «Grazie a tutti di essere qui. Volevo fare un po’ come le nuvole di questi giorni. Hanno minacciato magari la pioggia. Però in Calabria si dice si è aperto un occhio. Su Santena c’è un occhio aperto. Così volevo fare lo stesso stasera: sgomberare il cielo dalle brutte nuvole». Il presidente ha tirato fuori un po’ di fogli e ha letto: «Per la 48esima edizione delle celebrazioni ci siamo trasferiti in questa piazza. Nessuno ci ha scacciato. Nessuno ci ha fatto sloggiare, ma le nuove misure di sicurezza necessarie a una manifestazione come questa sono tali da non permettere lo svolgimento delle attività folcloristiche in oratorio dove c’è la cappella dedicata ai santi medici. Una cappella che resta un punto di riferimento per fedeli e devoti e per tutte le attività religiose».

«Ora passo ai ringraziamenti – ha detto Antonio Cosimo Trimboli –. Il primo è a don Nino che non ci ha fatto mancare il sostegno. Grazie don Mauro, don Battista e don Martino, al quale diamo il nostro benvenuto. Grazie di cuore anche al cardinal Poletto per la partecipazione. Grazie al sindaco Ugo Baldi: in queste sere, a tavola, abbiamo avuto occasione di conoscerlo meglio. Grazie a tutto il consiglio comunale per la collaborazione. Ringrazio l’ufficio tecnico nella figura dell’ingegner Nicola Falabella e gli uffici comunali, nella figura di Luisella Pollone e dall’avvocato Guglielmo Lopresti. Grazie di cuore all’associazione Magna Graecia Millennium e al suo presidente Francesco Furchì. Rivolgo poi un particolare ringraziamento a tutti coloro che rendono possibile la realizzazione di questa festa: l’arma dei carabinieri, i vigili urbani, i vigili del fuoco, i carabinieri in congedo, la banda musicale Canonico Serra e la banda musicale di Vinovo che ci ha accompagnato durante la processione. Grazie ai volontari della Cri e al Gres. Sono tutti favolosi, veramente. Ragazzi in gamba. Grazie a tutte le associazioni santenesi presenti. Grazie a tutti gli sponsor che, anche questo anno, nonostante il periodo di crisi, non hanno fatto mancare il loro sostegno. Grazie al consiglio direttivo dell’associazione santi Cosma e Damiano di Santena e a tutti i volontari: il volontario più piccolo penso abbia 4 anni, il più anziano quasi 90. Grazie collaboratori. Grazie ragazzi. Vorrei inoltre ringraziare i nostri ospiti e in particolare l’ingegner Raffaele Celia, direttore compartimentale Anas, presente oggi per ricevere il riconoscimento “Un calabrese speciale”. Grazie alla confraternita del crocefisso di Genova Voltri. Grazie alla premiata Fabbrica Giuseppe Parente per lo spettacolo pirotecnico. Come d’abitudine saluto tutti, con un arrivederci. E, soprattutto, con la speranza di ritrovarci ancora negli anni a venire alla festa dei santi Cosma e Damiano, di trovarvi qui alla festa dei santi Cosma e Damiano, calamite della comunità santenese».

Il parroco don Nino Olivero ha detto: «Anche io mi unisco al grazie di Tonino Trimboli, presidente dell’associazione santi Cosma e Damiano. Rivolgo un grazie particolare a sua eminenza per il messaggio che ci ha dato e di cui dobbiamo davvero fare frutto e portare nel cuore. Buona festa a tutti quanti».

Il microfono è arrivato nelle mani di Francesco Furchì: «Come presidente dell’associazione Magna Graecia Millennium a me tocca salutarvi. Sono onorato di essere sempre qui. Io sono nato a Santa Domenica, una frazione vicino a Tropea, dove ogni anno ci sono i festeggiamenti dei santi Cosma e Damiano. Ma quello che mi porta ancora più qui è sapere che questa è una festa vera, fatta con il cuore, con umiltà e forse con una grande aggregazione che poche manifestazioni ed eventi hanno. Ma quello che mi porta qui è lo stimolo per creare qualche cosa di più. Qualche anno fa qui è nata una buona battaglia che credo fosse giusta per l’istituzione del volo diretto Torino-Lamezia. Alcuni anni fa molti di voi hanno firmato per il volo diretto Torino-Reggio Calabria che è diventato realtà. Io non sono autorità, non sono nessuno, ma credo che istituire questo collegamento diretto, con costi che ormai sono improponibili, sia uno stimolo per andare avanti ancora e aver migliori servizi. Speriamo che con i collegamenti via treno possiamo ottenere qualcosa. Sono anche felice di una cosa: oggi con noi è presente l’arcivescovo cardinal Poletto che, in passato è stato nella diocesi di Mileto Nicotera Tropea. Cardinale siamo orgogliosi di averla qui: credo che lei abbia portato un grande rispetto alla Calabria. Un rispetto di fede e un rispetto culturale. Torino è la seconda città come numero di calabresi immigrati. Io dico solo una cosa che credo sia importante: attraverso la fede dobbiamo riscoprirci insieme. Quello che lei ha detto oggi in chiesa è uno stimolo, non solo per tutti noi, ma anche per le istituzioni, Non solo a livello locale, ma anche regionale e nazionale. Forse se oggi tutti i politici avessero il rispetto e la gioia che c’è in queste facce noi avremo una Italia migliore. Infine voglio portare un ricordo a una persona che a lei era anche cara: il cardinal Martini, che oggi non è più. In passato è venuto in visita alla Serra San Bruno, convento che noi abbiamo in Calabria, che tanti conoscono come uno dei posti più belli della regione».

Francesco Furchì ha aggiunto: «Io dico solo una cosa per i non calabresi. La Calabria che voi conoscete dai giornali non è quella vera. La Calabria che non conoscete è questa: quella che ognuno di voi possa pensare nel bene, possa trovare giù delle persone belle, un mare veramente bello, dei prodotti tipici buoni e meno buoni , come in tutte le altre regioni. Una regione, la Calabria con 384 chilometri di costa, che è tutta quanta bella, come sono belle le montagne del Piemonte. Le associazioni culturali come quella dei santi Cosma e Damiano di Santena, dove ci sono volontari stupendi sono da ammirare. E le istituzioni dovrebbero farsi vanto di avere realtà così. Una platea con così tante persone, con un evento di fede come questo. Grazie a tutti. Grazie al presidente Trimboli.  E ora la premiazione del calabrese dell’anno. Noi sulle strade andiamo tutti i giorni e giù dovrebbero imparare come si gestiscono le strutture e le infrastrutture così come avviene in Piemonte. Il premiato di oggi la Calabria, sotto certi aspetti ce l’ha nel cuore, ma ha dovuto non esercitare giù per arrivare a Torino. Una città che lui ha conquistato con rispetto, con il cuore. E’ uno dei tanti calabresi che si realizza fuori dalla sua Calabria».

Il presidente Antonio Cosimo Trimboli nel consegnare il premio all’ing. Raffaele Celia, ha spiegato. «Da quest’anno per il premio “Un calabrese speciale” non consegnamo più l’asparago d’oro ma l’ulivo d’oro, un simbolo che porta anche pace. E poi anche perché l’ulivo è una pianta che c’è dalle nostre parti».

L’ing. Raffaele Celia ha iniziato così: «Eminenza reverendissima, signor sindaco, signor presidente dell’associazione, signori parroci, signore e signori tutti presenti. Sono veramente onorato – e lo dico con il cuore – di essere qui questa sera e di essere ritenuto meritevole di questo riconoscimento: so di avere avuto precedenti anche lusinghieri. Devo dire, e lo confesso con una briciola di emozione, che quando l’amico Furchì mi ha presentato la proposta dell’associazione e mi ha descritto, con garbo ed eloquenza che gli sono propri, il significato profondo di questa festa e quello che c’è dietro nell’individuare una persona che rappresenti le comunità calabresi fuori dalla propria terra mi è parso subito chiaro l’impegno di questa designazione tanto è che non ho accettato subito. Perché è un po’ nel mio carattere, di riflettere sulle cose: perché le cose nella vita, secondo me, non accadono mai per caso».

«Oggi che ho partecipato a questa festa – ha aggiunto l’ingegnere – che ho fatto la processione insieme al sindaco e al presidente Trimboli, ho cercato di capire, incrociano gli sguardi delle persone che così numerose onoravano i santi medici e ho colto dietro tanti sguardi quello che solitamente in queste feste popolari, in queste celebrazioni si respira. E cioè una profonda umanità, magari anche tanta speranza, tanta sofferenza e tante emozioni per tutto ciò che dietro un evento del genere può nascondersi. E allora, ancora di più, ritengo di dovere accettare questo dono con una assunzione veramente di responsabilità. Probabilmente l’associazione poteva scegliere anche meglio, ma poiché ha deciso così da domani in poi dovrò stare ancora più attento a come mi comporto. Vi dico solo che arrivare in Piemonte per me non è stato particolarmente faticoso e quindi forse questo premio andava dato ai miei nonni. Ai vostri nonni. Ai vostri padri che, nell’immediato dopo guerra, sono partiti veramente con “due scarpe e una ciabatta” come dicono a Roma. Io sono un privilegiato: sono arrivato qui già dirigente di una azienda pubblica, con un assetto professionale già definito e quindi è facile adesso ricevere gli onori, salutare sua eminenza il cardinale e il sindaco in un contesto così bello».

Raffaele Celia ha chiuso così: «Consentitemi soltanto, perché non andrei a casa con la coscienza a posto se non rivolgessi un pensiero ai miei due nonni – Pietro e Raffaele – che nell’immediato dopo guerra sono immigrati, rispettivamente in Francia e in Germania. Per cui, se mi è consentito, vorrei dedicare proprio a  loro questo dono e per loro vorrei chiedere un  applauso. Grazie». E l’applauso si è subito levato dalla piazza. E’ quindi seguito il momento di scambio di presenti. Dopo l’intervento della poetessa Maria Capece la processione ha ripreso la sua corsa e le statue dei due santi medici Cosma e Damiano sono state accompagnate nella chiesetta dell’oratorio dedicato a san Luigi.

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