Proposte di riflessione per i giorni dal 13 al 19 gennaio 2013

Santena – 13 gennaio 2013 – Di seguito, alcune proposte di riflessione, per i giorni dal 13 al 19 gennaio 2013, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica 13 gennaio 2013

Spianate nella steppa la strada per il nostro Dio

OLYMPUS DIGITAL CAMERA«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».

Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

Is 40,1-5.9-11

E’ apparsa la grazia di Dio

Figlio mio, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Tt 2,11-14.3,4-7

Tu sei il Figlio mio, l’amato

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Lc 3,15-16.21-22

Il cielo triste degli uomini viene aperto e noi possiamo guardare oltre

La festa del battesimo di Gesù continua la serie delle manifestazioni del Signore. Il 25 dicembre Gesù si è manifestato a Maria, a Giuseppe e ai pastori; il 6 gennaio si è mostrato ai Magi; oggi si manifesta, sulle rive del Giordano, a Giovanni e all’intero popolo d’Israele. Gesù, ormai trentenne, aveva lasciato Nazareth e si era recato nel Sud della Palestina, nella zona del fiume Giordano, ove il Battista raccoglieva un grande numero di persone che si recavano da lui per un battesimo di penitenza. Quel giorno la scena fu fuori dal comune. Luca nota che tutto il popolo era in attesa: aspettavano un mondo nuovo, una parola nuova, vera. Per questo, molti si recavano in quel luogo per ascoltare il Battista. È ovvio che non si attende un mondo nuovo continuando a fare le cose di sempre, restando uguali a se stessi. Anche Gesù lasciò la casa, la terra, le occupazioni ordinarie e raggiunse quel predicatore al Giordano. Aveva trent’anni e arrivò tra quella folla che ascoltava il Battista. Si mise in fila come tutti, in attesa del suo turno, per quel battesimo di penitenza. Giovanni, con il cuore ormai affinato dalla preghiera e con gli occhi allenati a leggere le Scritture, appena lo vide avvicinarsi intuì che l’inviato di Dio era più forte di lui e che non era degno neppure di sciogliergli i lacci dei sandali. Secondo la narrazione di Matteo, Giovanni si schernisce e non vuole battezzarlo. Ma deve cedere di fronte all’insistenza di Gesù. Eppure Gesù si manifesta con umiltà. Si potrebbe dire che la povertà e la debolezza del bambino deposto nella mangiatoia non sono scomparse in Gesù adulto. Sì, l’umiltà di quel bambino non è diminuita con la sua crescita. Per noi avviene esattamente l’opposto: più cresciamo in età e più ci sentiamo sapienti, forti e indipendenti. Gesù adulto si mette in fila e si lascia battezzare; al termine dei suoi giorni giungerà a mettersi in ginocchio a lavare i piedi dei discepoli e conoscerà l’umiliazione terribile della croce. Ha iniziato la vita disteso sul legno della mangiatoia e la terminerà appeso su quello della croce. È questo il Dio che si manifesta a noi. Mentre, raccolto in preghiera, si immerge nell’acqua sino a scomparire dagli sguardi dei presenti, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di profeti. Isaia lo aveva gridato: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (63,19). Questa antica preghiera trova ora il suo esaudimento: “Il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo” (Lc 3,21-22). Il cielo triste degli uomini viene aperto e noi possiamo guardare oltre. Un nuovo orizzonte interviene nella vita degli uomini e si odono parole mai ascoltate prima: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e mostrano il loro amore. Il cielo non è più chiuso.
Se ai pastori sono stati gli angeli a recare l’annuncio e ai Magi la stella, ora è la voce stessa del Padre ad indicare agli uomini il suo Figlio. Il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica non è altro che l’eco di questa voce che scende dall’alto. Paolo può scrivere a Tito: “Carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (2,11). Il Vangelo è salvezza per noi; è una grazia poterlo ascoltare e seguire, averlo amico della vita. L’apostolo continua: “Ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (v. 12). Sì, il Vangelo insegna a vivere. Quei cieli aperti sulle sponde del Giordano si aprono anche per noi, ora, perché possiamo intraprendere una vita più felice, più bella, più solidale. In questa festa del battesimo di Gesù vogliamo anche noi avvicinarci alla predicazione del profeta, per rivivere la grazia del nostro battesimo. Si aprano i cieli anche oggi e scenda su di noi lo Spirito Santo per essere trasformati nel profondo del nostro cuore. Udremo anche noi la voce del Padre che ci chiama a far parte della sua famiglia, come figli diletti.

Comunità di Sant’Egidio

Apertura alla comunione e all’amore

L’anonimo profeta che proclama la fine dell’esilio babilonese annuncia al popolo la venuta del Signore, il tempo della salvezza, la rivelazione della gloria del Signore (I lettura); Giovanni Battista annuncia la venuta del più forte di lui che battezzerà in Spirito santo (vangelo); la lettera a Tito proclama che la venuta nel mondo della grazia di Dio, cioè Gesù Cristo, la manifestazione storica della bontà di Dio nella persona di Gesù Cristo, è volta a insegnare ai credenti a vivere in questo mondo nell’attesa del Regno (cf. Tt 2,11-13). Il battesimo (“il lavacro di rigenerazione nello Spirito santo”: Tt 3,5), immergendo in Cristo, immette il cristiano nella vita in Cristo. Luca non presenta il racconto del battesimo di Gesù a opera di Giovanni, ma lo evoca appena affermando che è già avvenuto (cf. Lc 3,21). Secondo Luca, infatti, è Gesù che, fin dal seno di sua madre, ha immerso in Spirito santo Giovanni Battista (in seno a Elisabetta) al momento della visitazione (cf. Lc 1,40-44). Nella redazione lucana, Giovanni Battista diviene una sorta di cristiano ante-litteram, un predicatore itinerante che già annuncia il Vangelo (cf. Lc 3,3.18). Per Luca è più importante l’esperienza di preghiera di Gesù che la sua immersione nelle acque del Giordano. Tanto che l’odierno testo evangelico può fornire l’occasione per una meditazione sulla preghiera. La preghiera è esperienza di comunione con Dio, il Padre. L’apertura dei cieli che accompagna la preghiera di Gesù, indica la comunione tra cielo e terra espressa dalla discesa dello Spirito su Gesù e dal suo rimanere su di lui. Biblicamente, infatti, lo Spirito è la libera volontà di Dio di comunicare con gli uomini e di avere comunione con loro. Anzi, la preghiera cristiana è esperienza del Dio trinitario: l’accoglienza dello Spirito e l’ascolto della voce dall’alto, la voce del Padre, confermano Gesù nella sua qualità di Figlio di Dio. La preghiera del cristiano è relazione con Dio nel Figlio Gesù Cristo per mezzo dello Spirito. La preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli (cf. Lc 11,1-4) altro non è che l’arte della relazione filiale con il Dio Padre. Gesù stesso conosce Dio come Padre attraverso l’ascolto della sua Parola. Non è difficile cogliere dietro alla voce celeste (cf. Lc 3,22) una combinazione di tre citazioni bibliche (“Tu sei il mio Figlio”: Sal 2,7; “l’amato”: Gen 22,2; “in te mi sono compiaciuto”: Is 42,1) che, decodificata, ci fa risalire all’esperienza di preghiera di Gesù nell’ascolto delle Scritture. Scritture che Gesù leggeva e ascoltava come rivolte a sé (“Tu sei il mio Figlio, in te mi sono compiaciuto”) e a cui rispondeva, sempre con le stesse Scritture, con le parole: “Tu sei mio Padre” (Sal 89,27). Le Scritture plasmano dunque la preghiera come dialogo tra il Padre e il Figlio, tra Dio e il credente. Se Marco e Matteo, narrando l’episodio del battesimo di Gesù nel Giordano, privilegiano l’immagine “materna” della nascita evocando l’uscita di Gesù dalle acque, Luca, sottolineando la preghiera di Gesù e l’ascolto della voce divina, accorda maggior peso alla simbolica “paterna”: l’esperienza primordiale del padre che il bambino fa è sempre mediata dalla voce, dunque dalla parola. La preghiera cristiana, mediata dalla parola e rivolta al Dio Padre, non sarà mai fusione con il divino, ma comunione nella differenza e nella distanza tra la creatura e il Creatore. La preghiera è luogo di discernimento della propria vocazione e missione. Le parole della Scrittura indirizzano l’identità e la missione di Gesù sulla via messianica (Sal 2), verso un cammino di sofferenza e morte (Gen 22) sulla scia del Servo del Signore annunciato da Isaia (Is 42). Soprattutto, la preghiera, per Gesù come per il cristiano, è occasione di conoscere l’amore di Dio: “Tu sei il mio Figlio, l’amato”. Essendo anzitutto ascolto della Parola di Dio, la preghiera è apertura alla comunione e all’amore che vengono da Dio e che si esprimono nel suo Spirito e nella sua Parola. Esperienza di amore ricevuto, la preghiera diviene luogo di sempre rinnovata nascita alla sequela di Cristo sotto l’azione dello Spirito.

Comunità di Bose

 

**

Lunedì 14 gennaio 2013

Convertitevi e credete nel Vangelo

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Mc 1,14-20

**

Martedì 15 gennaio 2013

Insegnava loro come uno che ha autorità

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Mc 1,21b-28

**

Mercoledì 16 gennaio 2013

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e là pregava

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, andò subito nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Mc 1,29-39

**

Giovedì 17 gennaio 2013

Ne ebbe compassione

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Mc 1,40-45

**

Venerdì 18 gennaio 2013

Annunciava loro la Parola

Gesù entrò di nuovo a Càfarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendila tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Mc 2,1-12

**

Sabato 19 gennaio 2013

Seguimi

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

Mc 2,13-17

**