Santena, così vive un cassintegrato ex Ages

Santena – 17 gennaio 2013 –  «Fino a quando c’era l’azienda, anche facendo un po’ di cassa la vita scorreva abbastanza normalmente. Da quando l’azienda ha chiuso la situazione è radicalmente cambiata. Un cambio che ho vissuto personalmente male. Mi è venuto a  mancare proprio il lavoro. Con il lavoro ho perso anche la dignità. Mi viene meno la forza di fare le cose. Mi vengono mille interrogativi. Mi chiedo quali siano le mie capacità. Mi chiedo se sono ancora capace a integrarmi nella società.  Non di meno è venuto a mancare anche il salario. Da troppi anni vado avanti con 600 euro al mese che devo far bastare. La mia situazione attuale non la vivo bene. Davanti a me vedo un futuro nero. Non ci sono prospettive». Chi parla è un operaio ex Ages, ha attorno ai 50anni. Niente nomi, la sua è la storia di decine e decine di lavoratori santenesi.

santena Ages belconn gomma & cavi«Le vendite delle automobili sono al livello del 1979 – aggiunge –. Nel nostro settore tutte le aziende hanno fallito. E questo ci fa sentire falliti anche noi, anche se è l’azienda che è fallita e non siamo noi che siamo falliti.  Vivo alla giornata. Uno si sveglia al mattino e cerca di inventarsi qualcosa da fare per arrivare alla sera. Certo, così la vita scorre piano e male. Vorrei tanto trovare un lavoro. Sia al centro per l’impiego sia in tutti gli altri posti dove uno bussa non ci sono prospettive. Se uno poi ha la mia età, attorno ai 50 anni, le speranze sono davvero pari a zero: e chi mi prende più alla mia età».

Come si è arrivati al fallimento dell’Ages?

santena lavoratori ages«L’agonia dell’Ages parte da lontano. La possiamo far iniziare dal 2005, con l’arrivo dell’imprenditore Egidio Di Sora: la persona che noi operai consideriamo abbia mandato in rovina il sito produttivo. Nel 2008, a seguito di dure battaglie sindacali siamo riusciti a mandare via questo imprenditore che è comunque riuscito a far fallire l’Ages. Il destino dell’Ages è stato segnato dalla decisione della Continental di puntare tutto sui pneumatici, abbandonando alcuni stabilimenti, come il nostro. Dopo avere venduto lo stabilimento di Ciriè è stato ceduto anche il sito santenese. La Continental ha quindi messo in vendita gli stabilimenti che aveva in Italia, Spagna e Francia. Dunque la nostra crisi parte da lontano…».

Cosa significa essere cassintegrato?

lavoratori ages«Da anni noi non sappiamo più cosa vuol dire tredicesima o busta delle ferie. Per tirare avanti e arrivare a fine mese dobbiamo fare   riferimento a parenti vari. Ma c’è anche qualcuno che di parenti non ne ha. Per il resto, spesso occorre rinunciare a tutto o quasi. Per far quadrare i conti dobbiamo rinunciare ad andare a mangiare una pizza. Dobbiamo rinunciare ad andare al cinema. Le vacanze? Per molti di noi sono solo un ricordo. In qualche modo dobbiamo arrangiarci per arrivare a fine mese. Qualcuno di noi è fortunato, nel senso che ha moglie o marito con una situazione occupazionale normale e quindi almeno uno stipendio entra. Ci sono però anche alcuni casi in cui entrambi i componenti il nucleo familiare lavoravano all’Ages: e allora sono veramente guai. Per arrivare a fine mese uno se le studia  davvero tutte. Si fa ricorso a quello che si trova.  Così facendo spesso si alimenta anche il lavoro in nero. E poi, diciamola tutta, oggi non è facile neanche trovare un lavoro in nero. Sappiamo bene che non è giusto, ma la disperazione ci porta anche ad accettare il lavoro nero. Non per scelta, ma per necessità. O facciamo così, oppure a fine mese non si arriva…».

In questa situazione la salute che fine fa?

ages non deve morire - lingotto«Tanti di noi hanno problemi di salute. E’ inevitabile. Tanti di noi hanno problemi di depressione. Venendo a mancare il lavoro viene a mancare l’impiego giornaliero. Uno perde la propria identità. Si viene a creare una situazione incredibile. Io mai avrei pensato di finire in un simile circuito. Uno si sente inutile perché non ha più niente da fare. Di colpo si perde il lavoro e uno si vede crollare il mondo addosso. Abbiamo lottato per anni per non fare chiudere la fabbrica. La lotta e le battaglie ci hanno mantenuti vivi e vitali. Per anni siamo stati in cassa e abbiamo condotto molte iniziative sindacali e mobilitazioni. Poi i cancelli della fabbrica si sono chiusi e noi non possiamo più neanche andare nella nostra saletta sindacale. Uno si trova senza lavoro. Hai tutta la giornata davanti ma non hai nulla da combinare.  Terribile. Ogni giorno hai tutto uno spazio vuoto da riempire e non sai come fare».

Che cosa fai per riempire le giornate?

ages protesta sulla mole antonelliana«Intanto, mando il mio curriculum un po’ a tutti. Parlo con chi potrebbe avere bisogno del mio operato. Poi, faccio anche volontariato, se non altro perché così mi passa un po’ di più. Ogni tanto strappo qualche lavoretto da fare. E allora, per qualche giornata va un po’ meglio. Quando non si ha nulla da fare la cosa più difficile è riuscire a impegnare il tempo».

In questa situazione che cosa dice la tua famiglia?

lavoratori ages davanti alla Mole«Per fortuna mia moglie, che ha un lavoro, personalmente mi capisce. Vede la fatica che faccio. Cerca di capire e aiutarmi in ogni modo. Ogni giorno mi sprona a sbattermi per arrivare a trovare un lavoro. Comunque non è facile: spesso la situazione si fa tesa. Uno è esasperato da questa condizione e, alla fine, se non si fa più che attenzione c’è anche il rischio che si arrivi a litigare con i propri cari: assurdo davvero. I figli? Sono silenziosi, ma captano e capiscono benissimo tutto. E fanno il possibile per abbassare le loro pretese: chiedono il minimo indispensabile. Uno vorrebbe dargli tutto e di più, ma non è davvero possibile. Se non ce la facciamo ad arrivare a fine mese non se ne parla di comprare l’ultimo modello di cellulare o vestiti griffati. La nostra è una vita fatta di tante, troppe rinunce. Noi possiamo anche accettare di fare rinunce, essere costretti a farlo anche per i figli non è per niente bello…».

In tutti questi anni che idea ti sei fatto degli amministratori locali?

2010lug25 ages«In questi anni dai politici locali ho sentito tante parole. Molti di loro sono anche venuti davanti ai cancelli della fabbrica. A parlare, a parlare, a parlare…, ma di fatti concreti non ne abbiamo visto nemmeno uno.  Anzi, alcuni di loro hanno anche peggiorato la situazione. Ci facevano credere di poter fare chissà che cosa e poi non facevano nulla. Tutte le Giunte in vigore durante la lunga agonia dell’Ages non hanno fatto nulla: niente di niente. E poi conosciamo tutti la vicenda dell’ex sindaco Benny Nicotra che, all’insaputa di tutti, era assunto in Ages. Sappiamo come è andata a finire…una vera vergogna. Oggi la città è amministrata da un sindaco e una giunta completamente rinnovati: sono arrivati quando l’Ages era già fallita. Speriamo comunque che, anche a fronte di tale situazione, riescano a fare qualcosa nei nostri confronti».

Durante le tante lotte portate avanti in questi anni i lavoratori hanno sempre avuto a fianco il sindacato: la Cgil e la Cisl.

Lavoratori Ages Santena davanti a Fiat Mirafiori«Sì. Per fortuna questo è stato un punto fermo. Tutte le battaglie e le iniziative organizzate in difesa della nostra fabbrica sono state possibili grazie all’appoggio che abbiamo trovato nel sindacato. Per non far fallire l’Ages le abbiamo pensate e realizzate tutte. Non abbiamo lasciato nulla di intentato. Spesso si è trattato di iniziative che si reggevano sulle gambe dei componenti della Rsu e di pochi altri lavoratori. Altre volte le iniziative erano più di massa. Intanto siamo stati mobilitati per 40 giorni davanti ai cancelli della fabbrica. Un record: ricordo che nel 1980 i lavoratori della Fiat erano stati davanti ai cancelli per 35 giorni: poi a Torino arrivò la madre di tutte le sconfitte che segnò la fine di un ciclo di lotte operaie. Per difendere l’Ages siamo andati a urlare la nostra situazione sulla Mole Antonelliana. In difesa dell’Ages siamo saliti sulla pista del lingotto.  Per sollecitare la Fiat a riavviare le commesse con l’Ages siamo andati davanti ai cancelli di Mirafiori e abbiano sostato giorni davanti alla direzione di via Nizza. Tutto inutile. Non siamo andati oltre qualche articolo sui mezzi di informazione. Tutte le iniziative sono state possibili grazie all’appoggio di alcuni generosi funzionari del sindacato e alla partecipazione dei lavoratori, pochi o tanti che fossero, a seconda delle mobilitazioni. Purtroppo, nonostante le tante energie profuse, non abbiano ottenuto nulla.  Certo ha pesato, e molto, la situazione di crisi generale economica e occupazionale. Noi, come tanti altri lavoratori, le abbiamo provate tutte. Come si dice abbiamo tentato l’assalto al cielo, ma non ce n’era per nessuno. E anche noi, come tanti altri, abbiamo fatto una brutta fine e alla fine per la nostra fabbrica è arrivato il fallimento».

Che ruolo hanno avuto le istituzioni?

Santena, lavoratori Ages«Il questo contesto non è stato facile neanche il ruolo della Provincia – aggiunge l’operaio–. Ai tavoli ci ha sempre supportati. Sono stati organizzati dei corsi di formazione e riqualificazione. Il problema è che non c’è lavoro e anche una volta formati e riqualificati il lavoro non lo troviamo perché nessuno assume.  La Regione Piemonte avrebbe potuto giocare un ruolo diverso, un tantino più costruttivo.  E invece, niente. Tante parole e basta. Va anche detto che c’è un problema più generale, quello del governo centrale. Davvero gli ultimi esecutivi non hanno fatto nulla per far ripartire l’occupazione, spingendo le imprese a investire. Tutti noi cassintegrati, esodati, lavoratori in mobilità, ci auguriamo che per il futuro possa migliorare la situazione degli ammortizzatori sociali. La nuova normativa penalizza i lavoratori che vedono le loro aziende chiudere. In futuro chi perderà il posto di lavoro non avrà neanche la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. E questi sono gli effetti delle ultime, cosiddette, riforme. Mi auguro che il futuro nuovo governo possa rimediare a questi guai. Occorrerà mettere mano alla riforma previdenziale che ha penalizzato notevolmente molti lavoratori in situazioni di crisi che erano a due passi dalla pensione. Non potendo utilizzare gli ammortizzatori sociali sono stati duramente penalizzati rispetto ai loro colleghi che, solo fino a pochi anni fa,  hanno potuto usufruire di questi strumenti per arrivare al traguardo della pensione».

Se la situazione è questa, il futuro non è positivo.

Ages Santena cancelli dello stabilimento«Non bisogna mai perdere la speranza. Anche quando di prospettive positive davvero non se ne intravedono molte. Il settore automobilistico a Torino e in regione Piemonte è finito. L’auto ormai ha chiuso. Io penso che solo diversificando si potrà avere un qualche futuro per chi oggi non ha più nessuna prospettiva di poter tornare a lavorare per portare a casa salario o stipendio».

«Una esperienza positiva da ricordare in tutti questi ultimi anni è stata l’esperienza condotta come lavoratori ex Ages nel complesso Cavouriano – aggiunge il lavoratore –. Intanto ci siamo rimessi a lavorare. Passare dal lavoro in sala mescole, all’Ages, agli spazi verdi del parco monumentale del complesso Cavouriano non è stato facile. Detto questo è stata una esperienza davvero positiva, al cento per cento. Io venivo da uno stop di 4 anni. Erano 48 mesi che non lavoravo e stavo fermo. Di punto in bianco mi sono trovato a lavorare fuori, a fare manutenzione verde. I primi giorni arrivavo a casa stravolto, stanco morto. Non importa: non sentivo più di tanto il peso della stanchezza perché ero nuovamente a contatto con i miei colleghi. E’ stata una esperienza positiva. Uno si alzava al mattino sapendo di avere un preciso ruolo. Mi sentivo reintegrato nella società. Quei pochi mesi sono volati. E sono finiti troppo in fretta. Alla fine tornano tutti i problemi di prima. Speriamo che anche nel 2013, noi operai ex Ages e anche ex Belconn gomma & cavi, si possa ripetere l’esperienza del lavoro nel complesso Cavouriano».

Nella tua situazione come si fa ad andare avanti ogni giorno?

CONTITECH AGES Santena«Ogni mattino uno si sveglia. E l’energia per andare avanti uno la prende dalla speranza. Dalla speranza che le cose, prima o poi,  cambino, in meglio. In attesa di questo orizzonte occorre sopravvivere. Si va avanti con i soldi che uno ha e con l’aiuto di chi ti sta intorno, della famiglia, del papà e della mamma, quando ci sono. Tanti di noi vanno avanti grazie alle pensioni dei genitori. Una roba che ti rode, ma non puoi che fare così. Andiamo avanti anche con la forza della disperazione. Teniamo duro e non intendiamo mollare. Sono anni che facciamo questa vita, prima o poi cambierà…».

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