Santena – 18 febbraio 2013 – “E adesso avanti col Concilio”: questo il titolo di una riflessione proposta ai lettori del blog da Gino Anchisi.
E adesso avanti col Concilio
Commentando le dimissioni del Papa, ritornano in mente alcuni “rivoluzionari” del Risorgimento, legati a Santena. Furono anatemizzati per aver cercato di far capire che il potere temporale era un danno per la chiesa cattolica. Parliamo di Cesare Alfieri, Roberto D’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo, Guglielmo di Lisio, Pietro di Santa Rosa, amici e colleghi del nostro Camillo Cavour.
Parliamo soprattutto di Antonio Rosmini, pilastro del Concilio Vaticano II, l’uomo che nel 1848, in mezzo alla rivoluzione fu mandato a Roma per convincere Pio IX a modernizzare la Chiesa romana. Fallì, i suoi libri furono messi all’indice, Rosmini venne umiliato. Gli altri, di lì a poco, votando le leggi Siccardi, furono scomunicati. I nodi del potere temporale rappresentati ieri dal governo dello Stato Pontificio, oggi dal Concordato e dallo IOR, la banca Vaticana, e dall’ingerenza sulle leggi degli Stati, dei principi non negoziabili derivanti dal diritto naturale, tornano al pettine. Da qui origina per la Chiesa la difficoltà di separare il potere materiale da quello spirituale, di definire il rapporto dei cattolici con la società civile, di riequilibrare il peso dei laici e del clero, di stabilire la collegialità nel governo e nella gestione, di affrontare la questione sociale a livello globale.
Benedetto XVI ha dato un segnale. Dimettendosi, ha affermato che l’accanimento terapeutico nell’esercizio del potere, come nella vita, è contro natura. La figura del Papa si è desacralizzata acquistando autorevolezza. La funzione si è separata dall’uomo. L’uomo fallibile ha rinunciato al potere compiendo un gesto di onestà verso il popolo dei credenti e non. Rimane adesso il problema della funzione infallibile conseguente al dogma del 1870. Il nuovo Papa e si spera anche la nuova Chiesa, faranno i conti con la domanda di collegialità nel governo del popolo dei credenti, con la separazione del potere materiale da quello spirituale, con il ruolo dei laici nell’assunzione delle decisioni.
La Chiesa oggi dovrebbe garantire la rappresentanza spirituale delle esigenze materiali non negoziabili -lavoro, libertà, giustizia, uguaglianza, responsabilità sociale- dei suoi fedeli in tutto il globo, non solo nelle declinanti Italia e Europa. Dovrà scegliere tra il centralismo e il decentramento, tra il ruolo della curia romana e delle conferenze episcopali. Contraddizioni superabili perché il primato è elemento forte di governo universale centralizzato, capace di controbilanciare il maggior peso decentrato delle conferenze episcopali “locali” nella gestione delle Chiese.
Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, sabato 16 febbraio 2013.