Santena – 18 febbraio 2013 – Santena è una fonte inesauribile di ricordi e di eventi che hanno segnato la storia degli Europei. Bene ha fatto il Comune a organizzare, nel salone intitolato a un protagonista di quelle vicende, la commemorazione degli eccidi e dell’esodo degli Italiani dalla Venezia-Giulia, dall’Istria e dalla Dalmazia.
Parliamo di Giovanni Visconti Venosta (1887-1947) padrone del Castello, ultimo discendente di Camillo Cavour, amico di Umberto II, tutore di Giorgio Amendola, collaboratore di Alcide De Gasperi, diplomatico ed esponente dell’Antifascismo fin dalla prima ora. L’ascolto è stato all’altezza dei tempi delle peggiori crisi. Si è parlato di noi, dei nostri genitori, dei nonni, toccando sentimenti che danno sostanza alla memoria.
Ricordando le vittime, il relatore e il Sindaco hanno parlato di problemi rimasti irrisolti alla fine della Grande guerra: di divergenze tra le potenze alleate, di contrasti a livello internazionale, di difficoltà interne all’Italia non risolte dal Trattato di Rapallo, del 12 novembre 1920. Trattato in cui l’Italia cedette la Dalmazia alla Jugoslavia, ma conservò l’Istria e la città di Zara. Fiume, in quei giorni occupata da D’Annunzio, fu al centro di vicende in cui il fascismo affermò la sua egemonia sui nazionalisti e sul nazionalismo. In quei mesi Mussolini trasformò il movimento da rivoluzionario in partito d’ordine, con propensioni dittatoriali. Giovanni V.V. faceva parte della delegazione trattante a Rapallo. Era lì perché rappresentava anche la linea di continuità con Cavour e con il Risorgimento da cui era scaturito, solo sessant’anni prima, lo stato unitario. Cavour era l’artefice dell’operazione che aveva scompaginato gli equilibri a Oriente, conseguente alla cacciata dell’Austria dalla Pianura Padana. All’Inorientamento dell’Austria e all’esplosione del nazionalismo italiano, sloveno, croato, serbo e ungherese seguiva la fine del regno di Francesco Giuseppe durato dal 1848 al 1916. Il nazionalismo cresceva in Europa caratterizzando la prima metà del Novecento con conflitti che hanno causato decine di milioni di vittime, fra le quali rientrano anche quelle gettate nelle foibe durante e al termine della II guerra mondiale. Caduto il fascismo, Visconti Venosta ritornò in diplomazia ed ebbe modo di rioccuparsi della questione. Partecipò accanto ad Alcide De Gasperi alla Conferenza di Londra, settembre 1945, in cui il grande statista trentino, convinto europeista, contrastò fermamente il Ministro degli Esteri della Jugoslavia, Kardelj, sostenendo l’italianità di Trieste e della Venezia-Giulia.
Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, domenica 17 febbraio 2013
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