Villastellone – 24 aprile 2013 – In questi giorni Fiat auto ha chiesto al Comune di Villastellone il rimborso di un miliardo delle vecchie lire per una imposta pagata nel 1985, cioè ventotto anni fa. Davide Nicco, sindaco di Villastellone, ricostruisce e commenta l’incredibile vicenda.
«I fatti si riferiscono al 1985 – spiega il sindaco Davide Nicco – quando Fiat cedette il suo complesso industriale dell’ex Stars e pagò al Comune di Villastellone l’imposta Invim sulla cessione; denaro che l’allora amministrazione comunale utilizzò per realizzare il prolungamento di Corso Europa. La Fiat, dopo aver pagato, fece però ricorso contro l’Agenzia delle Entrate contestando l’anticostituzionalità dell’imposta e vincendo la causa nel 1989, la cui sentenza fu poi successivamente confermata in secondo grado e in Cassazione. Già nel 2003 Fiat chiese il rimborso della somma all’Agenzia delle Entrate, che invitò il Comune di Villastellone a pagare la somma di circa 900.000 euro: cioè la tassa originaria di euro 500.000 rivalutata da 18 anni di inflazione. Il Comune di Villastellone, al pari di altri Comuni come Rivoli, contestò che questa somma dovesse essere pagata dall’Agenzia delle Entrate che aveva perso la causa e non dal Comune in capo al quale dopo 10 anni di silenzio il credito doveva considerarsi prescritto. Questa tesi a favore dei Comuni fu però ribaltata da una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 che dichiarò che, in casi simili, sebbene la causa fosse stata persa dall’Agenzia delle Entrate debbano essere i Comuni a dover risarcire le ditte».
Il sindaco di Villastellone prosegue: «Dato che tra il 2003 e il 2010 l’Agenzia delle Entrate non ha risarcito Fiat, ora quest’ultima chiede adesso il rimborso al Comune di Villastellone. Ma il vero paradosso di tutto ciò è che in linea teorica il Comune di Villastellone avrebbe anche a disposizione le somme necessarie da rimborsare, poiché ha mantenuto negli anni un bilancio sano, pagando tanti debiti passati e accumulando significativi risparmi per effettuare opere pubbliche importanti, come il secondo lotto di ristrutturazione delle scuole medie o le asfaltature di diverse strade. Ma queste somme non le può utilizzare perché congelate dal patto di stabilità e/o perché accumulate da risparmi di gestione capitale e non di gestione corrente. A causa di questi cavilli normativi, i circa 500.000 euro da rimborsare a Fiat per l’imposta pagata, che in 28 anni a causa dell’inflazione ammonterebbero a circa il doppio, dovrebbero quindi essere nuovamente accumulati dal Comune con nuovi risparmi».
Dopo avere ricostruito tutta la vicenda il sindaco Davide Nicco, commenta: «E’ già paradossale per un Comune dovere rimborsare una debito di ventotto anni fa, ma è doppiamente paradossale che il Comune, disponendo di un bilancio sano, abbia i soldi per pagare, ma non possa utilizzare i propri risparmi perché bloccati dal patto di stabilità. La nostra amministrazione non punta il dito contro nessuno, perché chi amministrava ventotto anni fa ha evidentemente incassato e speso quei soldi in buona fede, ma è chiaro che adesso per saldare questo vecchio debito rischiamo di dover rinunciare ad alcune opere che la nostra amministrazione avrebbe voluto effettuare. Stiamo però trattando con Fiat per trovare una soluzione ragionevole al problema e stiamo approfondendo qualche operazione contabile che ci consenta di utilizzare in modo legittimo le risorse di cui disponiamo».
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Twitter @FilippoTesio