Santena – 8 maggio 2013 – Dal Psi di zona riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta indirizzata al sindaco di Poirino.
IL SIGNIFICATO DEL 25 APRILE
LETTERA APERTA AL SINDACO DI POIRINO SIGNOR SERGIO TAMAGNONE
Mentre a Santena il 25 aprile scorso, con grande partecipazione di cittadini, si intitolava al partigiano Musso il ponte sul Banna Lei signor sindaco, a Poirino , in forma ufficiale con fascia e gonfalone rendeva omaggio a un milite repubblichino fucilato dai partigiani facendo un torto alla sua intelligenza politica, venendo meno alla sua funzione istituzionale. Siccome “erano tutti Italiani” Lei, contemporaneamente, ha suscitato sdegno negli uni senza essere di nessun conforto alla famiglia dell’altro e vado a spiegarLe il perché.
Lei , signor Tamagnone ha vinto democraticamente le elezioni, come sindaco ha tutto il diritto di sviluppare il programma amministrativo che ha presentato e i suoi concittadini approvato, questo però non Le da la facoltà, nelle celebrazioni solenni, di agire per “MOTU PROPRIO”, ma ha il dovere di rispettare quanto lo Stato ha inteso celebrare in quello specifico momento.
L’Italia è una Repubblica democratica, non abbiamo più il re ma prima di arrivare a questo risultato, abbiamo avuto 20 anni di fascismo con tutto quanto ha significato – leggi raziali – che umiliarono gli italiani di religione ebraica per puro scimmiottamento del nazismo, combattuto una guerra di aggressione, contando di vincerla per la forza dell’alleato e, infine, abbiamo avuto un re che per salvare la sua vita, l’8 settembre 1943, abbandonava lo Stato e il suo esercito nelle mani dell’ex alleato.
L’8 settembre per alcuni fu la morte della Patria ma, se la Patria non è morta, lo si deve al carisma personale della classe dirigente antifascista che tornava dall’esilio o era liberata dalle carceri, alla costituzione del CLN, all’Esercito sia combattente in Italia sia quello internato in Germania che si rifiutò di riconoscere Salò. E, per finire, alla guerra partigiana, intrapresa da giovani e meno giovani, uomini e donne che pur cresciuti durante il fascismo, davanti alla sfascio, seppero fare una scelta di libertà e democrazia, di vita e di speranza, non di morte.
Questa fu la scelta più difficile, perché scelta volontaria, in situazioni disperate, senza la costrizione di alcuno, portandoci così, prima alla liberazione, il 25 aprile del 1945, e poi alla Repubblica, il 2 giugno del 1946 , riscattando così l’Italia facendola accettare nel novero delle democrazie.
Ecco perché e cosa si celebra il 25 aprile: per rammentare a tutti noi il debito che abbiamo con tutti quelli che fecero quelle scelte in quegli anni. Scelta che costò immani sofferenze materiali e morali, che mise il risalto l’ignavia di molti e il coraggio di tanti , che ha regalato a noi, nati con la Repubblica, anni di pace, di libertà e, nel libero arbitro , la possibilità di contribuire a creare un’Italia migliore per se, per i propri figli, per tutti. Certo, celebrando si onorano coloro che persero la vita per quella scelta, ma questo viene di conseguenza e, di conseguenza, si onorano gli uni e non gli altri.
La libertà che ci è stata donata fa si che Lei può professare tutte le idee che vuole , liberamente, anche contro lo stesso antifascismo, contro il significato dello stesso 25 aprile, contro la scelta del 2 giugno 1946 contestare in sintesi le colonne portanti della nostra democrazia, ma come libero cittadino. Da Sindaco, Lei, organo dello Stato, Lei celebra e rende onore a quanto lo Stato ha deciso di celebrare.
La morte del quel repubblichino forse era una morte che si poteva evitare, ma ne io , ne Lei, ne altri, io penso possiamo sentirsi in diritto ora , 67 anni dopo una guerra che è stata guerra civile, disquisire le ragioni che portarono a quella fucilazione. Se errori o malafede c’è stata questa non toglie nulla al debito che io, che Lei e che tutti gli italiani hanno con quelli che fecero la scelta di lottare contro il nazifascismo.
Sono cosciente e neppure dimentico che, anche i fascisti, avevano sorelle, fratelli, fidanzate, mogli e soprattutto un padre e una madre; non vi è dolore più grande di quello dei genitori che perdono un figlio, un dolore che non viene meno per nessuna ragione. Di questo dolore ho e bisogna avere tutti rispetto, un gesto di pietà è sempre dovuto ma, il 2 di novembre signor sindaco non il 25 aprile, non il 2 giugno , non il 4 novembre.
Cordiali saluti
Partito Socialista Italiano
Sezione italiana dell’Internazionale e membro italiano del PSE
Un responsabile di zona – Compagno Maurizio Molinari
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Twitter @FilippoTesio