Chieri – 29 maggio 2013 – “Torino 1983-2013. Dall’omicidio del procuratore Bruno Caccia al processo Minotauro”: questo il titolo dell’incontro, organizzato dal presidio di Libera di Chieri, per venerdì 31 maggio, con inizio alle ore 21, all’ex macello, in via Giovanni XXIII 8, a Chieri. Dopo un video di presentazione dell’ex procuratore vi sarà l’intervento di Paola Caccia, figlia di Bruno Caccia. A seguire, un approfondimento sull’attualità in termini di infiltrazioni mafiose in Piemonte. Si parlerà del processo Minotauro che punta far luce sulla presenza della ‘ndrangheta nel territorio torinese. Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte, associazione che si è costituita parte civile, aggiornerà sull’andamento del processo, approfondendo i tratti più salienti e sottolineando le dinamiche più rilevanti.
Il presidio di Libera di Chieri ha organizzato per venerdì 31 maggio una serata in occasione del trentennale dell’omicidio di Bruno Caccia. Il 26 giugno 1983, Bruno Caccia, procuratore delle Repubblica di Torino si recò fuori città e tornò a Torino soltanto nella sera. Essendo una domenica, decise di lasciare a riposo la propria scorta, decisione che facilitò il compito ai sicari ‘ndranghetisti.
Per Libera Piemonte la figura di Bruno Caccia è particolarmente importante perché il procuratore è stato una figura di spicco nella lotta alla ‘ndrangheta a Torino e perché da alcuni anni Libera Piemonte gestisce il bene confiscato di San Sebastiano Po, appartenuto alla famiglia di Domenico Belfiore, mandante dell’omicidio.
Così nasce la serata di venerdì sera che si terrà dalle ore 21, nei locali dell’ex macello”, in via Giovanni XXIII 8, a Chieri, in cui, dopo un video di presentazione dell’ ex procuratore, vi sarà un intervento di Paola Caccia, figlia di Bruno Caccia.
Ma la serata prevede anche un approfondimento sull’attualità in termini di infiltrazioni mafiose in Piemonte. Si parlerà infatti del processo Minotauro che punta far luce sulla presenza della ‘ndrangheta nel territorio torinese che ormai da alcuni mesi si sta svolgendo nel capoluogo piemontese. Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte, associazione che si è costituita parte civile, aggiornerà sull’andamento del processo, approfondendo i tratti più salienti, e sottolineando le dinamiche più rilevanti.
L’operazione Minotauro ha svelato a giugno una fittissime rete di legami tra ‘ndrangheta, economia e politica anche in provincia di Torino. Il quadro è drammatico e nell’operazione 191 persone risultano iscritte nel registro degli indagati, 141 mandati di custodia cautelare sono stati spiccati dal gip. Tra i reati contestati nell’operazione associazione a delinquere di stampo mafioso (416 bis), detenzione illegale di armi, traffico di stupefacenti, gioco d’azzardo, riciclaggio ma anche “voto di scambio” (416 ter) reato che coinvolge esponenti politici e della pubblica amministrazione. Un quadro spaventoso e inquietanti che rivela dinamiche non dissimili da quelle che si tradizionalmente si verificavano nelle zone di provenienza delle cosche ‘ndranghetiste.
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Twitter @FilippoTesio