Come si legge la crisi in Piemonte

Santena – 23 giugno 2013 – L’esempio del diritto allo studio per i nostri ragazzi permette di leggere la situazione in modo chiaro. Per molti anni la spesa pubblica è aumentata. Con la crisi produttiva iniziata nel 2008 la spesa avrebbe dovuto diminuire, ma come si sa la politica non è stata in grado dire agli Italiani la verità.

crisiIl debito e il deficit pubblico sono aumentati finchè la situazione è diventata insostenibile. Non producendo e non esportando si sono persi i posti di lavoro che davano dignità alle persone.  I più penalizzati sono i giovani e gli operai e impiegati del settore privato. Anche chi pensava di non essere toccato dalla crisi oggi si accorge delle conseguenze maligne della competitività persa dall’Italia.  Dissipato il patrimonio ci si accorge che ormai si devono tagliare i servizi pubblici. Il governo Monti e la riforma Fornero sono stati l’esempio di quanto dura sia la situazione. Il colpo dato al sistema pensionistico è stato il segnale di una situazione pesante che adesso sta investendo i livelli dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione.

Il Piemonte è un esempio significativo. Persa una buona parte del suo sistema produttivo basato sull’industria, la Regione fa i conti con la mancanza di risorse. Aumenterà l’Irpef e la spesa sanitaria sarà tagliata. Anche il trasporto pubblico locale verrà ridotto, così come il settore socio-sanitario.

Anche la spesa per il diritto allo studio e cioè la spesa destinata all’istruzione delle giovani generazioni sarà falcidiata. Dal bilancio regionale risulta che nel 2011 erano stanziati 82 milioni di euro, scesi a 47 nel 2012 e ridotti nel 2013 a meno di 37 milioni. Questo significa che i comuni, le scuole e le famiglie riceveranno poche risorse per il trasporto alunni, le mense, l’assistenza ai disabili, il supporto alla didattica, i buoni libri. Le famiglie povere non riusciranno a sostenere i costi per l’istruzione dei loro figli. Il taglio di oltre il 50 per cento delle risorse in due anni mette anche in crisi le borse di studio e da quest’anno anche il contributo per le famiglie che vogliono mandare i ragazzi nelle scuole private.

La crisi sta dunque mordendo nella carne di un sistema sociale che mostra crescenti disparità: disuguaglianze fino a ieri tollerate e accettate e oggi ormai stridenti. Strade alternative per ora non s’intravvedono salvo si pensi a una rivoluzione, con tutti i rischi che ciò comporta. Sarebbe, infatti, preferibile prevenire il caos intervenendo con scelte fino ad oggi rinviate per paura di perdere consensi elettorali.

La politica, quella vera, sa bene che quando c’è crisi è il momento di scegliere. Scegliere significa decidere quanto tagliare nel trasporto pubblico locale, nella sanità, nel socio-assistenziale, favorendo caso mai il diritto allo studio perché rivolto alle giovani generazioni. Scegliere sapendo che è meglio rimettere qualcosa oggi, piuttosto di perdere tutto domani. Ma questo richiede politici e partiti che abbiano voglia di misurarsi davvero con la realtà e di prendersi responsabilità.

Gino Anchisi.

Da Santena, la città di Camillo Cavour, 22 giugno 2013.

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