Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dall’8 al 14 dicembre 2013

Santena – 8 dicembre 2013 – Alcune proposte di riflessione per i giorni dall’8 al 14 dicembre 2013, tratte dalla liturgia del giorno, con commento alle letture domenicali.

Domenica 8 dicembre 2013

Ho avuto paura e mi sono nascosto

immacolata[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Gen 3,9-15.20

Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi

Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:

«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».
Rm 15,4-9

Rallègrati : il Signore è con te

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Lc 1, 26-38

Fu preservata dal dramma della lontananza da Dio

Mentre si avvicina il Natale, la Liturgia ci viene incontro con questa festa in onore della Madre di Gesù. La Vergine Maria diviene per noi un esempio di come vivere questo tempo di Avvento: chi altro potrebbe mostrarci come vivere l’Avvento di Gesù? Il Vangelo di Luca che ci è stato annunciato presenta una ragazza, di 12 o 13 anni, di un piccolo centro della Galilea, Nazareth, nella estrema periferia dell’Impero romano. Era una ragazza come tutte. Ma su di lei si era posato lo sguardo di Dio. È il mistero che oggi la Chiesa ci fa contemplare: Maria fu concepita dai suoi genitori, Gioacchino e Anna, senza peccato, cioè senza la colpa originale. Ella fu preservata dal dramma della lontananza da Dio che da Adamo ed Eva segna ogni uomo e ogni donna. La Chiesa ha celebrato per secoli questa festa con il titolo di “Concezione di Maria”. Con Pio IX, che nel 1854 proclama questo dogma, riceve il nome di “Immacolata Concezione”. Maria fu concepita senza peccato originale per essere una madre degna di Gesù: non poteva essere ferita dalla colpa originale colei che doveva divenire la madre del Figlio di Dio. Ella nacque senza peccato non per suo merito, ma per grazia. Il Signore Iddio volle preparare in lei una dimora degna di suo Figlio. Sant’Anselmo canta così questo mistero: “Era giusto che fosse ornata d’una purezza superiore, alla quale non se ne può concepire una maggiore se non quella di Dio stesso, questa vergine a cui Dio Padre doveva dare il Figlio suo in modo tanto speciale”. L’amore del Figlio ha dunque protetto la madre. A lei si possono applicare le parole del Cantico dei Cantici: “Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto” (4,7). È quanto le dice l’angelo all’annunciazione: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28).
Questo mistero di Maria non è estraneo alla comunità dei credenti. Come Dio ha posato su di lei il suo sguardo nel momento del concepimento, così l’ha posto anche su di noi, come nota l’apostolo Paolo: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati” (Ef 1,4). Maria, e noi con lei, siamo stati scelti da Dio ancor prima della creazione. E siamo stati scelti per essere santi e immacolati. Non a caso l’apostolo dice “siamo stati scelti” e non “noi abbiamo scelto”. Il nome di ciascuno di noi è stato pronunciato da Dio e siamo venuti all’esistenza. Sì, siamo anzitutto frutto dell’amore di Dio; il suo cuore ci ha pensato e siamo venuti alla luce. I nostri genitori sono entrati in questo processo d’amore. La nostra esistenza inizia nel cuore di Dio e in Lui dimoriamo per sempre. Ecco perché crediamo che la vita è santa, per tutti, fin dall’inizio e per sempre. Il Signore non dimentica mai il nostro nome, e guai a chi vuole cancellarlo! Tutti sono nel cuore di Dio.
In questa festa la Chiesa ci fa contemplare la grandezza dell’amore del Signore e le meraviglie che compie attraverso di noi, ovviamente se non tradiamo la sua predilezione. Maria, formata per divenire la madre di Gesù, ha accettato pienamente questa vocazione. E non era né facile, né scontato. Quando l’angelo le portò il saluto di Dio, Maria si turbò. Non aveva, infatti, una grande considerazione di sé, al contrario dei sentimenti che in genere abitano nei nostri cuori. È proprio qui il nodo del peccato originale: l’orgoglio e il senso di autosufficienza. È da un cuore sganciato da Dio che sgorga il male nel mondo. Maria non si esalta all’annuncio dell’angelo; al contrario, si turba. Così dovrebbe accadere ad ognuno di noi, ogni volta che ascoltiamo il Vangelo. L’angelo però la conforta: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (vv. 30-31). Questo annuncio, a dire il vero, la sconvolge ancor più, anche perché non è andata ancora a vivere insieme con Giuseppe. Ma l’angelo aggiunge: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (v. 35). Non ci è dato conoscere i pensieri di Maria in quel momento. Se risponde “no”, resta nella sua tranquillità e continua la vita di sempre. Se, invece, risponde “sì”, tutta la sua vita viene sconvolta. Maria, a differenza di noi, non conta sulle sue forze ma solo sulla Parola di Dio. Per questo dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Ella, la prima amata da Dio, è anche la prima a rispondere “sì” alla chiamata. Oggi, Maria è davanti a noi, davanti agli occhi del nostro cuore, perché contemplandola possiamo imitarla, e ricevere anche noi il tenero abbraccio del Figlio che ci riempie il cuore e la vita.
Comunità di Sant’Egidio

Servire

Il cammino dell’Avvento ci conduce all’incontro con Maria, la donna che ha vissuto l’attesa del compimento delle promesse, il compimento della speranza. Di Maria vogliamo sottolineare la dimensione del servizio. Il profeta è il servo della Parola, è colui che, invaso dallo Spirito di Dio, annuncia la Parola che salva e che guida il popolo. Maria è serva della Parola in un modo più profondo e radicale, perché sperimenta una dimensione unica e peculiare del dono della Parola: ella accoglie la Parola di Dio fatta carne nel suo grembo e, per mezzo di lei, il Verbo incarnato, l’ultima e unica Parola, entra definitivamente nella storia per non uscirne più. Nel suo servizio, la Vergine, la “piena di Grazia”, è l’arca della presenza attiva del Signore che salva ogni uomo, è la fonte della gioia che trasforma la persona stessa di Maria. La Vergine Maria si è fidata della Parola e ha aperto la sua vita alla presenza reale del Figlio di Dio; ella ci accompagni alla fiducia nella Parola di amore che il Padre rivolge ad ognuno di noi. Ascoltare la sua Parola e accostarsi alla mensa eucaristica è accogliere la presenza reale e costante di Gesù in noi.

Una catechesi rivolta ai genitori: “In Maria il servizio è gratuità”

Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola (Lc 1,38). Per voi genitori, in questa seconda tappa, il servizio si declina nella gratuità. Il dono gratuito di sé al proprio coniuge e ai propri figli. Ascoltare la Parola, decidere di obbedire alla Parola di Dio, ascoltare stando di fronte, vuol dire esaltare la propria libertà e la propria capacità di dono. Dall’ascolto al dono è la traiettoria che garantisce la gratuità, linfa vitale di ogni relazione, perché ascoltare obbedendo, in definitiva, è identificarsi con la persona da cui si ascolta, è identificarsi con la misura della gratuità di Dio. (Per approfondimenti, cfr. CdA, c. 20 – Insieme con Maria la Madre di Gesù).

Una catechesi rivolta ai giovani: “In Maria il servizio è bellezza”

Entrando da lei le disse: Rallegrati pena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28b). La bellezza di Maria traspare dalle parole del saluto dell’Angelo: ella è la tutta bella, bella perché ripiena della Bellezza del suo Dio. Ella è la graziosissima, perché l’amore stesso della Somma Bellezza custodito nel suo cuore, risplende in tutta la sua persona e in tutta la sua vita. In questo tempo di Avvento, riappropriandoci della dimensione del servizio, apriamo il nostro cuore alla bellezza propria dell’Amore che si fa Carità. Se lasciamo entrare nel nostro cuore la luce della carità, riusciremo a scorgere la bellezza che circonda le nostre vite, che attraversa la storia e che caratterizza la nostra terra. Mettersi al servizio della Bellezza, perché obbedire alla Parola per la quale tutto è bello, è riconciliarsi con la bellezza, purificandola dai rigurgiti di cupidigia e di lussuria. (Per approfondimenti, cfr. CdG/2, c. 2 – Beata sei tu che hai creduto).

Una catechesi rivolta ai fanciulli: “In Maria il servizio è accoglienza”

Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (Lc 1,31). Se si dovesse indicare un modo per vivere il servizio in questo tempo di Avvento, sarebbe sicuramente l’accoglienza. Impariamo da Maria, che accolse subito nel suo cuore Gesù, affinché anche noi possiamo prepararci nel migliore dei modi per accoglierLo in questo Natale. Accogliere nel cuore vuol dire fare largo nei nostri pensieri ai pensieri di Dio; provare a guardare le cose e gli altri con gli stessi occhi con cui li guarda Gesù. Forse il segno più grande del nostro impegno a fare entrare Gesù nel cuore in questo tempo di Avvento è aumentare la nostra capacità di accoglienza, con gentilezza e gioia, sforzandoci di togliere dalla nostra vita le invidie, le gelosie e l’offesa. (Per approfondimenti, cfr. Venite con me, c. 2, pp. 32-33).

Dal sussidio della Cei per il tempo di Avvento Natale 2013 “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno”

Leggi anche i commenti nel sito  www.monasterodibose.it

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Lunedì 9 dicembre 2013

ll Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Lc 5,17-26

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Martedì 10 dicembre 2013

Volontà del Padre vostro è che neanche uno di questi piccoli si perda

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Mt 18,12-14

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Mercoledì 11 dicembre 2013

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Mt 11,28-30

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Giovedì 12 dicembre 2013

ll più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’ Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Mt 11,11-15

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Venerdì 13 dicembre 2013

La sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che compie

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.  È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.

Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Mt 11,16-19

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Sabato 14 dicembre 2013

ll Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».

Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Mt 17,10-13

 

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