Santena, Camillo Cavour e la modernità dell’abate Antonio Rosmini

Santena – 22 dicembre 2013 – Santena è immersa nelle vicende italiane, anche in quelle che riguardano la cattolicità. Basta leggere la Evangelii Gaudium per rendersi conto. In questo caso il filo conduttore è l’abate Antonio Rosmini (1797-1855) con il quale Cavour e la famiglia Benso intrattennero vivaci e solidi rapporti. L’Abate nel 1851 celebrò addirittura il matrimonio della nipote Giuseppina Benso.

Antonio RosminiRosmini aveva dunque rapporti con lo scomunicato sostenitore di leggi che ponevano fine al Foro ecclesiastico e al Diritto d’asilo. Del resto tre anni prima, nel 1848, i rivoluzionari del gruppo di cui faceva parte Cavour, gli avevano chiesto di andare a Roma al fianco di Pio IX, che raggiunse e seguì nella fuga a Gaeta. I rapporti erano tali che gli fu promessa la nomina a cardinale, forse anche a Segretario di Stato. Poi con la Repubblica Romana tutto crollò. Il grande riformatore della Chiesa fu messo in un angolo da un Papa e una Curia che non erano in grado di capire come il potere temporale fosse un’assurdità che impediva al Cattolicesimo di stare al passo con i tempi.

Rosmini ritornò in Piemonte mentre il suo libro profetico “Delle cinque piaghe della santa Chiesa” veniva posto all’indice. Il testo proponeva una riforma che prevedeva un riequilibrio dei rapporti tra i chierici e i laici nella Chiesa e il coinvolgimento del popolo tramite l’uso dell’italiano nella liturgia.

Le memorie custodite a Santena ricordano che, a metà Ottocento, un nutrito gruppo di riformatori, sostenitori dell’Unità d’Italia, cercò di convincere la Chiesa a confrontarsi con la società globalizzata in cui operava. Sconfitti, furono messi da parte da una cattolicità ferma ai privilegi medievali, incapace di fare i conti con la modernità. L’esercizio del potere, la tentazione della ricchezza, il primato della gerarchia prevalsero sul ritorno alla Chiesa primitiva, povera, ma libera, sul ruolo primario dei laici, sulle responsabilità verso la società: segni che oggi legano Papa Francesco a Rosmini.

Segni che sostanziano l’azione portata avanti da Cavour, sostenitore della separazione dei poteri e dei ruoli sintetizzata nel motto “Libera Chiesa in libero Stato”.  Il superamento di inopportune prerogative che umiliano l’agire della Chiesa e l’impegno nel sociale è il terreno su cui Papa Francesco chiama i laici cattolici a misurarsi. Nella Evangelii Gaudium sono espressi principi che valgono pure per gli Stati e i laici non cattolici. Valori che sicuramente sarebbero piaciuti ai nostri padri, a Rosmini e a Cavour perché sono al passo con le trasformazioni che investono il Mondo, l’Europa e questa nostra regione chiamata Italia.

P.S.. Ironia della storia, i nemici di Rosmini erano i Gesuiti. Ordine da cui proviene Francesco, il primo gesuita eletto Papa.

Gino Anchisi.

Da Santena, la città di Camillo Cavour, 22 dicembre 2013.

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