Santena – 18 gennaio 2014 – La presenza a Santena di un Giusto, Gaetano Cima, che ha salvato la vita di alcuni Ebrei dalla persecuzione voluta dal nazionalsocialismo, italiano e tedesco, è occasione per riflettere sul male assoluto. Un male che ti porta a eliminare milioni di persone, che non solo hanno perso ogni diritto ma anche ogni dovere e quindi possono essere eliminate perché sono fuori dall’umano. La possibilità di discutere, il 24 gennaio, con il Professor Alberto Cavaglion, figlio di una sopravvissuta alla repressione grazie ai rischi assunti da alcuni Santenesi è un’occasione per approfondire un argomento sempre attuale.
Capire i disastri che l’antisemitismo, la xenofobia, il razzismo e l’ignoranza possono creare è utile soprattutto ai giovani perché è un tema antico e ricorrente, che nel recente passato ha coinvolto personalmente i loro famigliari. Per introdurre il tema ecco una sintesi della relazione “La memoria non è (purtroppo) un vaccino contro il male” di Laura Fontana, Direttore Istituto storico della Resistenza di Rimini, indirizzata ai docenti delle scuole superiori.
“Gli ebrei, è bene ricordarlo, sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati. La Shoah, come del resto gli altri genocidi, è stata un fine in sé, non un mezzo per ottenere qualcosa (ad es. la conversione religiosa, l’espropriazione dei beni, la conquista di un territorio…)”.
“Giustificati dal poco tempo a disposizione, talvolta tendiamo a semplificare per timore che i nostri ragazzi non capiscano i troppi piani di lettura che la Shoah richiede. Dobbiamo riflettere su come l’ideologia nazista abbia permeato le masse, ma soprattutto su come degli uomini comuni, bravi padri di famiglia, si siano trasformati in carnefici, in freddi burocrati-assassini. Questo è un punto centrale per una discussione che affronti il funzionamento del meccanismo di gruppo quando l’omologazione, il consenso e il rispetto dell’autorità prevalgono rispetto alla capacità di raziocinio, dobbiamo analizzare le tecniche moderne del potere in una società di massa che tende a deresponsabilizzare l’azione del singolo e a isolare gli individui, rendendoli indifesi rispetto al potere dello Stato e spesso incapaci di agire e di opporsi criticamente”.
“Qualunque individuo confrontato con situazioni estreme può scegliere e la sua scelta non dipende mai dalla sua appartenenza politica di destra o di sinistra, né dal suo livello di istruzione o di cultura e nemmeno dalla sua appartenenza etnica o sociale. La facoltà di scelta dell’uomo dipende sempre e solo dalla sua capacita di ragionamento, di sapersi tirar fuori dal gruppo e di ascoltare la propria coscienza. La lezione di Auschwitz ci chiede altro: rivalutare pienamente la nostra capacità di saper pensare e di agire di conseguenza. perchè nella società contemporanea i germi che hanno preparato il disastro, i massacri di massa, sono ancora qui, potenzialmente fertili”.
Gino Anchisi
Da Santena, la città di Camillo Cavour, 18 gennaio 2014
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