Santena – 9 marzo 2014 – 8,30 del mattino. C’è un bel sole primaverile. In piazza Forchino allestiscono la mostra “Voci del silenzio, la violenza nega l’esistenza”. Sgombra di auto, racchiusa tra vecchi edifici, la piazza è piacevole.
Purtroppo guardando per terra si vede che è sporca. Fa impressione constatare che alcuni continuano a sporcare gettando i propri rifiuti per strada. In terra ci sono fazzolettini di carta, volantini di un “ Compro oro”, scontrini fiscali, due lattine di bibite. Su tutto svettano pacchetti di sigarette Chesterfield, con relativi plastica, carta argentata e filtri. Si potrebbe iniziare da queste tracce per capire cosa spinga una persona a compiere un gesto di così banale violenza civica. Sì, perché sporcare il suolo su cui vivono gli altri è più grave che insozzare casa propria. Il paradosso è stupefacente. In casa si esagera nella pulizia e nell’igiene mentre fuori, dove si convive nella comunità, l’indifferenza prevale. Eppure la mostra dice che anche in casa e in famiglia ci si comporta in modo violento.
9,30. Prima di iniziare i volontari danno una ripulita. La piazza man mano si anima. Le sagome di donne abusate, picchiate, assassinate ricordano una violenza mortale, frutto di disordine mentale, debolezze, solitudini di maschi adulti inabili ad affrontare una vita vera. Una brutalità sintomo di una maleducazione impregnata di insicurezze spirituali, di un egocentrismo maniacale, imbottigliato in un falso individualismo incapace di rispettare l’altra persona. I dati sono crudeli. Il disagio è in famiglia, cresce tra le mura domestiche, tra mariti, compagni e conviventi. Naturale quindi che la violenza si riversi in una società in cui la solidarietà, la giustizia, la libertà, il riguardo sono sovente considerati inutili segni di sentimentalismi impregnati di buonismo cattolico.
11,30 a.m. In terra ci sono le scarpe rosse, ricordo di donne uccise da chi non ha capito come si deve voler bene alle persone con cui convivi in casa e nella comunità.
Le letture sono racconti di vita, che ricordano sensazioni, intuizioni, mezze parole circolate anche dentro le nostre case, tra parenti, amici e conoscenti. Poi le voci di donne lasciano giustamente spazio ai sindaci di Riva presso Chieri, Poirino, Pecetto, Cambiano, Santena. L’effetto è impressionante. I massimi rappresentanti delle comunità civili leggono frasi che nulla hanno di giuridico, amministrativo, istituzionale rendendo l’ufficialità più credibile e vera. Così termina una giornata dedicata alla forza del genere femminile e alla lotta contro comportamenti e gesti che sporcano la bellezza e il valore delle persone e del contesto che ci circondano.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 9 marzo 2014
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Immagini di Claudia Tosco
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