Santena – 11 giugno 2014 – Di seguito, l’intervento di Marco Fasano, presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Cavour, pronunciato il 6 giugno scorso, nella cerimonia ufficiale per il 153° anniversario della morte di Camillo Benso di Cavour, svolta al castello Cavour a Santena.
Marco Fasano ha cominciato così: «Gentili Signore, gentili Signori, ringrazio tutti, le Autorità civili e militari in primis, le Associazioni santenesi ed esterne, gli sponsor della serata, tutti coloro che hanno voluto onorare con la loro presenza oggi la Commemorazione del 153° anniversario della morte di Camillo Cavour. Ricordo che quella di Santena è l’unica commemorazione ufficiale, a livello nazionale, della morte del celebre Statista, che volle espressamente essere sepolto in questo luogo. Per questo motivo il fratello Gustavo declinò l’offerta del Re Vittorio Emanuele II di seppellirlo a Superga. Ogni tanto – estemporaneamente – in questi anni soggetti alla ricerca di notorietà o, probabilmente, di facili contributi hanno organizzato convegni e tavole rotonde dimenticando, più o meno consapevolmente, di ricordare l’importanza di Santena ed il contributo fondamentale della Fondazione Camillo Cavour e dell’Associazione nella valorizzazione della figura di Camillo Cavour».
«Noi dell’Associazione – ha detto Marco Fasano – in collaborazione con la Fondazione Camillo Cavour, dal 1996 riprendendo una tradizione antica ogni anno raccogliamo il 6 giugno, autorità e semplici appassionati in questo luogo così carico di significato nel totale disinteresse dei mezzi di informazione. E lo facciamo volentieri, da volontari, certi di fare cosa meritevole per la Patria. E questo è un luogo caro alla Patria. Qui è vissuto, qui è sepolto, qui sono presenti i pochi arredi e parte dell’Archivio dell’uomo, rappresentante di un piccolo Stato ai piedi delle Alpi, che ha permesso con la sua abilità diplomatica, grazie all’azione di Garibaldi e di migliaia di volontari, giovani e meno giovani, di realizzare in concreto il sogno di avere una Patria, nella quale riconoscersi».
Il presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Cavour Marco Fasano ha proseguito: «Noi volontari crediamo in questo luogo e crediamo nell’Italia, nella sua tenace capacità di uscire da questa difficile situazione economica, sociale, ed anche morale con il lavoro serio, costante ed ostinato dei suoi cittadini. Noi volontari cerchiamo di onorare la Patria ogni giorno con la nostra attività, coniugando – mi si permetta – in modo esemplare la quantità di tempo dedicato con la qualità dell’impegno profuso. Ma la nostra volontà non basta. Noi in questa occasione commemoriamo con Camillo Cavour un modello di buona politica e di sana amministrazione. Ci sono pochi dubbi. Facili sarebbero i distinguo con la situazione attuale.Per chi avesse qualche dubbio, ho trovato tre documenti che fugano ogni dubbio. In tema di raccomandazioni, una lettera a Lady Mary Holland successiva al 16 marzo 1861. In tema di tangenti, una lettera a Emile De La Rüe del 6 ottobre1849. In tema di distinzione tra bene pubblico e privato, la lettera a Urbano Rattazzi del 1854».
«Ricordo però che prima di essere stato un uomo politico, Cavour fu imprenditore agricolo nel settore vitivinicolo e risicolo, fu un giornalista, anzi fu Direttore del giornale “Il Risorgimento”, praticò con alterne fortune l’attività di Borsa, si interessò di ferrovie e delle nuove tecnologia dell’epoca – ha proseguito Marco Fasano –.Fu un innovatore ed uno sperimentatore. Egli aveva una conoscenza pratica e non solo teorica delle materie sulle quali interveniva prima in Parlamento e poi anche nel Governo.La differenza con la quasi totalità degli uomini politici contemporanei è evidente: ai diversi dicasteri oggi vanno persone che provengono dai Partiti o si sono occupati in precedenza – o per studi o per ambito di intervento – di materie diverse da quelle di cui si occupano.Il risultato è che prima che possano contribuire positivamente in un determinato settore, il Governo, di cui fanno parte, è già cambiato: essi rimangono quindi in balìa dei funzionari dello Stato – inamovibili, in molti casi non motivati in quanto non valorizzati né per retribuzione né per responsabilità di incarichi loro attribuiti – che però sono coloro i quali hanno il potere effettivo, reale, conoscendo la macchina burocratica alla perfezione.Chi ha una conoscenza pratica delle cose è meno soggetto a questo modus operandi: e Camillo Cavour era uno di questi.Se si concorda con l’importanza di riconoscere in Camillo Cavour un modello per lo Stato – ne abbiamo una conferma dal denaro pubblico stanziato dall’ex “Unità Tecnica di Missione”, ora “Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale” – allora dobbiamo impegnarci a valorizzare questo luogo. Ancora una volta – e non mi stancherò di continuare a farlo – lancio un appello a chiunque possa farlo avendone le capacità e i mezzi finanziari, per la valorizzazione del castello di Santena».
Marco Fasano ha chiuso così il suo intervento: «E’ questo il tema che abbiamo proposto a Gian Antonio Stella di trattare questa sera:Il Memoriale Camillo Cavour di Santena, spunti per la divulgazione della conoscenza dell’opera dello Statista e per la valorizzazione del luogo.Gian Antonio Stella è un giornalista, che scrive di politica, cronaca, cultura e costume, collabora con il “Corriere della Sera”.Ha vinto numerosi premi giornalistici, a livello nazionale ed internazionale Tra i suoi libri più famosi “L’Orda, quando gli albanesi eravamo noi” sulla xenofobia sofferta dagli emigrati italiani, “La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili” (scritto con Sergio Rizzo), che con oltre un milione e trecentomila copie vendute è stato uno dei saggi più venduti di sempre, “La Deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio” (ancora con Sergio Rizzo) sulla decadenza di un paese che da troppo tempo non crede più in se stesso, nel futuro e nei giovani. Tra i romanzi, “Il maestro magro”, “La bambina, il pugile, il canguro” e “Carmine pascià, che nacque buttero e morì beduino”. Lascio ora la parola a Gian Antonio Stella».
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Audio integrale dell’intervento di Marco Fasano:
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