Santena, intervista al viceparroco don Mauro Grosso

Santena – 19 agosto 2014 – Comunità parrocchiale, comunità cittadina, mondo giovanile e molto altro ancora. Questi gli argomenti dell’intervista a Don Mauro Grosso, 37 anni, viceparroco in città dal 2008.

Che idea ti sei fatto della comunità parrocchiale santenese?

Don_Mauro_Grosso_a«I pregi e i difetti della comunità cristiana cittadina sono un buon punto di partenza e di sintesi – afferma don Mauro Grosso, 37 anni, titolare della segreteria dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, docente di Teologia filosofica alla facoltà Teologica di Torino –. Rispetto a noi preti è una comunità accogliente e disponibile. Io mi sono subito sentito guardato con disponibilità, con interesse e apertura. E questo l’ho visto anche con don Nino e con don Martino. Chi arriva a Santena è guardato con interesse. Santena è una comunità che ti fa sentire benvoluto e amato. E questo, secondo me, è una cosa non di poco conto, soprattutto se raffrontata con altre realtà parrocchiali. Santena è una comunità parrocchiale generosa su due fronti: sia rispetto ai beni economici e materiali; sia rispetto ai servizi pastorali portati avanti da tanti con generosità. Un altro aspetto positivo è che la nostra comunità parrocchiale è generalmente fedele alla dottrina della fede. Ho sempre avvertito, da parte di molti parrocchiani interesse nel conoscere e nell’approfondire il contenuto autentico della fede cristiana. In questi anni a Santena mai mi è capitato di ascoltare contestazioni al Magistero della Chiesa o di avvertire pericolosi fai da te circa la fede».

La comunità cristiana avrà qualche difetto?

Don_Mauto_Grosso_3«Fra i difetti mi sembra di vedere nella comunità parrocchiale cittadina qualche tendenza all’autonomia. In qualche occasione ho visto non accettare le indicazioni e le richieste di chi ha il compito di guidare la comunità se non corrispondono pienamente al proprio pensiero. Un altro aspetto che vorrei rimarcare riguarda il numero di persone che si impegnano nei diversi servizi alla comunità. Chi si impegna è molto generoso, ma questo riguarda una minoranza. La comunità è molto più ampia rispetto a coloro che si impegnano. Eppure nella nostra parrocchia ci sono molti servizi che tutti potrebbero fare: tutti potrebbero dare il proprio contributo, anche in cose semplici. Un altro aspetto non positivo è legato alla missionarietà. Come comunità si fa una fatica grande a uscire, a comunicare all’esterno delle mura parrocchiali la nostra fede. Diciamo spesso che dobbiamo incontrare le persone, ma poi, all’atto pratico, non riusciamo ad andare verso gli altri. Troppe volte si aspetta che gli esterni arrivino a cercarci e non si è in grado di proporsi con convinzione. Oppure si aspetta che l’annuncio venga portato avanti solo dai sacerdoti. Ultimo rilievo: la comunità parrocchiale, sempre secondo me, paga un po’ una tendenza alla chiusura. Nei gruppi di impegno si ricorda sempre che le persone sono poche, ma poi quando arriva qualcuno nuovo non sempre viene accolto bene».

Che idea hai sui giovani santenesi?

«La mia risposta è provocatoria: ma c’è il mondo giovanile cittadino? Mi chiedo dove sono i giovani di Santena? Esistono? Conosco tante famiglie e molti pensionati, ma i giovani dove sono? I giovani che frequentano la parrocchia sono una parte dei giovani santenesi, e ancor meno sono quelli che prestano un qualche tipo di servizio. Aggiungo di più: i giovani non li vedo neanche impegnati da altre parti; ad esempio, nelle varie associazioni santenesi i giovani sono pochissimi. E inoltre, non pochi giovani impegnati in realtà fuori dalla parrocchia hanno avuto una formazione all’interno della parrocchia».

Quali sono i problemi che vedi pesare più sul quotidiano dei santenesi?

«A preoccupare i cittadini santenesi tutti c’è il problema del lavoro che non c’è e, collegato a questo, le sempre più scarse risorse economiche delle famiglie. Tante persone chiedono un po’ di ascolto. Le persone che sono più in difficoltà in qualche modo, nei limiti del possibile, vengono aiutate attraverso la Caritas che lavora anche in sinergia con i servizi pubblici. I problemi economici e materiali non sono i soli che la gente mi confida. Ci sono ritornelli che ricorrono: mio figlio non va più in Chiesa; mio figlio non prega; mio figlio o mio nipote è andato a convivere, ma non si sposa, né in municipio né in chiesa. Io a tutti dico di pregare e porto come esempio santa Monica, la mamma di sant’Agostino: le sue preghiere alla fine sono servite e Agostino è diventato un esempio per tutti i cristiani. Le preghiere sono efficaci. Preghiamo anche per chi non prega. Diamo un esempio, diciamo qual è il modo di vivere cristiano, senza stufarci di farlo, ma anche senza essere invadenti».

Cosa auguri ai santenesi tutti?

«Alla comunità cittadina auguro unità. Auguro la capacità di ritrovarsi attorno a una progettualità comune. E’ importante discutere, ma poi occorre ritrovare una unità di intenti. E’ deleterio che nella comunità cittadina vi siano divisioni che frenano il crescer comune. Idee e posizioni possono anche essere diverse, ma bisogna arrivare a sintesi: per il bene comune serve unità di intenti».

C’è qualche rilievo che desideri segnalare per la comunità cittadina.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA«Sì. C’è un problema che vedo un po’ presente nella comunità cittadina: è quello dell’indifferenza. A volte vedo i santenesi indifferenti ad alcuni fenomeni poco edificanti presenti in città: lo schiamazzo; il buttare carte e sigarette per terra; il vandalismo per panchine e altri beni pubblici. Più in generale segnalo indifferenza anche rispetto alle tante proposte che vengono fatte dall’amministrazione, dalle associazioni come anche dalle forze politiche cittadine. Sembra che gran parte dei santenesi siano indifferenti a tutto. Una indifferenza che riguarda anche gli aspetti religiosi della vita dei santenesi. Nulla sembra suscitare attenzione e discussione. La gente tutta intenta dal quotidiano non si lascia interrogare da nulla: torpore e superficialità scandiscono il trascorrere della vita di ogni giorno. Meglio sarebbe lasciarsi interrogare, discutere e ragionare anche su questioni che vanno un po’ oltre il ristretto orizzonte quotidiano. Tutto questo consentirebbe anche alla gente di non cadere nelle trappole delle sette e delle cosiddette nuove religiosità che, a fronte delle comuni difficoltà del quotidiano, propongono soluzioni che tutto fanno, tranne risolvere i problemi. Contro questi rischi meglio sarebbe cercare e vivere esperienze religiose autentiche».

Come procede il cammino comune tra la parrocchia di Santena e quella di Cambiano?

«Può darsi che sia vero, come sento affermare da qualcuno, che il parroco unico per le due parrocchie e anche il viceparroco, in queste due realtà – Santena e Cambiano – sia stato un passo che forse ha precorso un po’ i tempi. Però io guardo ai risvolti benefici di questo e cioè alle tante cose che senza questi cambiamenti di parroco e vice non avremmo mai fatto insieme. E in questi due anni, insieme, si sono fatte tante cose belle. Questo ha significato confrontarsi, vedere che, forse, alcune cose che facevamo in un certo modo, possono anche esser fatte insieme e in modo diverso».

A che punto siamo con il cammino a livello di unità pastorale?

donMauroGrosso1«Si tratta di un cammino che procede a velocità differenti anche a seconda dei diversi settori pastorali. Ci sono settori dove il cammino comune si è consolidato anche solo perché si è cominciato prima. Ci sono ambiti dove il cammino è più agevole. Sono convinto che quella della nostra unità pastorale sia una esperienza significativa: stiamo davvero camminando insieme verso una unità pastorale. Ci sono parrocchie che in alcuni ambiti pastorali sono avanti rispetto ad altre. Tra le comunità parrocchiali ci sono sensibilità differenti e non sempre è facile fare un cammino insieme. Altre volte iniziative importanti non sono sentite come proprie solo perché non sono proposte dalla parrocchia di riferimento».

L’amministrazione comunale è a metà mandato. Un buon numero di amministratori arrivava da una esperienza in parrocchia. Come commenti il cammino sin qui fatto dagli amministratori?

«Come viceparroco non sono la persona adatta per valutare l’operato di un’amministrazione nel merito dei suoi compiti. Vero è – e questo non lo possiamo negare – che in lista con Essere Santena vi era una concentrazione più elevata, rispetto alle altre liste, di persone che provenivano da esperienza di servizio in parrocchia. Da parte mia mi sono sempre sentito di incoraggiare la partecipazione attiva dei cristiani nella vita pubblica: si tratta di una forma di servizio. Troppe volte i cristiani si lamentano che la cosa pubblica non va, ma poi non si impegnano in prima persona. Io dico che non basta solo lamentarsi: occorre anche rimboccarsi le maniche e scendere in campo, metterci la faccia. Poi è chiaro che a livello di liste, uno si schiera lì, là o altrove, a seconda delle proprie sensibilità. Con il loro agire gli amministratori portano frutti anche in quanto cristiani. Nell’agire amministrativo sono chiamati a concretizzare i princìpi in cui credono e di cui sono convinti. Devo dire che ci sono stati buoni rapporti con tutte le amministrazioni cittadine che ho conosciuto e visto all’opera. E così è anche con Essere Santena. C’è una buona collaborazione. Ci si ascolta. Abbiamo rapporti franchi. Se è capitato di avere cose da far presente siamo sempre stati ascoltati. E spero che medesima percezione abbia anche la squadra guidata dal sindaco Ugo Baldi. Con tutte le amministrazioni cittadine il desiderio è di lavorare insieme».

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