Santena – 15 marzo 2015 – Quando scriveranno la storia dell’agricoltura forse Santena avrà un posto proprio, in cui troveranno spiegazione le sue odierne specializzazioni: l’asparago, l’orticoltura e la pioppicoltura.
Lo spunto viene da un epistolario che conferma l’origine di certe passioni locali…
Ma veniamo al racconto. Metti che ci sia Napoleone, che il Piemonte sia una Provincia dell’Impero. Metti che i Francesi abbiano bisogno di risorse per mantenere l’esercito schierato in tutta Europa. Metti che gettino gli occhi sulle opere d’arte da portare al Louvre, ma non solo.
Siamo nel 1812, Camillo ha due anni e un esperto agronomo descrive quanto vale l’agricoltura padana. Il personaggio ha amicizie in tutta Europa, frequenta perfino circoli politici critici verso l’Imperatore e conosce i Benso. E’ un illuminista di vasta apertura mentale, è un idealista, un europeista ma è molto realista. Viene, osserva, giudica in modo diretto e competente. Ha simpatie che vuole salvaguardare, perché le relazioni contano in un mondo trasformato dalle nuove istituzioni, dalle tecnologie e dai commerci.
Scrive che la Pianura Padana ha un’agricoltura florida, più redditizia di quella francese. Sta molto attento, sa che il potere, per quanto piccolo o grande sia, non ama chi lo critica. Gli appunti dicono che la Padania è una delle terre più ricche del mondo e Santenas, poco oltre Moncalieri, è uno dei luoghi più innovativi. Santena e non Chieri, di cui il borgo è frazione. La ricchezza è dovuta alla terra e all’acqua della Banna.
Un amico, esperto in materia, che ovviamente vuole mantenere l’anonimato, concorda con la descrizione. “Tieni conto, allora un grande ruolo lo svolgeva la vecchia Banna, il Santenassa, che fungeva da scolmatore della Banna. Lo sapete, le alluvioni passano ancora nel suo corso. I Santenesi purtroppo negli anni l’hanno ripetutamente stuprato. Fate attenzione: idraulicamente è il punto più delicato, insieme agli argini della Banna”.
L’inviato parla di cascine modello, di un’organizzazione capace di far produrre al massimo la terra lavorata da famiglie contadine capaci e volenterose. Senza fare nomi elogia i proprietari, esempio di nobili ormai borghesi che in Europa stanno spazzando via i residui di feudalità terriera parassitaria. Lascia intendere che questo nuovo ceto sociale, ben inserito nei meccanismi di potere, è napoleonico nella pratica e negli interessi.
Il rapporto inizia descrivendo probabilmente la Cascina Nuova del Castello Cavour, posta al centro di un sistema di masserie. La relazione conferma che Santena sarà il luogo primario della formazione di agronomo di Camillo Cavour. Nella storia dell’agricoltura piemontese e italiana Santena dunque, con i suoi prodotti di pregio occupa una posizione uguale a quella di Grinzane e di Leri, con la caratteristica di essere più interessante per via della sua biodiversità.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 14 marzo 2015.
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