Giuseppe Lombardo: «Il contrasto alle mafie non è una priorità dello Stato italiano»

Santena – 22 novembre 2015 – «Il fattore principale che io ritengo oggi condizioni fino in fondo il nostro lavoro è uno solo: il contrasto alle mafie non è una priorità dello Stato italiano». Questo ha detto ieri, a Santena, Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore di Reggio Calabria.

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La frase è arrivata in chiusura del suo articolato intervento durante il dibattito sul tema “15 anni di ‘ndrangheta in Piemonte e non solo. Le ramificazioni della mafia calabrese a livello globale”. Incontro organizzato a Santena dall’Associazione culturale Falcone e Borsellino, dal presidio di Libera di Santena e Villastellone, dal Movimento agende rosse, gruppo Paolo Borsellino, di Torino. Giuseppe Lombardo ha aggiunto: «Perché uno Stato che ha questa priorità non interviene come è intervenuto il nostro legislatore o l’apparto governativo: limitando uomini, mezzi e risorse. Cercando, in qualche modo, di creare una serie di difficoltà operative. Non ascoltando tutta una serie di indicazioni.
Mantenendo un profilo basso in un’azione di contrasto che, invece, richiede grande autorevolezza. Impedendo le ricadute sociali dei processi che dovrebbero invece provocare anche un solo spunto di riflessione su determinati fenomeni. Uno Stato che dovrebbe impedire che determinati gravi fenomeni criminali possano essere ancora raccontati in un determinato modo».

Giuseppe_Lombardo_santena2015nov21_b«Perché tutto questo? Le grandi mafie oggi sono strutture criminali che si muovono tutte in maniera coordinata tra di loro – ha aggiunto il sostituto procuratore di Reggio Calabria –. Le mafie sono componenti indispensabili del sistema economico mondiale che oggi vive periodi di crisi. Non una crisi patrimoniale, ma una crisi finanziaria che dipende principalmente dalla mancanza di liquidità. Chi oggi si permette di criticare le indagini che riguardano il narcotraffico internazionale, di cui la ‘ndrangheta diventa sostanzialmente il soggetto unico, non si rende conto dell’enorme liquidità che deriva dalla gestione del narcotraffico nel mondo. Una quantità tale di risorse finanziarie liquide in grado di condizionare il sistema bancario e finanziario mondiale. E le banche senza liquidità non hanno niente da dare». «Se siamo tutti consapevoli che per uscire dalla crisi è necessario che l’economia riparta – ha aggiunto Lombardo – siamo anche consapevoli che contrastare finanziariamente le mafie significa impedire che l’economia riparta. Oggi per capire come stanno veramente le cose occorre cercare le tracce del sistema criminale necessariamente integrato, di cui ‘ndrangheta, cosa nostra, sacra corona unita e camorra fanno parte. Certo queste realtà criminali, per ragioni contingenti, possono anche entrare in conflitto, ma è anche vero che tali conflitti regolarmente poi si risolvono nel momento in cui l’interesse comune diventa di rango più elevato».

Giuseppe_Lombardo_santena2015nov21_cIl sostituto procuratore di Reggio Calabria ha continuato così: «Io non so, onestamente, se chi ha ruoli pubblici oggi ha mai letto una sentenza. Però mi interrogo su un dato: ma lo sapranno i nostri politici che le sentenze sono adottate in nome del popolo italiano? Credetemi: qui c’è gente che parla di fenomeni criminali, senza sapere assolutamente nulla. E c’è chi alimenta tutto un sistema di informazione che serve a sviare le conoscenze acquisite a livello processuale». Rivolto alla sala gremita, Giuseppe Lombardo ha concluso così: «Quando un giorno vi verranno a dire che purtroppo in Italia ci sono una serie di magistrati che inseguono ricostruzioni fantasiose, state certi che di me stanno parlando. E pure di qualcun altro. Ma vi dico che quelle ricostruzioni fantasiose hanno già prodotto centinaia di sentenze di condanna. Quindi sono fantasioso io. È stato fantasioso il giudice per le indagini preliminari. Sono stati fantasiosi i tre giudici del tribunale o la Corte di assise. Sono stati fantasiosi i giudici d’appello o della Corte di assise di appello. E sono stati fantasiosi anche i giudici che notoriamente non sono, quelli della suprema Corte di cassazione. Il problema è che tutto quel lavoro compiuto non è stato mai letto da nessuno…».

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Audio delle conclusioni di Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore di Reggio Calabria:

 

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