Con Giuseppe Razzetti, detto Pinin se ne va un altro pezzo di storia di Santena

Santena – 20 gennaio 2016 – Di seguito, il saluto a Giuseppe Razzetti, detto “Pinin”, preparato dall’Associazione Le radici la memoria per il giorno del funerale, svolto ieri, di questo santenese testimone di una straordinaria pagina di storia.

Pinin_portabandieraCon Pinin se ne va un altro pezzo di storia di Santena

Ciao Pinin, oggi la nostra comunità ti saluta e ti ricorda come persona umile, buona, speciale, sempre attento prima alle esigenze degli altri, poi alle tue, di carattere forte, ma dolce e sensibile. Santenese “Doc” teneva moltissimo a tutto ciò che era “Santena” e le sue tradizioni: gli Alpini, il Centro anziani, la bandiera dei Combattenti e quella della Leva, gli asparagi che curava con amore fino a essere nominato portabandiera in una fiera di Maggio. Pinin è mancato il giorno di San Antonio, giornata del Ringraziamento, a cui ha sempre partecipato e pregato.

Pinin era un giovanotto quando in piena guerra mondiale, 75 anni fa, il 13 gennaio 1941 entrò nell’Esercito Italiano nel Genio Militare e aggregato al II° Reggimento Alpini.

Il 9 settembre 1943 Pinin, era a Tolone sul fronte Francese, quando viene fatto prigioniero dai tedeschi e portato nel campo di prigionia di Leleque, poi deportato in Germania a Filinger nel campo n° 5°/B e internato con il n° 43434, poi a Speli Stokam, come I.M.I. (Internati Militari Italiani) ricordati come “gli schiavi di Hitler”

Alcune sue brevi sue testimonianze:

Pinin_mostrina“A Filinger mi assegnarono il n° 43434 capii che eravamo in tanti, troppi, la cosa che mi identificava ancora come una persona era la mostrina con stampigliati i miei dati personali e fissata al collo con un filo di ferro rigido, stretto e aderente al corpo. Poi mi trasferirono a Speli StoKam nel Baden Baden, campo costruito attorno ad una fabbrica, la Deutz Fahr una fonderia di ghisa riorganizzata per produrre bombe. Il rancio era fisso: patate e barbabietole, barbabietole e patate, tutti i giorni, tutto l’anno”.

“Sono stato fortunato, i guardiani tedeschi non erano SS ma militari anziani, che alla fine del 1944 abbandonarono il campo. Adesso è facile dire: perché non siete scappati? Perché le SS ammazzavano tutti durante la ritirata, non avevano pietà, non lasciavano testimoni. Ci hanno liberati i Francesi e rimpatriati in treno. Dalla stazione di Cambiano a piedi verso casa nessuno mi riconosceva, eppure era un giorno di festa, molta gente era per strada, andavano in Chiesa per la festa del Santo Patrono: San Lorenzo. Solo sul ponte del Banna “malamorte” (Tosco) mi ha riconosciuto, abbracciato e salutato, mi ha fatto tanto piacere, era il 10 agosto 1945”.

“A casa riabbracciai mio padre, mia madre, mio fratello Céco (Francesco) classe 1924 Bersagliere anche lui appena rientrato dalla deportazione in Germania, non riabbracciai più mio fratello Vigìn (Luigi) classe 1918, Alpino disperso in Russia. Tanta sofferenza che non so spiegare”.

Pinin è insignito di Croce al Merito di Guerra.

Ciao Pinin: ora che hai terminato il cammino sulla terra potrai riabbracciare tua mamma che non si è mai data pace per aver perso “Vigin” in Russia, tutti i tuoi famigliari, tutte le persone a cui hai voluto bene, Baldini l’amico di baracca a Speli Stokam che non è tornato a casa, grazie della testimonianza che ci lasci e riposa in pace.

Un forte abbraccio a Luigina, Elena, Giovanni ed a tutti i famigliari.

19 gennaio 2016

Saluto a “Pinin Dragun” Giuseppe Razzetti, il giorno del funerale, Santena.
Gaude Giovanni, Bruno Caratto, Gian Franco Elia a nome dell’associazione “Le radici, la memoria”.

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LeRadici_LaMemoriaScarica la scheda preparata da Le radici la memoria: SCHEDA_Ciao PininRazzetti

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Fonte: testi e immagini fornite dall’Associazione Le radici, la memoria

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