Santena, la relazione del prof. Oliva per il Giorno della memoria e il Giorno del ricordo

Santena – 8 febbraio 2016 – Sabato 30 gennaio scorso la città ha commemorato il Giorno della memoria della Shoa, delle leggi razziali e delle deportazioni e il Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.

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Santena_30gennaio2016cDopo l’onore al monumento dei caduti e alle lapidi delle vittime dell’olocausto e delle foibe, nelle sala Visconti Venosta, lo storico prof. Gianni Oliva, ha tenuto la relazione. Gino Anchisi, dell’associazione Culturale Europa, ha introdotto così la commemorazione: «Questa manifestazione è già stata fatta insieme nel passato. Si è deciso che poteva essere una cosa fatta insieme, in modo tale da accumunare le persone che hanno subito una situazione che tutti ben conosciamo e che potevano essere messe insieme perché oggi si faccia un ragionamento. Se ci guardiamo non vediamo molti giovani qui oggi. E dovremo cercare di fare in modo che, se davvero la memoria ha un valore, venga trasmessa alle prossime generazioni». «Una cosa che mi ha sempre impressionato è questa – ha detto Gino Anchisi –, nelle parole di Primo Levi, quando rientrò dal campo di concentramento, nei primi anni, parlò di un particolare tipo di situazione e, successivamente, cominciò invece ad accennare a un’altra situazione che lui aveva vissuto direttamente. E credo possa essere uno degli elementi di riflessione per tutti. Ed era questo. Lui si chiedeva come mai c’erano i sopravvissuti? Si interrogava su come avevano fatto a sopravvivere i sopravvissuti? E, spietatamente, come faceva lui, categoricamente come analizzava le cose, arrivava a dire cose scomode, nel senso che diceva: effettivamente che c’è stato chi è fortunato, c’è stato chi era capace di adattarsi molto bene. Chi è stato capace di compromettersi e questo gli ha permesso di vivere quei tre mesi in più, quel mese in più. Di passare in una situazione piuttosto che un’altra. E, Primo Levi si macerava in questa riflessione su quella che chiamava zona grigia. Io credo che sarebbe altrettanto importante, mentre affrontiamo seriamente la questione degli eccidi e dei genocidi, ricordando questi e ricordando grandi genocidi che abbiamo studiato a scuola: quelli degli indios sudamericani, degli indiani del nord america, prima ancora quelli degli armeni della Turchia e tanti altri episodi che sono stati dimenticati e cancellati».

«Sicuramente quando parliamo di questi due eccidi del Novecento – ha aggiunto Gino Anchisi – parliamo di un’epoca in cui si pensa che il progresso ormai possa far superare tutta una serie di questioni. Quando si pensa che scienza e tecnologia siano talmente sviluppati da garantire sviluppo e progresso per tutti. Improvvisamente, invece, si scopre che ancora ci si può ammazzare, per questioni legate a un fenomeno molto nuovo di fine Ottocento e Novecento, e cioè il nazionalismo. Ecco, credo che molte cose si possono dire al riguardo e che una cosa andrebbe analizzata. Da una parte Primo Levi dice, ma come hanno fatto a sopravvivere quelli che sono tornati. Ma il problema è questo: non c’è stata anche una zona grigia tra le persone che sono state indifferenti? Che non si sono eccessivamente preoccupate. E mi rivolgo in particolare a chi: alla generazione molto prossima alla nostra. Ai nostri genitori, ai nostri nonni e bisnonni, che in quegli anni anche in Italia hanno vissuto direttamente determinate situazioni. Ecco credo che questa riflessione possa essere utile per questo incontro. Spero che si riesca ad approfondire questo tema».

Santena_30gennaio2016dIl sindaco Ugo Baldi ha compiuto questa riflessione: «Ricordarsi di ricordare per non dimenticare. Continuare a ricordare per non dimenticare. Tramandare il ricordo per non dimenticare. Insegnare il ricordo per non dimenticare. Coltivare il ricordo per non dimenticare. Condividere il ricordo per non dimenticare. Esplorare il ricordo, con dettagli sempre nuovi, per non dimenticare. Rendere reale il ricordo, visitando quei luoghi, per non dimenticare. Ascoltare il silenzio assordante e rimbombante di un dolore umano immenso, in quei luoghi, perché il ricordo si riempia di un’angoscia vuota, per non dimenticare. Riempire il ricordo di particolari indelebili, vedendoli in quei luoghi, per non dimenticare. Provare orrore, in questo ricordo, per non dimenticare. Collegare storia e memoria per dare al ricordo contorni definiti e facilmente riconoscibili. Non dimenticare, per ridare a quelle persone la dignità umana che gli fu strappata dalla mente e dal cuore e poi calpestata e poi cancellata. Riaffermare, con la memoria e con il ricordo, il valore fondamentale e inequivocabile di ogni persona, combattendo con ogni mezzo l’odio e la violenza. Quella violenza estrema che riesce ad annullare la dignità di una persona, oggi inginocchiata con una tunica arancione e un coltello alla gola. Ieri deportata nei campi di concentramento o spinta in una voragine. L’unico odio ammissibile è quello per la violenza. L’unica violenza ammissibile è quella che dobbiamo fare a noi stessi, se necessaria, per non dimenticare mai. Essere qui oggi è un grande atto d’amore verso coloro i quali non hanno modo di ricordare o non vogliono ricordare. Essere qui oggi è un grande atto di responsabilità che, alimentando il ricordo, rende noi tutti maggiormente in grado di trasmetterlo. Per non dimenticare. Grazie, quindi, di essere qui oggi, come gli anni scorsi … come i prossimi anni…grazie!».

Dopo Gino Anchisi e Ugo Baldi è stata la volta delle relazione del prof. Gianni Oliva.

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Audio integrale della relazione del prof. Gianni Oliva:

 

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