Santena – 29 aprile 2016 – E’ un vero e proprio stop al baratto amministrativo, introdotto dal decreto Sblocca Italia, quello che arriva da un recente pronunciamento della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna.
A fine settembre 2015 il consiglio comunale santenese aveva approvato, all’unanimità, una mozione sul baratto amministrativo, proposta dal Movimento 5 Stelle. Che cosa chiedevano i consiglieri grillini? Di poter dare la possibilità a disoccupati e famiglie in difficoltà economica che faticano a pagare i tributi comunali di poter eseguire lavori di manutenzione del territorio e interventi di decoro urbano per onorare i debiti con l’amministrazione. Una mozione probabilmente destinata a restare lettera morta alla luce di questo recente pronunciamento della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna che, con la deliberazione numero 27 del 23 marzo scorso, ha inteso chiarire i limiti di applicabilità dell’articolo 24 del decreto legge 133/2014 – meglio noto come “Sblocca Italia” – che ha introdotto la possibilità per i Comuni di deliberare riduzioni e esenzioni sulle tasse locali, in cambio di manodopera e servizi utili alla città ed alla collettività da parte dei cittadini.
Guglielmo Lo Presti, avvocato, dirigente dei servizi amministrativi e legali, commenta: «La posizione della Corte dei Conti Emilia Romagna sull’interpretazione dell’articolo 24 del decreto legge Sblocca Italia è tranciante: il baratto amministrativo, introdotto dal decreto Sblocca Italia, non può essere applicato con una semplice delibera di Giunta, ma è necessaria l’adozione di un apposito regolamento comunale. Non solo: il regolamento, peraltro, deve essere approvato entro il termine fissato per l’adozione del bilancio; diversamente, il regolamento ha efficacia a partire dall’anno successivo. Il regolamento, precisa la Corte dei Conti Emilia Romagna, deve fissare i “criteri” e le “condizioni” in base ai quali i cittadini, singoli o associati, possono presentare i progetti relativi ad interventi di riqualificazione del territorio, limitatamente a quelli espressamente previsti dalla legge, quali pulizia, manutenzione, abbellimento di aree verdi ecc.».
«In pratica questo significa che il baratto amministrativo – aggiunge Guglielmo Lo Presti – non potrà essere utilizzato per estinguere i debiti pregressi dei contribuenti e deve sussistere un “rapporto di stretta inerenza” tra le esenzioni e le riduzioni deliberati dai Comuni e le attività che i cittadini possono realizzare. E’ facile prevedere che, alla luce di quanto chiarito dalla Corte dei Conti Emilia Romagna, molti Comuni dovranno ora rivedere le proprie scelte, soprattutto quelli che hanno fatto delle morosità pregresse l’oggetto principale del nuovo istituto. L’amministrazione santenese non aveva ancora maturato nessuna decisione in merito. Questo pronunciamento sembra lasciare poche speranze, soprattutto là dove si afferma che il baratto amministrativo non si può applicare per i debiti pregressi. In sostanza si dovrebbe accertare una minore entrata con il bilancio corrente e quindi procedere con l’applicazione del baratto amministrativo. C’è il fondato rischio che escludere il baratto amministrativo per le morosità pregresse significhi sancirne l’inapplicabilità».
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