Santena – 11 agosto 2016 – «San Lorenzo, con il suo servizio, con il suo amore per i poveri, sia di esempio e di guida per tutta la nostra comunità». Questo il messaggio inviato dal parroco don Beppe Zorzan nell’omelia della festa patronale di ieri.
Il parroco don Beppe Zorzan l’omelia l’ha iniziata così: «“L’11 aprile del 1728 il senato decretò che ciascun Comune avesse un celeste patrono. E i santenesi scelsero san Lorenzo martire, intendendo però come titolari della parrocchia gli apostoli Pietro e Paolo”. Così è scritto nei libri di storia che rappresentano il nostro paese. E’ dal 1728, quindi, che la nostra comunità, il nostro paese, si ritrova – parrocchia, comune e associazioni di volontariato – per affidare alla protezione di questo patrono la vita della comunità e del nostro paese. Affidiamoci, quindi, a questo giovane diacono della Chiesa di Roma che, nel 278 dopo Cristo, venne ucciso dall’imperatore Valeriano, il quale intendeva, tagliando la testa a tutti i vescovi e preti e diaconi di Roma, decapitare così anche tutta la Chiesa. In realtà sappiamo e vediamo che la Chiesa ha continuato ad andare avanti nonostante tutte le sue persecuzioni».
Il parroco ha proseguito: «Lorenzo era il primo dei sette diaconi che svolgevano servizio nella comunità di Roma e aveva un compito particolare. Era colui che era addetto alle offerte della comunità e soprattutto alla carità. E riteneva che il tesoro, tra i più preziosi della Chiesa fossero, appunto, i poveri. Guardando allora alla figura di questo giovane santo, guardiamo al suo impegno, alla sua dedizione, al suo amore alla Chiesa e, in modo particolare, nei confronti dei più poveri. Abbiamo celebrato ieri la figura di un’altra santa, di un’altra martire del secolo scorso, santa Teresa Benedetta della croce, al secolo Edith Stein, uccisa nel campo di sterminio di Auschwitz. Le figure di questi due santi, così distanti nel tempo, ci ricordano che tutta la storia della Chiesa è stata retta, appunto, dalla testimonianza del martirio di uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita nel nome della fede e hanno testimoniato, con il loro esempio, appunto, la fedeltà alla Parola del Signore».
Don Beppe Zorzan ha continuato così la sua omelia: «Perché celebrare la festa di un patrono? Patrono non è soltanto un santo che si invoca nei momenti del bisogno di una comunità, di una società civile, ma colui che ci testimonia dei valori e, soprattutto, una fede, che dobbiamo prendere come esempio. Lo abbiamo ascoltato, in modo particolare, nella preghiera che ha preceduto le letture: “Fa che il tuo popolo segua i tuoi insegnamenti e lo imiti nell’amore di Cristo e dei fratelli”. Celebrare la festa di un patrono significa rinnovare il suo esempio, l’imitazione di Cristo nell’amore verso i fratelli. E, allora, siamo qui, oggi, per rinnovare la nostra fede, sull’esempio di questi pilastri che la Chiesa ci ha lasciato e che i santenesi hanno scelto, in occasione di quella data del 1728: ecco, san Lorenzo, con il suo servizio, con il suo amore per la liturgia e, soprattutto, con il suo amore per i poveri, sia di esempio e di guida per tutta la nostra comunità».
«Il martirio, dicevamo – ha aggiunto don Beppe Zorzan – ha toccato tutta la storia della Chiesa, anzi il Millenovecento è stato il secolo in cui, più di ogni altro, i cristiani sono stati uccisi in nome della loro fede. C’è un martirio che tocca il sangue, ma c’è un martirio quotidiano che è la testimonianza che ogni giorno siamo chiamati a dare, con l’esempio e la coerenza della nostra vita. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda, appunto, che amare vuol dire servire, che servire vuol dire donare la propria vita agli altri. Vuol dire morire, ogni giorno, in qualche modo per gli altri. Sacrificarsi per gli altri. Questo è il martirio che il Signore ci chiede. Quello del servizio, del dono della vita per il prossimo perché, dice Gesù “Solo se il chicco di grano caduto in terra muore porta molto frutto”. E allora, in questa circostanza, che ci raduna insieme come comunità e come paese, chiediamo davvero al Signore che non soltanto accresca la forza della nostra fede, ma soprattutto, ci aiuti a spenderci nel servizio per il bene della nostra comunità e del nostro paese. Più moriamo come il chicco che cade nella terra, più risorgiamo e portiamo frutto. E allora i frutti del nostro vivere sociale non siano soltanto queste bandiere delle associazioni qui presenti, che si impegnano nella vita, nella storia del nostro paese, ma sia davvero l’impegno di ciascuno di noi. Perché il Signore ci aiuti a crescere in questa comunità rendendola più solidale, più capace, giorno dopo giorno di gesti e attenzioni, in modo particolare, verso le persone più in difficoltà del nostro paese e ci aiuti, anche attraverso questi momenti di festa e incontro che viviamo, insieme, a poter crescere e a sentirci davvero un tutt’uno. Mettiamo allora nelle mani del Signore questo nostro paese e preghiamo perché, anche attraverso queste belle tradizioni che lo caratterizzano, possa perpetuarsi nello spirito, il sacrificio e i valori che caratterizzano la testimonianza che, con il suo esempio, ci ha lasciato il nostro santo patrono».
**
Audio integrale dell’omelia del parroco don Beppe Zorzan:
**
Twitter @rossosantena