Santena – 27 agosto 2016 – Asparago, peperone, ciliegia, carne, vino: cinque Sagre che chiedono all’Appendino e ai Sindaci una politica agricola metropolitana. In memoria di Giovanni Visconti Venosta, riflessione sul “piano” contro l’Italia, ordito dagli Italiani o dallo straniero?
1) Carmagnola. Parliamo di uno dei capoluoghi agroalimentari d’Italia. La 67° Sagra del peperone, dal 26 agosto al 4 settembre, è la manifestazione agricola più importante e coinvolgente della Città Metropolitana governata dai sindaci Gaveglio e Appendino. Il peperone, come l’asparago di Santena, la ciliegia di Pecetto, la carne di Riva è uno dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) del Pianalto, che nutrono Torino.
2) Riva Presso Chieri. La XII Fiera Zootecnica, dal 31 agosto al 5 settembre, con la 37° Fiera di San Martino di Chieri, la 67° Sagra del peperone di Carmagnola, la 83° Sagra dell’asparago di Santena, la 101° Sagra della ciliegia di Pecetto è una delle rassegne culturali più prestigiose della Città Metropolitana di Torino. Cinque manifestazioni di promozione di vini, di Prodotti Agroalimentari Tradizionali e di beni sociali e ambientali, tra le più innovative e importanti del Piemonte e d’Italia. Insieme alle attività ricreative e gastronomiche il 31 agosto, alle 21,00, a Riva si discute di “Zootecnia e colture cerealicole: quale futuro per lo sviluppo del territorio del Pianalto”, relatore Stefano Massaglia. Un convegno da non perdere per orticoltori, frutticoltori, cittadini e loro rappresentanti.
3) Due mesi da Sindaco. Per certi aspetti è più importante di Baldi, Martano, Gaveglio, Strasly, Pizzo, Tosi, Mollo, Colombatto, Visca, Vergnano, Nicco, Montagna. Non va sottovalutata. Chiara Appendino non è come Virginia Raggi. Altro ambiente, altra scuola. Viene da una famiglia di imprenditori. E’ una bocconiana, è stata revisore dei conti alla Juventus degli Agnelli, il papà Domenico è vicepresidente di Prima-Industrie, 1600 addetti, multinazionale del laser, sede a Collegno, presidente Gianfranco Carbonato, leader di Confindustria Piemonte. Roma non è Torino. Qui il riformismo storico industrialistico ha subito un vero e proprio smacco dai 5 Stelle. Appendino in questi giorni si occupa dei quartieri e della periferia di Torino. Prima o poi, però, dovrà occuparsi anche degli interessi dei Comuni confinanti che fanno parte della comunità della Città Metropolitana.
4) Ortolani di se stessi. Non sono in concorrenza. Gli orti dei cosiddetti hobbisti sono utili e funzionali a quelli dei professionisti. Hobbisti non è la parola giusta. L’orto non è solo divertimento, ma lavoro, socialità e produzione di alimenti genuini e naturali di grande pregio e valore. A ben vedere tutti sono ortolani. Alcuni, i più fortunati, hanno un pezzo di terra vicino a casa. Altri l’avevano solo qualche generazione fa, poi per loro sfortuna l’hanno perso o dismesso. Molti hanno sottratto la terra alla sua funzione riproduttiva preferendole il prato, inglese o fac-simile. Taluni non hanno potuto continuare la tradizione famigliare di autoprodurre il nutrimento. La colpa è anche di un’urbanizzazione disumanizzante, e dell’illusione industrialista. Pian piano però si sta riformando una categoria che farà sentire il suo peso nella Città Metropolitana di Torino, chiedendo una politica per l’agricoltura.
5) Durante la Guerra Fredda. L’ENI di Enrico Mattei, antifascista e partigiano, forniva le risorse energetiche necessarie, rompendo il monopolio petroliero e gasiero delle Sette sorelle. Il mondo rurale elevava la produttività e forniva manodopera all’industria. A questo si affiancò il monopolio trasportistico privato concentrato intorno alla Fiat. La presenza dell’Olivetti e di altre imprese dal forte senso etico del lavoro fece dell’Italia un modello per l’Europa unita e per il Mondo. Poi qualcosa s’inceppò. Mattei fu assassinato. Il nucleare venne abbandonato per via popolare e referendaria. L’Olivetti lanciata nello sviluppo dell’Ict fu ridimensionata. La costruzione della fabbrica Fiat di Togliattigrad si rivelò insignificante. La dilatazione del pubblico impiego e delle attività di intermediazione diede un duro colpo alla redditività sociale. Non valorizzando il lavoro e la produttività, l’Italia dalla seconda parte degli anni Settanta, avviò il suo decadimento.
6) i nuovi Partigiani. Mentre s’avanza una miseria di bassi salari, deflazione, disoccupazione e svalorizzazione del lavoro, in Italia oggi resistono ancora degli eroi, cosmopoliti e non, che continuano a lavorare nelle fabbriche, nelle campagne, nella coltura e trasformazione di prodotti destinati all’alimentazione, nelle scuole, nella pubblica amministrazione, nelle nuove imprese e nei servizi, nel volontariato, nel rispetto degli altri.
7) L’antifascista santenese. Il “miracolo economico” italiano del dopoguerra, è stato frutto dell’eroismo degli operai partigiani che difesero le fabbriche dai sabotaggi tedeschi e dell’accordo politico con gli angloamericani che risparmiò dai bombardamenti le industrie del Nord, salvaguardandone la capacità produttiva. Un patto che la dice lunga sulla capacità di mediazione e di compromesso instaurata tra le forze antifasciste italiane e internazionali di allora. In tutto ciò un ruolo l’ebbe il troppo dimenticato Giovanni Visconti Venosta (1887-1947) l’ultimo discendente di Camillo Cavour.
Gino Anchisi
da Santena, la Città di Camillo Cavour, 27 agosto 2016
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