Santena Tangenziale 58

Santena – 25 febbraio 2017 ­– Nuovo ospedale, via il Casello della Tangenziale. Il Patto delle “identità” può fare belle cose. Santena la memoria della Shoah, dal Settecento a Oggi. Quasi come Venaria, le due Residenze -del Re e del Primo Ministro- sono collegate dalla Tangenziale e dalla storia d’Europa.

Tangenziale, il casello Santena Trofarello

1) Idea forse buona. Il Patto di Identità Territoriale siglato tra i Comuni della Zona Omogenea 11 Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana è forse un primo  passo per colmare il ritardo rispetto al Piano Strategico della Città Metropolitana che l’Appendino ha l’onore e l’onere di dover fare (rossosantena del 18 febbraio). L’accordo sottoscritto è l’occasione per porre rimedio alla mancanza di idee comuni tra i Comuni della Zona 11 rispetto alla loro collocazione in questa benedetta sottovalutata Città Metropolitana che ha per Sindaco principale la Sindaca di Torino.

2) Identità di idee? Considerato che il Sindaco più importante della zona è l’Appendino, Sindaca non eletta della Città Metropolitana, urge adattare i comportamenti istituzionali alla nuova realtà. In attesa del nuovo ospedale e della liberalizzazione dei caselli di Santena e di Carmagnola, bisogna stanare Torino e la Regione sugli investimenti materiali e immateriali da realizzare nel Chierese e Carmagnolese: il Piano-Progetto di Zona, la gestione associata di rilevanti funzioni comunali e il sostegno dell’agricoltura e dell’agroalimentare.

3) Abolire i Caselli. La concessione della Tangenziale è scaduta. Deve essere rinnovata. Diversi comuni da Beinasco a Ivrea, intanto, mettono sul tavolo del nuovo contratto con la nuova società di gestione pretese che riguardano le loro comunità. Manca solo la richiesta della parte del territorio più interessata. Quella che paga il pedaggio a Santena-Trofarello e a Carmagnola. Per fortuna la discussione sul nuovo ospedale ha innescato nuove ambizioni e consequenzialità che hanno valore per tutta la Zona Omogenea Chierese-Carmagnolese della Città Metropolitana di Torino. In questi giorni i Comuni, primo in testa Santena,  stanno votando ordini del giorno che chiedono l’abolizione del pedaggio al Casello di Santena-Trofarello e di Carmagnola. All’Appendino, Sindaca della Città Metropolitana, chiedono di prendere una chiara posizione sull’abolizione dei due caselli. Una posizione di valore strategico per l’accesso al nuovo ospedale e per la mobilità nella zona e nel sistema metropolitano.  Anche il Casello di Vadò va soppresso, ovviamente, ma questo è già previsto.

4) Sacerdote insegna. La Shoah non fu solo carri merci, stipati di Ebrei infreddoliti e assetati. Baracche, reticolati e campi di lavoro forzato. Campi di sterminio con camere gas e forni crematori. Denti d’oro, capelli e fosse comuni. La shoah fu l’ordinarietà, l’abitudine, la normalità di un’indifferenza popolare capace di invadere le case, le scuole, gli uffici, le fabbriche con inaudite, sorde e ripetute violenze espresse nelle strade, sulle piazze, nei palazzi, nei cortili. Una caccia capillare all’Ebreo fatta di spiate, agguati, denunce per acquisire meriti e qualche lira.  Fu cancellazione della memoria di un nemico che non poteva neppure avere una strada di campagna coltivata ad asparagi e pesche intestata a suo nome. Santena è un museo vivo e attuale, non solo per quanta riguarda la storia dell’agricoltura e dell’Unità d’Italia. Il cambiamento del nome di Via Marconi dimostra la ricchezza della storia locale.

5) La Shoah vista da Santena. Cavour lottò duramente contro pregiudizi razziali e religiosi fomentati da un fasullo cristianesimo. La sua reazione di fronte al caso del piccolo Mortara fu esemplare anche se  perdente. Si trattava del bimbo ebreo di Bologna battezzato nel 1851 -in segreto, perché in pericolo di morte, dalla domestica cattolica di casa- e sottratto alla famiglia nel 1858 per porlo sotto la diretta protezione di Pio IX. La rabbia di Cavour era giustificata non solo da motivi politici, quanto da ragioni umanitarie.  Probabilmente Camillo conosceva un precedente, avvenuto decenni prima a Chieri, cioè a Santena. Una sporca faccenda che sollevò grande scalpore a Torino e in tutto il Regno. Era il 1745, una bimba di 7 anni e un bimbo di 6, Ebrei, furono sottoposti a battesimo forzato. Tal Barberis, un dodicenne di Poirino, disse che la bimba incontrata nel Ghetto di Chieri gli aveva detto di volersi fare cattolica. La fanciulla, orfana, venne presa dai sacerdoti e poi rilasciata. A quel punto i famigliari la nascosero.  Purtroppo durante una perquisizione i preti individuarono nel Ghetto un altro bimbo da convertire. Si andò a processo. I preti vinsero e col battesimo salvarono la bimba e il bimbo, deicidi, dalle fiamme dell’inferno. Il Concilio Vaticano II duecentoventi anni dopo, chiarì che i poveri preti che facevano i battesimi forzati avevano torto e che gli Ebrei non sono deicidi. (S. Treves “Gli Ebrei a Chieri” ed.Cronache Chieresi, 1974)

 6) Caravaggio a Venaria. Tira più la Reggia di Venaria che la coppia Castello e Parco Cavour. Bisogna farsene una ragione, almeno per ora. Festeggiando i dieci anni di attività la Reggia -specchio ideale del nostro Castello- ospita un’immensa rassegna. Zini, Turetta e Parigi hanno presentato il programma: 1) lo spettacolo virtuale, Caravaggio Experience, in cui si evocano 57 opere del pittore, 2) “Dalle Regge d’Italia” tesori e simboli della regalità sabauda. 3) un crescendo di spettacoli, di investimenti e di promozioni da far invidia, che dovrebbero confermare il record di visitatori.

 

7) Venaria insegna. Agli Amici di Camillo Cavour va almeno riconosciuto il merito di aver visto lontano. Nel 1996, quando decisero di occuparsi del Castello, tutto sembrava destinato alla chiusura e all’oblio. Da allora hanno recuperato il Museo, il Parco e il Castello alla fruizione dei turisti e degli studiosi italiani, primi fra tutti gli studenti di ogni ordine e grado.  Ridonando valore ai beni culturali hanno restituito dignità al patrimonio cavouriano che Santena ha la fortuna di ospitare. In fondo anche se il numero dei turisti, nell’immediato, non dovesse crescere, l’immenso patrimonio di Storia patria è stato risanato, restaurato e reso disponibile. Quando finalmente l’Italia, il Piemonte e Torino comprenderanno il valore della memoria patria e investiranno le risorse necessarie, allora ci sarà la quadratura del cerchio. Se Camillo Cavour nel 2017 valesse almeno il 5-10% degli investimenti promozionali annui di Venaria, probabilmente i visitatori aumenterebbero.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 25 febbraio 2017

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