Le proprietà terriere di Santena dal 1191 a oggi

Santena – 27 marzo 2017 – Gli studi di Carlo Smeriglio sono un patrimonio della città. L’articolo racconta l’evoluzione delle proprietà agricole dalle famiglie nobili Chieresi-Santenesi alla media e piccola borghesia. Passaggi che favoriscono l’innovazione della produzione e dei prodotti e l’attuale specializzazione orticola.  Il ruolo di Emanuele Sacerdote.

Carlo Smeriglio è il secondo da sinistra (immagine del 5 febbraio scorso, durante la commemorazione del giorno della memoria e del ricordo)

Osservando oggi i fogli del Catasto terreni del Comune di Santena, si nota subito un elevato numero di particelle che delimitano piccole porzioni di territorio, e ognuna di esse ha un proprietario. Questo frazionamento del territorio si può dire che ha avuto inizio con la formazione del villaggio, e con l’aumento progressivo dei terreni coltivabili attorno ad esso, terreni  strappati al bosco e alle acque da singoli contadini che poi ne rivendicavano la proprietà. E’ pensabile che tali imprese individuali abbiano fatto proliferare e irrobustire la piccola proprietà contadina.

Nel 1191, il villaggio di Santena con i terreni circostanti, colti e incolti, e tutti i diritti sulle acque, fu venduta a delle facoltose famiglie di Chieri, fra le quali anche quella degli antenati dei Benso di Cavour.

Nel 1265, Santena divisa in donzeni, è proprietà di sei famiglie. Questo induce a pensare che il territorio fosse stato diviso in zone e ognuna di esse assumesse la proprietà di una o due zone. Ma le registrazioni fatte al Catasto di Chieri (i più antichi d’Italia) pochi anni prima dimostrano che la ripartizione sia invece avvenuta dividendo fra loro diverse zone già bonificate, perché nella medesima zona si riscontrano proprietari diversi. Questo per una migliore pianificazione dei beni, perché fin dall’ora si erano evidenziate notevoli differenze nella fertilità del suolo. Per registrare la proprietà di un terreno occorreva indicare la zona, le dimensioni, e i confinanti; veniva attribuito ad esso un reddito e la relativa imposizione fiscale. In compenso la registrazione garantiva la proprietà del bene e il diritto al trasferimento di essa tramite l’eredità, la donazione, la vendita con o senza riscatto, e la permuta.

Le zone citate sono: Gorreta, Valloria, Brignola,  Santum Salvario, Galleto, guado di Franzano, e tra il Tepice e Santenam.  Nel 1449, negli atti di passaggio di proprietà tra i signori, troviamo indicate altre zone oltre a quelle citate: Vignatio, Marena, Becum Anie,  lago di Cremes, Sissia, Bicoca, Confortio de Berino o Trinità,  Grossa.

Santena oggi vista da Google Map

Dai consegnamenti fatti al Catasto Gialdo e al Catasto Arene nell’anno 1579, e negli anni seguenti, tra i maggiori proprietari terrieri di Santena vi sono: Balbiano Gottifredo,  Gabriele Tana, Baldassarre Tana, Ercole Tana, Ascanio Benso, i fratelli Benso Giacomo, Giovanni e Antonio, e Bernardino Broglia. Consegnano cascine con terreni e numerosi appezzamenti di modeste dimensioni situati nelle zone già nominate e in molte altre con nomi diversi.     Alcuni denunciano appezzamenti di terra “sabionita” o “sabioneta”, e chiedono sconti perché la considerano terra di seconda qualità.   Essa diventerà pregiata quando si scoprirà che è particolarmente adatta alla coltivazione degli asparagi. Molte delle zone di Santena nominate in queste consegne, hanno conservato quella denominazione fino ad oggi.

Sempre nell’anno 1579, per la prima volta contadini e massari denunciano il possesso di terreni a Santena segnando il proprio nome nel Registro dei Consegnamenti di Chieri. Sono 34 particolari diversi e consegnano in tutto 168 giornate. E’ la proprietà contadina che emerge in mezzo alle grandi proprietà, e non è più nascosta al fisco. Nel secolo seguente la proprietà contadina aumenta, e nel 1682, sui registri compare un notevole numero di nominativi, che consegnano numerosi piccoli appezzamenti per un totale di oltre 200 giornate. Molti registranti hanno il nome uguale, e per distinguerli a qualcuno viene anche richiesto e registrato il soprannome, e alcuni di questi soprannomi sono ancora conosciuti oggi.

In seguito al proliferare della piccola proprietà, gran parte del terreno coltivabile formava come un mosaico composto dalle pezze della gente umile e da quelle dei Consignori, le quali sovente non superavano le dimensioni degli appezzamenti confinanti di proprietà dei contadini.

Emblematica e significativa l’aspetto di una consegna fatta da Gio Domenico Torretta: campo di giornate 1 e tavole 40 al Salisotto, coerente il Signor abate Tana, la contessa Maria Fontanella, il signor marchese Balbiano, le reverende Monache di Torino, più al Purisello campo di tavole 91coerente con il conte Luigi Antonio Benso, più campo al Tetto del Busso di giornate 1 e tavole 7 coerente con il marchese Balbiano, più campo alla Sissa di giornate 1 e tavole 40 coerente con illustrissimo signor Broglia.

Nel 1703, in seguito alla catastazione ordinata in tutto il Piemonte da Vittorio Amedeo II, i Signori di Santena consegnano 2034 giornate (l’estensione del territorio comunale attuale è di 4254 giornate), quindi gran parte del terreno è ancora nelle loro mani, ma la proprietà contadina sta sempre crescendo.

Nella prima metà dell’Ottocento, probabilmente per impiegare dei capitali nell’industria emergente, i signori iniziano a vendere in blocco i loro possedimenti terrieri a Santena. Li comprano dei soci commercianti che frazionano tali possedimenti e li rivendono a contadini, a professionisti, e a quanti desiderano possedere terra. A seguito di questo, con l’intento di accorpare le piccole proprietà, si genera un attivo mercato della terra tra i novelli proprietari con cessioni o permute di pezze minime, sovente inferiori alla giornata.

Gli ultimi ad acquistare grandi proprietà sono stati i banchieri chieresi Levi e Sacerdote, cugini, ed Emanuel Sacerdote di Salvadore, e si può affermare che abbiano completato l’opera di trasferimento di proprietà di beni immobili dai signori e dai nobili alla popolazione.  Essi avevano acquistato case e terreni nella zona di Gamenario, cascine e terreni a Ponticelli, case e terreni vicino all’abitato di Santena, per  rivendere il tutto a oltre cento nominativi diversi. Fra questi sicuramente vi era chi aveva già molto, chi aveva di meno e forse chi non aveva ancora niente. Visto che Emanuel Sacerdote è stato considerato benefattore dei santenesi, sicuramente avrà aiutato questi ultimi.

Tutto questo avveniva poco prima che Santena diventasse Comune. Presentando in Parlamento la legge per l’erezione di Santena in Comune autonomo, il deputato Carlo Compans di Brichanteau, disse che il numero dei possidente fra quella solerte e industriosa popolazione non riscontra forse l’eguale in tutto il Regno, tant’è che solamente nel volgere degli ultimi anni furono spezzate in mano dei Santenesi alcune proprietà superiori in complesso al valore di due milioni. Dopo tutti questi movimenti, ad avere attorno  una notevole estensione di terreno proprio erano rimaste solo due cascine: San Salvà e la cascina Massetta, e sono tutt’ora in tale condizione.

di Carlo Smeriglio
da Santena la Città di Camillo Cavour, 28 marzo 2017

**

www.rossosantena.it

Twitter @rossosantena