SANTENA – 4 novembre 2017 – 45 a rischio? Gli studenti italiani hanno il diritto di risciacquare i panni della memoria a Santena. Essere parte integrante del Patrimonio UNESCO è una fortuna. L’occasione non va sprecata. La comunità dovrebbe prepararsi a fare un salto di qualità. Un’occasione per i giovani e per il lavoro, nel commercio e nel turismo. Saluto a Carlo Corinto.
1) 45 e 45/ all’erta. Il problema non è solo dei Torinesi, ma anche nostro. La GTT è sommersa dai debiti. Mezzo miliardo di euro. Il sistema metropolitano del trasporto pubblico locale rischia di saltare. La nostra Sindaca metropolitana, Chiara Appendino, deve prendere forti decisioni, insieme agli altri sindaci metropolitani. Il debito non è solo colpa sua. Sua responsabilità è scongiurare il pericolo che scelte sbagliate sfocino nel taglio del servizio erogato ai cittadini che vogliono e possono muoversi utilizzando mezzi di trasporto collettivo. Per il Chierese-Carmagnolese, la scelta di potenziare il trasporto ferroviario a livello metropolitano e interregionale è positiva. Una scelta che non è merito dell’Appendino, perché avvenuta prima. Adesso gli uni e gli altri dovrebbero collaborare per realizzare la tanto attesa integrazione-rivoluzione tra il trasporto su autobus, ferrovia, auto e bicicletta.
2) 50.000 e oltre. L’obiettivo dei 50.000 turisti l’anno è facile da raggiungere. I mezzi di cui dispone la filiera delle Residenze Sabaude fanno ben sperare. Del resto, la Reggia di Venaria partì nel 2007 da zero per salire gradualmente al milione, dopo un investimento di circa 300 milioni di euro, di cui 200 dell’Unione Europea, 40 dello Stato. A Santena si spende molto meno, circa 10 milioni, per mettere a posto l’ex museo Cavouriano delle scuderie e il Castello. Terminati i lavori basterà allestire, come a Venaria, almeno un evento culturale. Una mostra di buon livello farà di sicuro raggiungere, o perlomeno avvicinare, il traguardo indicato, alla Fondazione e soci, dallo specialista Prof. Guerzoni. Certo nel 2018, il primo anno, non sarà facile. Ma entro il 2020 la soglia dei 50.000 si può raggiungere. Intanto si deve preparare un piano dal 2020, Centocinquantesimo della Presa di Roma, al 2030, Centocinquantesimo del matrimonio di Giuseppe Garibaldi con Francesca Armosino. Del resto anche lo Stato, la Regione e la Città Metropolitana di Torino devono fare la loro parte. Basterebbe che “obbligassero” le scuole di ogni ordine e grado a risciacquare i panni in Santena, cioè a rinfrescare la memoria dei loro antenati, visitando questo luogo primario della storia patria. Chi vuol saperne di più veda <residenzereali.it>.
3) Santena deve migliorare. Santena, in fondo, è una ragazza di soli 138 anni. E’ Comune dal 1879. Come tale non è ancora così matura da dedicare la giusta attenzione ai dettagli che formano una vera comunità. Le case costruite a casaccio, fanno a pugni con il paesaggio campagnolo, con le cascine e con il valore turistico-culturale del patrimonio storico e naturale che caratterizza il centro città, a nord e sud della Banna. Il costruito presenta bruttezze che andrebbero corrette con un Piano urbanistico e territoriale che solo il Comune potrebbe fare e imporre. Le sue specializzazioni nel comparto dell’orticoltura non sono tutelate e valorizzate come meriterebbero. Così come è deficitaria la promozione turistica e la cartellonistica pubblicitaria del bene storico che ha la fortuna di ospitare. Anche l’attenzione al bene pubblico è scarsa. Lo si vede per esempio dal mare di sporcizia che i cittadini lasciano in giro giornalmente lungo le strade. Santena è cresciuta in fretta. Poi ha attraversato un brutto periodo, in cui ha rischiato di perdere la bussola. Adesso si è stabilizzata ma deve ancora trovare un proprio carattere. Visto che il Complesso Cavouriano è parte integrante del patrimonio Unesco piemontese, la comunità deve decidere di inserirsi in questo nuovo contesto che la pone di nuovo alla ribalta regionale, italiana ed europea.
4) Il fascino di Santena. La città è seducente per la sua storia e per l’umanità che l’ha abitata. Per le rive della Banna. Per le ville storiche della Trinità. Per le antiche cascine. Per il Parco Cavour. Bellezze che fanno da specchio a una campagna in cui si avverte la presenza delle radici contadine di tutti gli Italiani. Santena deve molto al suo essere stata un borgo della magnifica Chieri e viceversa. Da secoli è ricca terra di passaggio e di frontiera tra l’Astigiano, l’Albese, il Saluzzese, il Cuneese e il Torinese. A cavallo tra città e campagna, tra capoluogo e provincia, Santena segna il confine tra l’area metropolitana di Torino e le campagne del Pianalto e le colline di Langhe, Monferrato e Roero. Il suo fascino è caratterizzato da una laboriosità che viene da antiche abitudini e tradizioni che si perdono nei secoli, mista alla continua ricerca di nuovi ambiti in cui esercitare la capacità di vivere con gli altri.
5) Essere o non essere. Perché il Castello Cavour è importante? 1° perché è il luogo che dà un senso compiuto alle Residenze Sabaude! 2° perché è la base di partenza per comporre la filiera delle Residenze Reali! Il Castello, infatti, racchiude la storia del processo culminato nell’Unità d’Italia e della sua successiva evoluzione. Un percorso plurisecolare che da Santena si legge prendendo a riferimento Camillo Cavour come un esempio del progressismo e della modernizzazione del suo tempo. Un politico di cui oggi si ha grande nostalgia. Un uomo che seppe interpretare le speranze e gli interessi di milioni di persone che, in seguito alla Costituzione del ’48, da sudditi e servi furono riconosciuti come lavoratori e produttori di ricchezza e quindi come cittadini.
6) Castello prezioso nel 1847. Prezioso non solo per i mobili, il paesaggio, l’architettura, la storia. Soprattutto per le idee e le imprese che racchiude. Un esempio? 170 anni fa, nel 1847, i nostri antenati furono capaci di fare grandi cose di cui Santena conserva le memorie, pronta a trasmetterle alle nuove generazioni. Ricordi di Cavour e Cesare Alfieri di Sostegno, due agricoltori diventati grandi statisti. Di Camillo, dei contadini e dei mezzadri che provavano il guano del Sudamerica, per sopperire alla scarsità dello stallatico. E visti i risultati incoraggianti fu fondata la società chimica Rossi e Schiapparelli per la produzione di concimi. Poi diventata l’Ecarrissage, che oltre a produrre fertilizzante, assicurava la vita degli animali e ne ritirava i cadaveri per trasformarli. Un’operazione che creava il ciclo integrato degli animali da allevamento, prefigurando il servizio pubblico di igiene e sanità veterinaria. Mentre il progresso e la modernizzazione cambiavano la società, nascevano i concimi chimici che modificavano il lavoro, l’agricoltura e il modo di vivere degli Italiani.
7) Ciao Corinto. Ha speso bene i suoi 80 anni, dedicando attenzione al servizio pubblico erogato alle persone in difficoltà e bisognose. Negli ultimi trent’anni è stato un protagonista della storia sociale e della politica del Chierese e del Pianalto. Sindaco di Baldissero Torinese per 20 anni e primo Presidente dell’Assemblea del Consorzio socio-assistenziale del Chierese era più “Santenese” di quanto si possa immaginare. Uomo del fare, capace di superare i pregiudizi, decisionista, immigrato da Muro Leccese, visionario come deve essere chi rappresenta i cittadini nelle istituzioni, Carlo Corinto vedeva e andava oltre le frontiere del localismo e del campanilismo. Credeva nel bene pubblico e nel rispetto della dignità dell’individuo, nell’erogazione di servizi pubblici in forma associata e, sulla base di queste idee, operava nelle istituzioni e nella politica.
Gino Anchisi, da Santena, la Città di Camillo Cavour, 4 novembre 2017.
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