SANTENA – 20 gennaio 2018 – Chiara Appendino, nel “suo” Castello. Marina Ripa di Meana e il fine vita. Razzismo, immigrazione, emigrazione, colonialismo e genocidio nei giorni del ricordo e della memoria. Cavour tra le stelle, gli asparagi, i contadini e la storia di Santena. Ciao compagno Piero.
1) E’ dura per i Cattolici. Papa Francesco ce la mette tutta per rimediare alle colpe del passato. Anche in Cile c’è la grana dei preti pedofili. Ma non va nascosto il problema più grande: la persecuzione e il genocidio dei Mapuche. Il popolo nativo del Cono Sud dell’America, Cile e Argentina, angariato prima dagli Spagnoli e poi nell’Ottocento-Novecento dagli immigrati Europei. Tema noto a Santena grazie al documentario “Terre Magellaniche” proiettato dal CAI di Santena, nel marzo 2013, in occasione del 150° della fondazione. Un filmato realizzato dal salesiano Alberto De Agostini, Don Patagonia, il sacerdote armato di pistola perché minacciato dai coloni che, per interesse e razzismo, volevano “disfarsi” dei Mapuche. (vedi lettera CAI Santena a Sepulveda, rossosantena, 13 marzo 2013).
2) Ciao Piero. Se n’è andato civilmente. Quassolo arrivò a Santena e subito s’impegnò per e con gli altri. Era sindacalista ed è stato consigliere comunale, eletto nel Partito Comunista. Lavorò all’AGES, la grande fabbrica della gomma della Fiat, di cui resta, di fronte al cimitero, l’inutile capannone. Piero credeva nell’uguaglianza tra le persone, il valore che l’eresia comunista ha mutuato dalla natura e dal cristianesimo. Per l’uguaglianza si è impegnato con il suo fiero sorriso, l’orgoglioso sguardo, l’elegante portamento e la vivace intelligenza.
3) Olocausto e Foibe e non solo. Giovedì 25 gennaio, ore 17, in Biblioteca sarà proiettato il film “Il bambino con il pigiama a righe”. Storia dell’incontro e dello stupore tra due ragazzi, uno tedesco l’altro ebreo, che vivono di qua e di là del reticolato di un lager. Sabato, 3 febbraio, alle 10 e 30, in Piazza Martiri della Libertà, omaggio alle vittime dell’Olocausto, delle Foibe e ai Caduti. Ore 10,45, commemorazione nella Sala del Consiglio Comunale. Saluti di: Ugo Baldi, Sindaco di Santena e Claudia Tosco, Presidente Circolo Europa. Conferenza di Leonardo Osella, giornalista de “La Stampa”, a lungo residente a Santena. Leonardo racconta le esperienze e le conseguenze dell’incontro negli anni Sessanta a Torino tra lui, giovane italiano, biellese con velleità giornalistiche e Rosaria, giovane italiana, esule istriana.
4) Sedazione profonda, la via italiana al fine vita. Fino a che punto si può far fronte al dolore quando diventa intollerabile? Chi decide quando è insopportabile? Come e dove s’interviene per togliere il dolore? E’ uno dei problemi più appassionanti, che tocca tutte le famiglie. Marina Ripa di Meana, non è andata in Svizzera. Non ha fatto l’eutanasia. E’ stata a casa. D’accordo con Maria Antonietta Coscioni, radicale eletta deputato nel PD, Marina è ricorsa al lungo sonno, alla sedazione profonda senza dolore, prevista dalla legge 38/2010, approvata all’unanimità dal Parlamento. Una norma, che offre un’opzione legale, ponendo al centro la qualità della vita del paziente e non semplicemente il mettere fine alla sua esistenza.
5) Spiazzante Osas. Via Sambuy, giovedì mattina, giorno di mercato. Spazza la strada e il marciapiede sul lato del Parco Cavour. Nulla chiede. Ha messo tre cassette inclinate con sopra un foglio stampato. Il contenuto grossomodo è: “Vorrei riuscire a integrarmi con Voi. Vorrei lavorare. Oggi ho deciso di pulire gratis la vostra strada. Se volete potete lasciare un’offerta. Mi offro per pulire cortili, cantine, case e giardini. Grazie”. Osas ha 27 anni. Viene dalla Nigeria. E’ passato dall’inferno libico. Sta imparando l’italiano, parla inglese. Vive in una comunità tra le colline del Monferrato. Qualcuno ha creduto fosse pagato dal Comune, ma si è sbagliato. Osas non vuole stare con le mani in mano, lavora anche gratis. Good luck, in bocca al lupo.
6) Cavour tra le stelle con l’astronauta. La consegna del Premio Nazionale Camillo Cavour 2017 a Samantha Cristoforetti ripaga le fatiche e le responsabilità affrontate finora dalla Fondazione Cavour e dai volontari dell’Associazione Amici della Fondazione Camillo Cavour di Santena. La partecipazione della Sindaca Metropolitana e di Torino Chiara Appendino e delle persone, di ogni ordine e grado, dice quanto giusta fosse l’intuizione degli organizzatori e dei designatori nell’individuare nella donna e mamma, capitano dell’aviazione militare e astronauta, la personalità cui assegnare gli occhiali. La presenza, oltre ogni previsione, di tanti bambini e bambine, di ragazze e ragazzi, di studenti, insegnanti e genitori è il segno del legame della comunità torinese con le memorie e la storia degli Italiani. Garanzia di ricordi e vincoli che dureranno altri 50 o 60 anni, almeno. Per l’Europa, l’Italia, il Piemonte, Torino e Santena, per la Fondazione Cavour e i volontari dell’Associazione Amici un bel segnale per il futuro del museo cavouriano.
7) X. … L’asparago di Camillo Cavour risorge. Se il “Re della tavola di primavera” ritorna volentieri a Santena un motivo c’è. Circa 20 anni fa la produzione languiva, la redditività calava. Dopo un passato glorioso, l’Asparago, il germoglio italiano per eccellenza, rischiava di lasciare il campo. Per fortuna alcuni concittadini, preoccupati per lo stato di salute, si dedicarono alla sua cura. Da veri eredi cavouriani interpellarono i migliori specialisti perché intervenissero a sanare gli acciacchi che l’avevano aggredito. Dopo tanto lavoro, esperimenti e fatiche, oggi i risultati si vedono. L’asparago è in buona salute e fa onore alle tavole portando una ventata di freschezza, di sapori e di gusti ineguagliabili. E’ diventato un PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Ma non solo. A tutela della genuinità e della sua tipicità si è dotato di un marchio che garantisce al consumatore la provenienza.
L’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto, è un prodotto di eccellenza della cucina piemontese e italiana. La sua notorietà tra i buongustai è accresciuta dalla sapienza con cui si preparano i molteplici piatti di portata, elaborati nel corso dei secoli, che si possono gustare dall’11 al 20 maggio 2018 nello stand gastronomico della Sagra dell’Asparago di Santena, e nei ristoranti e trattorie della zona. Per la precisione il recupero della produzione iniziò dopo l’alluvione del 1994. Un segno di risorgimento del Pianalto. Come è avvenuto il miracolo, lo racconta Carlo Smeriglio “ …… Ricordo Roberto Tesio. E’ stato lui a ispirare l’operazione. Andavo al Mercato ambulante di Corso Sebastopoli a Torino. Rodevo dentro. Ricordavo i nostri magnifici turrioni. Io sono dei Marocchi, frazione di Poirino. Classe 1931. Passando tra i banchi leggevo tanti cartelli con scritto Asparagi di Santena. Si vedeva lontano un chilometro che non lo erano. Qualche giorno dopo andai al mercato dei “Morioni” a Poirino. C’era una signora. Li vendeva sfusi, prendendoli dal baule della macchina. Accanto arrivò un giovane che non conoscevo. Mise dei magnifici mazzi su una tavola, con la tovaglia di iuta, retta da due cavalletti. Era di Santena. Era Giuseppe, il fratello di Roberto. Mi disse che al mattino andava ai mercati generali di Torino. I mazzi avanzati, li portava a Poirino. Fu lì che mi venne l’idea di fare il marchio. Bisognava a tutti i costi caratterizzare i nostri asparagi. Decisi di darmi da fare. Era il 1996. Avevo pronto un libro da pubblicare: Santena il paese degli asparagi. Arrivò maggio. Durante la fiera presentai il libro nel cortile del Castello Cavour, tra la Chiesa, la Torre, il Salone Diplomatico e il terrazzo. Dove adesso si fanno i discorsi ufficiali per le cerimonie cavouriane. Agostino Raimondo, il patriarca dell’asparago santenese, preparò tre magnifici mazzi. Li mettemmo sul tavolo, tra i libri, con le pagine aperte sulle fotografie. Un tizio, vedendole, convinto non fossero scattate a Santena, chiese di dove venissero. Risposi che erano di San Salvà. Il tizio si allontanò stupito. Nonostante a Santena la superficie coltivata si fosse ridotta in modo preoccupante, facevano parte di una pattuglia sopravvissuta grazie all’orgoglio, alla passione, alla tradizione e alla memoria degli antenati. Allora si formò un gruppo, iniziammo a trovarci. Nel 1999 si sperimentavano nuovi ibridi. Il migliore risultò l’Eros, intanto si decise di creare un marchio. Il resto è storia conosciuta”.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 20 gennaio 2018.
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